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Corno di Cavento m 3406

Nell’ottobre del 2011 ho avuto modo di partecipare ad un sopralluogo al Corno di Cavento m 3406 per documentare i lavori di recupero della postazione militare della Grande Guerra scavata nella roccia della vetta.

Dal Coro di Cavento vista sul Caré Alto
Dal Corno di Cavento vista sul Caré Alto (© foto Agh)

Un elicottero della Provincia Autonoma di Trento ci ha ha permesso di fare dei sorvoli verso Il Carè Alto, il Crozzon di Lares, fino al celebre cannone Skoda modello 149G detto “Ippopotamo” su Cresta Croce, per poi depositarci sotto la vetta con tutta la nostra attrezzatura per le riprese. La galleria scavata nella roccia di Cima Cavento si sviluppa per alcune decine di metri e ospitava circa 40 soldati. La postazione era servita da una teleferica per il rifornimento dei materiali e dei viveri necessari.

L'infermeria trasformata in una stanza di ghiaccio
L’infermeria trasformata in una stanza di ghiaccio (© foto Agh)

Sono visibili i letti a castello coi pagliericci, la stufa per riscaldare durante l’inverno, la legna, il locale riservato agli ufficiali rivestito in legno, con brande e scrittorio, una serie di suppellettili.

I letti a castello
I letti a castello coi giacigli in paglia (© foto Agh)

Poi armi varie, bombe, proiettili, indumenti. Sono passati 100 anni ma sembra quasi che la galleria sia stata abbandonata da poco… Impressionante. La galleria del Corno di Cavento è accessibile, per ovvie ragioni, solo con visita guidata.
Per info:  SAT – Società degli Alpinisti Tridentini – Via Manci, 57 – 38100 Trento, tel. 0461 981871 sat@sat.tn.it | www.sat.tn.it

Marco Gramola, storico della Sat, ci fa da guida all'interno della postazione
Marco Gramola, storico della Sat, ci fa da guida (© foto Agh)

Durante i lavori di recupero sono stati riportati alla luce centinaia di documenti e testimonianze della vita dei soldati in prima linea. Il tutto è stato portato a graduale scongelamento, disposto in deposito di sicurezza, inventariato. Attualmente sono in corso le operazioni di manutenzione e restauro.

La stanza degli ufficiali rivestita in legno
La stanza degli ufficiali rivestita in legno (© foto Agh)

Il Corno di Cavento durante la Grande Guerra (da Wikipedia)
Nella primavera del 1916 gli alpini italiani erano attestati al Rifugio Garibaldi e gli austriaci presidiavano la dorsale Monte FumoLobbia Alta e la dorsale Corno di Cavento – Crozzon di Folgorida, con importanti basi logistiche al Rifugio Mandrone e al rifugio Carè Alto. In circa un mese, tra il 12 aprile e il 14 maggio 1916, gli alpini conquistarono prima la linea Monte Fumo – Lobbia Alta, poi il Crozzon di Folgorida, il Crozzon di Lares e il Passo di Cavento, e infine i passi di Folgorida e delle Topette.

Munizionamenti
Munizionamenti (© foto Agh)

Il Corno di Cavento, rimasto in mano agli austriaci, fu conquistato l’anno successivo, il 15 giugno 1917, con un’operazione su più fronti: dopo un intenso bombardamento della vetta, gli alpini sciatori attaccarono dalla vedretta di Lares, mentre compagnie di rocciatori attaccavano dalla cresta nord e dalla difficile parete nord ovest. Gli austriaci furono respinti sulle posizioni del Monte Folletto e del Carè Alto.

Resti di indumenti
Resti di indumenti (© foto Agh)

Durante la battaglia morì il tenente Felix Hecht von Eleda, di 23 anni, comandante delle posizioni austriache Folletto-Cavento. Sorpreso dagli alpini mentre azionava personalmente una mitragliatrice e ferito da una bomba, a un cenno di ribellione fu afferrato e gettato dal versante nord. Il corpo non fu mai trovato. Il suo diario personale, oggi presso il Museo della Guerra Bianca Adamellina di Spiazzo, fu trovato da un ufficiale italiano, il capitano Battanta, conosciuto come “Il diavolo del Cavento“, dopo l’assalto. Il diario è un documento importante – e a tratti toccante – sulla vita di guerra a 3400 m: le nevicate, il freddo, le cannonate e le manovre dei nemici italiani, le critiche al proprio comando.

La nostra troupe all'interno della galleria del Cavento
La nostra troupe all’interno della galleria del Cavento (© foto Agh)

Il 15 giugno 1918, esattamente un anno dopo la conquista italiana, gli austriaci riuscirono a prendere alle spalle gli italiani attraverso una galleria scavata nel ghiacciaio di Lares e rioccuparono il Corno di Cavento. Gli alpini lo riconquistarono però il successivo 19 luglio con un’operazione simile a quella del 1917. Da allora la cima rimase in mano agli italiani fino al termine della guerra.