Domenica 2 marzo il tempo è da lupi ma decidiamo di tentare un’uscita comunque, perdipiù in sciotti: mèta Il
Monte Cogne, fatto l’
anno scorso con Gaby in ciaspole.
Da
Montesover 1229 prendiamo la solita lunga eterna forestale
verso Malga Vernera. Nella notte è nevicato, ci sono 35 cm di neve fresca che donano al paesaggio un aspetto fiabesco. C’è solo una traccia che ci ha anticipato: qualcuno è salito in ciaspole e senza bastoni. Con gli sci e la traccia comunque aperta, anche se di “buchi”, si va su veloci e dopo circa ¾ d’ora raggiungiamo chi ci precede: è una ciaspolatrice solitaria, che sbuffa vistosamente dovendo aprir traccia in 40 cm di neve fresca e pesante.
Paesaggi da fiaba com mezzo metro di neve fresca
Proseguiamo assieme fino a
Malga Vernera Bassa 1671, dove i cm superano il mezzo metro. Nell’ultimo tratto la scarpa di Signo cede proditoriamente e siamo costretti ad un’altra abile riparazione volante col nastro americano. La ciaspolatrice solitaria torna a valle, noi invece ci fermiamo a mangiare in attesa di vedere come butta il tempo, molto grigio e poco entusiasmante. Dopo pranzo, sperando nelle schiarite previste, decidiamo di provare a salire un po’. Nel frattempo degi scialpinisti hanno aperto traccia e volentieri ci accodiamo nel solito trincerone
Si sale nel bosco "fatato" sotto Malga Vernera
Malga Vernera Bassa quasi sepolta di neve
Riparazione artigianale delle gloriosa "scarpa di betulla"
Nei pressi di
Malga Venera Alta 1783 accade il miracolo: il cielo inizia ad aprirsi. Prima timidamente, poi con autentici squarci d’azzurro che ci entusiasmano. Il paesaggio diventa grandioso quando sbuchiamo nella meravigliosa radura di
Cimatti inondata di neve e di sole. Proseguiamo pieni di entusiasmo, con gi sciotti si sale quasi senza fatica. Incrociamo alcuni scialpinisti che scendono lentamente “ingavonandosi” ad ogni curva: la neve è talmente tanta e pesante che si affonda inesorabilmente. Ma non basta: è talmente umida e zoccolifera che, per noi che saliamo, pare di avere la colla sotto le solette. Dobbiamo fermarci spesso a dare mazzate sulle code degli sci coi bastoncini per fare cadere gli “zatteroni”. Giustamente Signo si preoccupa: ma poi io come faccio a scendere? Non tanto per gli zoccoli, ma per la discesa tra gli alberi e il nevone profondo. Io glisso e cerco di distrarla palando d’altro
. D’altronde con gli sciotti è come quando per imparare a nuotare ti buttano in piscina. inutile star lì a fare tante teorie, si si va e si prova, poi qualcosa succederà).
Si sale nel bosco fitto nei pressi di Malga Vernera Alta
La radura di Cimatti
Gli scialpinisti che incontriamo scendono lentamente e goffamente, ci assicurano che “la traccia è battuta fino in cima”. La vetta del Cogne è quindi alla nostra portata. Percorriamo la dorsale boscosa in alto attraversando suggestivi “corridoi” tra gli alberi stracarichi di neve, quindi sbuchiamo sull’ampio costone che conduce alla vetta.
La dorsale boscosa
Il sole emerge dalle nebbie!
Paesaggi fiabeschi
Ormai è fatta, pensiamo. Invece, superato il dosso che precede il costone finale, restiamo con un palmo di naso: la traccia finisce lì e non c’è nessuna traccia alla cima! Quelli che ci hanno preceduto evidentemente hanno creduto di essere arrivati in vetta dove c’è una specie di montarozzo, il
M. Frattoni 2073, e hanno fatto dietro front! Poco male, ci diciamo: battiamo noi fino alla cima! Poveri illusi. Dopo appena 300 metri siamo quasi sfiniti, si sprofonda ad ogni passo fin sopra alle ginocchia e la marcia è faticosissima. Mancheranno non più di 50 metri di dislivello alla cima, 500 metri in linea d’aria. A questo punto consideriamo la cima fatta comunque, ci riteniamo soddisfatti.
La traccia si esaurisce sul Monte Frattoni: a destra il costone che conduce al Monte Cogne, sullo sfondo il Fregasoga
Il sole insperato in quota
E’ tardi, una nuvolaglia nera sta arrivando da sud e in pochi minuti dal sole splendente si passa al nebbione tutto grigio. Facciamo rapidamente dietro front e torniamo indietro per la traccia di salita. Gli “zoccoli” che ci hanno fatto penare in salita, si rivelano una volta tanto un vantaggio: lo sci è “frenato” nel trincerone e così possiamo scendere senza troppi patemi d’animo. Proviamo anche a fare qualche tratto in fresca ma è quasi impossibile, sembra di affondare nelle sabbie mobili. La neve umida s’attacca dappertuttto, sotto gli sci, sotto le suole delle scarpe, mai vista una neve più pestifera e tenace.
Cala il tramonto a Malga Vernera Bassa
A Malga Vernera togliamo gli sci e proviamo a pulire le pelli dallo zoccolo ghiacciato con un coltello. Rimettiamo gli sci e prendiamo
la forestale che scende verso Baita Pat. Finalmente si scivola! Signo un po’ meno, perché deve spesso spingere come un bufalo. Nel frattempo calano le tenebre e inizia a nevicare. Scendiamo lungo l’eterna forstale alla luce delle frontali e sotto una fitta nevicata, in un’atmosfera decisamente suggestiva. Man mano che scendiamo di quota la neve diventa pacioccosa, anzi fradicia ma più scorrevole.
Calano le tenebre...
Poco prima della 20 arriviamo a Montesover, sani e salvi. Quello che doveva essere nelle intenzioni un giretto da mezzi pensionati è diventato alla fine un signor giro con 1000 metri di dislivello, in condizioni tutt’altro che banali per la neve abbondante e pesantissima. Insomma vale ancora una volta il motto: chi rimane a casa ha (quasi) sempre torto.
Sviluppo circa 16 km, disl. 1000
Il percorso