Verso il Doss della Torta, sullo sfondo il Caré Alto
Grandiosa e ultrapanoramica traversata a cui pensavo da diverso tempo, e che avevo osservato varie volte nelle recenti puntate in
Val di Ledro. Domenica 10 maggio si preannuncia, meteorologicamente parlando, una giornata “spaziale” e quindi parto. L’idea è di fare la
traversata dalla Bocca di Trat alla bocca dell’Ussol passando per varie cime:
Mazza di Pichea 1879,
Corno di Pichea 2138,
Monte Tofino 2151,
Doss della Torta 2156. L’unico dubbio, visto il periodo, è l’eventuale presenza di neve sui versanti nord. Per ogni evenienza mi porto ramponcelli e piccozza.
La partenza in località Palo
Imbocco la
Val di Concei, valle laterale della Val di Ledro,e parcheggio in
località Palo a 877 metri di quota. Col
sentiero 402 risalgo la ripida
Val Sorda fino alla
Bocca di Trat 1579, sciroppandomi i primi 700 metri di dislivello (che si sarebbero potuti risparmiare salendo in auto fino a malga Trat 1507, ma poi diventava un problema recuperare la macchina scendendo fino al fondovalle per fare un giro ad anello). A pochi minuti di cammino dalla Bocca di Trat c’è il
Rifugio Pernici 1600, dove mi dirigo subito per un tè ma soprattutto per avere informazioni sul percorso.
Bocca di Trat
Rifugio Nino Pernici
Monte Cadria visto dalla Bocca di Trat
Le notizie non sono proprio incoraggianti né recenti: mi dicono che la domenica precedente dei tizi avevano provato la traversata ma avevano dovuto tornare indietro per la neve sui traversi più esposti. Mi informo su un possibile piano B che mi ero preparato, ovvero arrivare se possibile fino al Doss della Torta, quindi tornare indietro e calare a valle dalla forcella dei Slavazzi per la val di Gola. Non ci sono sentieri, il canalone è ripido ma fattibile, mi dicono: sotto passa un vecchio sentiero dei cacciatori che permette di saltare il tratto più rognoso.
Vestigia della Grande Guerra salendo alla Mazza di Pichea
Parto di buona lena e, deviando dal s
entiero principale n 420 dell’
Itinerario Garda-Brenta, raggiungo la prima elevazione, la rocciosa
Mazza di Pichea 1879 (breve tratto facile attrezzato con cordino), dove ho la prima visuale grandiosa del percorso che mi aspetta fino alla Bocca dell'Ussol.
Mazza di Pichea
La Bocca dell'Ussol (a dx, si vede il sentiero che sale) vista dalla Mazza di Pichea, sullo sfondo il Carè Alto
Veduta sulla Valle di Concei e sul Cadria dalla cima Mazza di Pichea
Qualche minuto di sosta e via, il percorso è ancora lungo, circa
4 ore complessive dal Pernici. Raggiungo un gruppo di escursionisti che vagola indeciso sulla direzione da prendere dove il sentiero si biforca. Mi faccio fregare anche io dai dubbi dei gitanti, così provo a prendere il sentiero che sale verso il crinale e mi faccio 100 metri di ripido dislivello “agratis”: arrivato in cima infatti il sentiero svanisce e diventa una vaga traccia che scende ripida tra i mughi. Siccome non si vede nulla sotto, meglio non fidarsi. Esploro anche due tracce che si incrodano senza via d’uscita. Torniamo indietro tutti e scendiamo fino a ritrovare il sentiero principale, che correva parecchio più in basso. Questo scherzo è costato quasi un’ora di inutili ravanamenti.
Monte Misone
Scorcio verso il Garda
Riparto col mio passo distanziando il gruppone e recuperando una maestosa solitudine, il paesaggio diventa selvaggio e grandioso. Dopo la discesa si riprende a salire passando tra curiosi pinnacoli e contrafforti rocciosi. Con alcuni strappi ci si alza ancora di quota, quindi con un lungo traversone un po’ esposto raggiungo il
Corno di Pichea 2138. E fino a qua sono circa 1400 m dislivello fatti: sento che la benzina sta per finire quindi faccio una sosta di “rifornimento” con un gel che mi rimette rapidamente in forze. Il panorama è vastissimo, spazia su tutta la
Val di Concei fino al Garda, verso nord si vede L’
Adamello, il
Carè Alto, la
Presanella, il
Brenta meridionale.
In vetta al Corno di Pichea, sullo sfondo il Tofino
Dalla vetta del Corno di Pichea verso il Garda
Da cima Corno di Pichea verso la Bocca dell'Ussol in lontananza, sotto al Carè Alto
Riparto alla volta di Cima Tofino, scendendo per il sentiero facile ma abbastanza esposto su canaloni ripidissimi. Qui incontro un tizio che sta tornando: non ha fatto la traversata ma secondo lui, che conosce bene i posti, troverò neve sicuramente nei tratti più pericolosi verso il Doss della Torta. La ferale notizia mi rattrista un po’, decido comunque di proseguire per andare a vedere (fidarsi è bene ma non fidarsi...). Scendo alla forcella e poi affronto altri cento metri di salita scarsi che mi portano sulla meravigliosa cima del
Tofino m 2151. E’ in realtà una lunghissima dorsale pratosa e pianeggiante, con un panorama 360° a dir poco esagerato, si vede praticamente tutto il Trentino!
