Grandiosa vista sul Brenta dal bivacco sotto cima D'ArzaGiro esplorativo ieri in previsione di compiere la
traversata Cima D'Arza - Roccapiana nella Catena delle Cime di Vigo, in Val di Non.
Con auto fino a Castel Thun si sale per poco fino ad uno spiazzo (si risparmiano 150 mt circa rispetto alla partenza in paese). In pratica si segue la
strada forestale del Malachino, con segnavia 510, fin quasi in cima, ovvero fino al bel
bivacco-casetta sotto la cima. La strada è lunga, un po' noiosa e piuttosto erta, panorama quasi zero perché si snoda tutta per boschi, abbastanza belli peraltro. Un unico squarcio sul
Castel Thun ripaga della fatica. Al bivacco (sempre aperto, con 4 brande in mansarda), il panorama finalmente si apre grandioso sul Gruppo di Brenta nord orientale. Si prosegue per sentiero che aggira la cima D'Arza sul versante nord e si dirige, costeggiando in salita non ripida, fino al valico Prà D'Arza m 1540.
Di qui per vaghissime tracce per bosco ripido si guadagna la cima a m 1665, un montarozzo boscoso con la vetta pianeggiante e con una piccola radura che dà
verso il Monte Cuc e il Roccapiana. L'ora un po' tarda e l'inevamente insidioso sul Cuc e Roccapiana ci sconsigliano la traversata. L'idea di tornare dalla stessa noiosa strada dall'andata ci stimola a cercare una via alternativa. Qui va osservata l'inspiegabile e annosa mancanza di una carta decente della Val di Non in scala 1:25.000. Ce n'è una pessima in scala 1:50.000 (n. 95) e un'altra più interessante intitolata alla
Strada del Vino n. 685 in scala 1:25.000 molto più chiara che però include a malapena Roccapiana, poiché si sviluppa verso nord lungo la catena Roen-Mendola-Macaion.
Dunque sulla 685 adocchiamo una traccia in nero che scende per
la ripidissima Val dei Pilastri. Decidamo di provare. Dal valico Pra D'Arza aggiramo la cima ad est, con sentiero stretto e a tratti esposto, fino alla selletta sottostante. Del sentiero nessuna traccia. Proseguiamo fino a Pra D'Arza, un magnifico poggio poco sopra la
Sella dei Pilastri, con spettacolare vista verso est, il Lagorai, il Latemar, le Dolomiti.
Cerchiamo ancora la traccia ma non c'è nulla, niente alla lettera, il bosco è ripidissimo e abbastanza fitto, non si vede sotto.
Decidiamo di tentare comunque, torniamo indietro fino quasi sotto le strapiombanti pareti sud di cima d'Arza e ci buttiamo giù per il canalone. La pendenza è notevole ma il terreno nel sottobosco è abbastanza cedevole e gli scarponi fanno una discreta presa. Caliamo rapidamente di quota fino al ghiaione sotto la parete sud, invaso da detriti rocciosi e alberi crollati. La valle si restringe progressivamente e pensiamo con orrore alla possibilità di trovarci sopra a
un salto di roccia e dover tornare indietro. In alcuni punti diventa un colatoio, per fortuna mai troppo ripido: ad un certo punto compare l'acqua e scendiamo lungo il torrentello che rende viscidi diversi scivoli di roccia rosa piuttosto belli. Caliamo ancora senza troppe difficoltà, con un po' di attenzione per il canalino ingombro di sfasciumi: l'unica preoccupazione è di incontrare il temutissimo e insuperabile salto di roccia, in queste zone della Val di Non tutt'altro che infrequente vista la tormentata orografia.
Il vallone tuttavia scende ripido ma non troppo. Perdiamo ancora parecchia quota, a un certo punto arriviamo ad uno slargo e ci pare di poter traversare sul lato opposto per risalire il costone e dare un'occhiata al
Castello di S. Pietro (ruderi). Impossibile fare il punto della posizione senza alcun riferimento, l'altimetro però si rivela ancora una volta utilissimo: controlliamo la quota, siamo 1160 metri mentre il Castello è a 864 metri. Se avessimo dato retta al nostro "intuito" avremmo attraversato e ci saremmo sicuramente infognati.
Scendiamo ancora, sempre col timore crescente di trovare possibili salti di roccia, o di calare dentro
la profonda forra sotto Vigo di Ton. Ma ecco arrivare con grande sollievo la salvezza: incrociamo finalmente un sentierello (la famosa traccia nera sulla carta) che esce dal canalone e ci porta fuori in costa per un bel bosco. Quindi, per stradella ripida, giu giu per altri 400 metri di dislivello fino alla macchina.
Bel giro, la salita è davvero facile (deve essere bellissima anche con le ciaspe d'inverno), con bei squarci di panorama. La traversata e il superamento del monte Cuc appare impegnativa, viste le pareti strapiombanti con precipizi. Un tizio della Sat incontrato alla fine della gita ci ha detto che stanno prolungando la scala superiore per superare un tratto franoso.
La discesa che abbiamo fatto noi per la val dei Pilastri la sconsigliamo assolutamente a meno che non abbiate uno spiccata tendenza ravanatoria-masochistica. Per chi volesse provare ora sa comunque che è fattibile e non ci sono salti di roccia. Il dislivello omplessivo per il giro di Cima DArza è circa 1000 mt.