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I Suoni stonati delle Dolomiti

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Suoni delle Dolomiti a Fuciade sopra Passo S. Pellegrino (foto momo)

La folla da stadio dei “Suoni delle Dolomiti” a Fuciade, sopra Passo S. Pellegrino (foto momo)

Questo è un post che farà storcere il naso. Parliamo (male) dei Suoni delle Dolomiti, una serie di eventi cultural-musicali che si svolge in montagna durante l’estate in vari luoghi del Trentino. La manifestazione é nata nel lontano 1995 con lo scopo di promuovere e far conoscere la montagna. Puntualmente strombazzata dai media come uno dei più gloriosi successi turistici del marketing, ha visto una crescente partecipazione di pubblico grazie anche a martellanti (e costose) campagne pubblicitarie.

Se la filosofia degli inizi si poteva in parte condividere, quando aveva ancora cioé una dimensione intimistica e circoscritta a piccoli avvenimenti cultural-sonori, con gli anni è degenerata in agghiaccianti raduni di migliaia di persone in alta quota. Con esiti talvolta grotteschi come quando, nel 2009, un improvviso peggioramento del tempo con forte vento e il blocco della funivia del Sass Pordoi, ha costretto gli organizzatori a soccorrere centinaia di persone a 3000 metri di quota con tanto di elicotteri e l’invio in forze del Soccorso Alpino (L’Adige, luglio 2009).

Le folle da stadio negli ultimi anni sono diventate una costante: migliaia di persone per il concerto di Uto Ughi nella foresta di Paneveggio (dentro a un parco naturale!), addirittura un’orda di 10.000 spettatori per Francesco De Gregori sui prati di Fuciade a passo S. Pellegrino, una bolgia infernale (anche di auto) per lo spettacolo di Goran Bregovic che ha intasato per ore la Val Canali, ancora dentro il Parco di Paneveggio – Pale di S.Martino. Ma che senso ha tutto questo? Per il concerto di Bregovic, l’Ente parco, che in teoria dovrebbe pensare a tutelare il parco e la natura, era addirittura l’organizzatore!

Incidenti di percorso a parte, business as usual, come si dice: quelli contenti dei “Suoni delle Dolomiti” che portano migliaia di persone in montagna, non sono pochi, soddisfatti gli albergatori, che a costo zero (paga Pantalone) riescono a riempire un po’ di camere, contenti i ristoratori e tutti quelli che, bene o male, riescono a raschiare un po’ di soldi dall’evento. Contenti naturalmente gli artisti che, ben pagati, si fanno ottima pubblicità esibendosi in un contesto naturalistico per loro inusuale come le magnifiche montagne dolomitiche. Soddisfatti infine i turisti che possono assistere gratis ad una serie di eventi e concerti. Tutto bene dunque? Non proprio.

La domanda è: cosa c’entrano con la montagna De Gregori, Bregovic o la Mannoia? Attirano gente d’accordo ma, se questo é l’obbiettivo, tanto vale organizzare sfilate di veline e tronisti, che di gente probabilmente ne attirano molta di piú. I numeri non sono tutto. C’è da chiedersi, anzitutto, se questo è veramente il modo migliore di far conoscere e valorizzare la montagna, la cui vera essenza é soprattutto, e forse varrebbe la pena ricordarlo, IL SILENZIO. Cosa resta alla mandria di turisti attirata in quota col pretesto del concerto del personaggio più o meno famoso? Ben poco, quasi niente. La montagna, in questi concertoni in quota, fa banalmente da sfondo. Pregevole scenografia relegata tuttavia a mero fondale, una “quinta” di lusso per una gran parte di turisti che abitualmente la montagna vera la vede col binocolo e che altrimenti, in mancanza del pretesto musicale, difficilmente vi metterebbe piede.

Anche «I Suoni delle Dolomiti» dunque sono parte della nefasta filosofia di chi vorrebbe la «Gardaland della montagna», dove attrarre masse di persone coi pretesti piú vari (e balordi): dai «parchi avventura» spuntati ovunque come funghi, ai concertoni rock, dalle giostre degli slittini meccanizzati su rotaia (Predazzo-Latemar) fino alla sfilata di camion di Overland dentro il parco naturale Adamello-Brenta. Tutto fa brodo.

Su quanto questi presunti eventi “valorizzino” la montagna, raccontiamo un aneddoto che ha tristemente rafforzato la nostra convinzione. Nell’agosto del 2008, verso le 8 di mattina in val di Pejo, stavamo salendo verso il rifugio Larcher m 2604. Notiamo subito un insolito affollamento di macchine al parcheggio sotto Malga Mare, e ci chiediamo il perché. Sul sentiero incrociamo una lunga processione di turisti che scende intirizzita. Cogliamo qua e là qualche commento di soddisfazione per il “bel concerto”. Quando vediamo tra i turisti che scendono a valle anche alcuni alti papaveri della Provincia, gente che non abbiamo mai visto in montagna in 40 anni di frequentazione dei monti, temiamo di capire. Scambiamo due chiacchiere e apprendiamo infatti che il Coro Sasso Rosso aveva cantato all’alba per “I Suoni delle Dolomiti”.

Continuiamo tuttavia a non comprendere per quale ragione i turisti scendano in massa di mattina, con un bel sole che annuncia una magnifica giornata. “Ma perché scendete così presto?” chiediamo incuriositi ad un gruppetto. La risposta é sconfortante: “E cosa facciamo su?”. Ecco, questa sarebbe la valorizzazione della montagna che costa ai contribuenti fior di milioni.

Autore: Agh

Content manager portali turismo e montagna, fotografo, cameraman

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