In vetta al Monte Tofino, con la lunghissima dorsale verso il Doss della Torta
Dalla vetta del Tofino verso il Corno di Pichea
Mi fermo un po’ in estasiata contemplazione. Non posso sostare troppo però, preferisco proseguire e risolvere la “questione neve”, vedere cioè se si può passare o meno. Individuo sulla mappa la via di fuga alla
Bocchetta Slavazi 2048, quindi riprendo il cammino.
Dal Tofino verso il Garda
Ora il sentiero diventa una
ardita stradina militare assai esposta, larga da 80 cm a 1 metro e mezzo al massimo, che corre a ridosso dell’affilato crinale:
il fianco est precipita ripidissimo, un banale inciampo e ciao. Il lungo traversone fino alla forcella, sia pure in leggera discesa, è in costante esposizione e impone la massima attenzione.
La stradella militare della Grande Guerra ridosso del crinale
In marcia sul crinale verso il Doss della Torta
Sguardo all'indietro
Verso il Doss della Torta per lo stradello militare: facile ma costantemente esposto su un fianco ripidissimo
Piazzola con resti di baraccamenti
Per fortuna, a parte un brevissimo tratto facile, non c’è neve. Arrivato alla
Bocchetta Salvazzi osservo l’eventuale via di fuga: il canalone è ripido ma fattibile, in basso si vedono delle baite. Affronto ora la salita verso il Doss della Torta che sembra abbastanza vicino. Qui incontro due tedeschi (lui e lei) che parlano un buon italiano: provengono addirittura dal Cadria (!) e mi confermano che non c’è neve sul percorso. Evviva! La lieta notizia mi ringalluzzisce e mi dà nuove energie per salire quasi di slancio anche il
Doss della Torta 2156, la cima più alta di tutto il percorso, che si raggiunge deviando dal percorso e salendo per tracce e facili roccette fino alla cima.
Marciando verso Doss della Torta su crinali selvaggi
Passaggio "delicato", il sentiero militare sulla sx, sullo sfondo il Monte Misone
Fianco ovest del Doss della Torta, sullo sfondo il Caré Alto
E fin qui sono 1600 metri di dislivello, la fatica inizia a farsi sentire, è tutto il giorno che vado avanti con un té e un gel. Il panorama lascia senza fiato, e quasi commovente e si resta muti di fronte a tanta grandiosa bellezza. Dopo le foto di rito e qualche minuto di sosta per bere scendo dalla cima per cercare un posto comodo per mangiare.
Il percorso in cresta fatto lungo lo stradello militare, guardando indietro verso il Tofino
Il tratto finale verso il Doss della Torta
I micidiali e ripidissimi versanti ovest
Presso una forcelletta, oltre a varie caverne e resti di
trincee della Grande Guerra, ci sono ancora i
resti della vecchia linea elettrica, con tanto di isolanti. Scendo ancora un po’ fino a trovare un balcone panoramico erboso perfetto, con morbida paglia asciutta, molto meglio di un materasso, lo zaino come cuscino
. Divoro i panini e mi disseto con la birretta d’ordinanza, quindi mi sdraio per un po’ di relax prima di iniziare l’eterna discesa. Di fronte a me un paesaggio fantastico col sole che inizia a calare. In giro non un’anima.
Resti della linea elettrica a SO del Doss della Torta
Caverna della Grande Guerra
Il crinale verso il Monte Altissimo
Sono comodo come un pascià e mi accendo un mezzo toscano che di tanto in tanto mi concedo: per qualche momento mi sento l’uomo più felice della terra
. Credo di aver ronfato anche un po’
. Purtroppo arriva l’ora di scendere. Scendere si fa per dire, manca infatti ancora l’ultima cima della serie, la
Gaverdina m 2047, per fortuna sono solo 50 metri di altra salita. Di qui osservo a nord la lunga cresta verso la mole imponente dell’Altissimo, che mi riprometto di esplorare in una prossima uscita.
Il crinale trincerato che conduce all'Altissimo, sullo sfondo l'onnipresente Caré Alto
Guardano indietro verso Tofino (a sx) e Corno di Pichea a dx
Panorama dal balcone panoramico per la sosta pranzo
Vista verso la Gaverdina
Il versante verso il Cadria (in fondo a sx)
Ultima fatica verso Cima Gaverdina, al centro
Da Cima Gaverdina scendo alla
Bocca dell’Ussol 1878 m, dove vedo in alto la
chiesetta degli alpini scavata nella roccia. Non posso saltarla, salgo quindi gli ultimi 50 metri di salita per andare a vedere e fare qualche foto. Inizio quindi la discesa con eterno rientro col
sentiero 414 (che scoprirò “inagibile” da un cartello a valle). A
Malga Giù trovo una sorgente dove faccio rifornimento d’acqua, quindi scendo nella ripida gola per stradella assai dissestata fino al
Ponte Glera e quindi al
Rif. Al Faggio m 963. Di qui con un
bel sentiero rilassante nel bosco, non segnato sulle mappe, percorro gli ultimi chilometri sul fondovalle pianeggiante fino alla macchina.
Chiesetta degli Alpini
Fioriture
Il sentiero di fondovalle che riporta il Località Palo dove ho la macchina
Lungo la strada di fondovalle, "la casa dei miei sogni"
Giro meraviglioso, fisicamente impegnativo con saliscendi spaccagambe, nessuna seria difficoltà tecnica salvo prolungate esposizioni che richiedono assenza di vertigini e piè fermo. Una escursione davvero da incorniciare, consigliatissima. 22 km sviluppo, dislivello circa 1700 m coi vari saliscendi.
Il percorso