Il sentierino militare lungo i ripidissimi versanti delle creste sud del Monte Cadria
Questa estate mi sono dedicato quasi interamente alle “esplorazioni”, ovvero ad andare su montagne in cui non ero mai stato. Stavolta è toccato al Monte Cadria 2254 (detto anche Geometra), nelle Alpi di Ledro. Cima sentita norminare tante volte ma che non avevo mai avuto occasione di salire. Decido di andare a dare un’occhiata. Come al solito leggo un po’ di relazioni in rete per farmi un’idea, incluse quelle “mega” di Gabi che ha fatto tutto il giro delle cime di Concei.
Io oggi me la prendo comoda, parto volutamente tardi perché il meteo dà nebbie fino in tarda mattinata. Dopo Lenzumo raggiungo in macchina il parcheggio poco sotto l’ex centrale elettrica dove arriva il sentiero 452 dal quale, secondo i miei calcoli, dovrei rientrare.
Salita verso Malga Vies
Quindi affronto la micidiale strada forestale cementata che, con notevoli pendenze, porta all’idilliaca e splendida Malga Vies 1554, dove si tira il fiato e si inizia a vedere un po’ di panorami. Che bello però essere allenati! In altri tempi questa dura salita mi avrebbe devastato
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La idilliaca Malga Vies
Il vallone sopra Malga Cadria, sullo sfondo la cima
Gli scoscesi versanti del Cadria versante ovest
Monte Nozzolo tutto sforacchiato di caverne e gallerie della Grande Guerra
Malga Cadria vista dalla creste sud del Cadria
Per sentiero militare, con un tratto scavato nella roccia, si raggiungono delle belle balze erbose fino a Malga Cadria 1924. Qui si pone la scelta da dove salire: o per il facile sentiero che si inoltra nel vallone, oppure per il sentiero alpinistico che percorre le creste sud. Ovviamente salgo per le creste, per il “Sentiero della Pace”, che sfrutta gli arditi camminamenti della Grande Guerra.
Gallerie e fortificazioni della Guerra
Vista verso la Val di Concei
La prima parte è facile ma l’ultima parte è tutt’altro che banale, probabilmente in estate il terreno è asciutto ma in autunno è tutto bagnato anche in tarda mattinata e le rocce molto scivolose. Un esile sentierino militare, a tratti deciamente esposto su discreti precipizi, traversa gli impervi e ripidissimi costoni, salendo per il crinale percorso da trincee e con numerose caverne della Grande Guerra.
Lungo le creste sud, il sentierino ogni tanto fa dei traversoni poco rassicuranti, in realtà più temibili a vedersi che a farsi
Manufatti della Grande Guerra
Vista verso sud, a circa metà cresta
Si sale a zig zag per evitare i tratti più ostici e con traversi esposti si guadagna quota fino all’ultimo tratto, un traversone sul costone ripido poco sotto la cima, quello che nelle relazioni viene definito “il più difficile” ma che a me non è sembrato particolarmente ostico, anche se bisogna aiutarsi con le mani. Chiaramente non è il caso di distrarsi: uno scivolone e ciao.
Molti tratti di sentiero sono assai esposti
L'esposta cengia con visuale verso la Valle del Chiese
Gli ultimi 30 metri sono col brivido: si percorre una stretta cengia a picco sul versante nord col fondo di muschio scivoloso, quindi si è finalmente in cima. Il panorama a 360° è grandioso, un mare di nuvole si stende sui fondovalle fino a quota 2000. C’è un gruppetto di persone in vetta che si godono il sole e ammirano il panorama sconfinato.
In vetta!
Un orrendo altare di granito sulla cima serve senonaltro come panca panoramica...
Crinale NO visto dalla cima
Relax in vetta
Le creste sud
In vetta al Cadria, col vallone che scende alla malga omonima
Mangio un panino e decido il da farsi per il rientro. Avevo una mezza idea di percorrere le creste fino alla Bocca dell’Ussol, e rientrare poi coi sentieri in basso 414 e 452. Ma ci vogliono tre ore fino alla Bocca, e probabilmente altrettante per rientrare, troppe: rischio di fare un rientro al buio su sentieri che non conosco, magari con tracce incerte. Anche se ho la pila frontale, meglio di no. Affronto quindi la ripidissima e infida discesa dal versante est e nord. La traccia esile cala per dirupi esposti, in cui bisogna fare molta attenzione.
Discesa per l'infido ed esposto crinale NE
Vista sul Carè Alto
I dirupi del versante NE, si intravede al centro il sentiero a mezza costa
In basso la Bocca di Tortavai e il crinale verso la Bocca dell'Ussol
Un altro tratto delicato ed esposto su costoni ripidi
Veduta verso la Valle del Chiese
Quindi svolta sul versante nord, attraversando vegetazione bassa e col fondo di foglie fradicio su cui si scivola come sul sapone. Raggiunta la Bocca di Tortavai abbandono il sentiero e scendo, senza alcuna traccia visibile, con percorso libero e malagevole per il vallone verso est in direzione del Baito Viese.
Discesa verso il Baito Vesì
Quando il vallone si restringe in una gola, devio verso nord e avvisto il baito, pressoché in rovina. Con emozione leggo alcune scritte sulle travi risalenti agli anni ‘40, durante la guerra, in una vi è scritto: “30-8-1945 Ultimo giorno”.
Il baito Vesì in rovina
Su una trave la scritta risalente a subito dopo la fine della guerra
Ultimo sguardo verso il Cadria appena disceso
I colori dell'autunno "incendiano" i boschi
Faccio un’altra pausa panino all’ultimo sole prima del rientro. Quindi un lunghissimo traversone, a tratti malagevole tra erba alta e con fondo scivoloso, con tratti poco tracciati, mi conferma che ho fatto bene a non rischiare il rientro al buio.
Discesa verso la Val dei Molini
Nuvole a pecorelle al tramonto
In fondovalle trovo in un prato queste mucche di razza scozzese
A Ledro una foto veloce alle "Palafitte"
Dopo il traversone, il sentiero ben segnato cala nella valle dei Molini con parecchi zig zag fino alla piazzola dove ho la macchina. Concludendo, bel giro con la salita al gigante delle Alpi di Ledro. Percorso faticoso, impegnativo, esposto, per escursionisti allenati. Sconsigliabile ai soggetti vertiginosi
Disl. circa 1300, Km 12.
Il percorso