Autore Topic: [ALPI LEDRO] Traversata Corno Pichea, Tofino, Doss della Torta, Gaverdina  (Letto 28763 volte)

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Verso il Doss della Torta, sullo sfondo il Caré Alto

Grandiosa e ultrapanoramica traversata a cui pensavo da diverso tempo, e che avevo osservato varie volte nelle recenti puntate in Val di Ledro. Domenica 10 maggio si preannuncia, meteorologicamente parlando, una giornata “spaziale” e quindi parto. L’idea è di fare la traversata dalla Bocca di Trat alla bocca dell’Ussol passando per varie cime: Mazza di Pichea 1879, Corno di Pichea 2138, Monte Tofino 2151, Doss della Torta 2156. L’unico dubbio, visto il periodo, è l’eventuale presenza di neve sui versanti nord. Per ogni evenienza mi porto ramponcelli e piccozza.


La partenza in località Palo

Imbocco la Val di Concei, valle laterale della Val di Ledro,e parcheggio in località Palo a 877 metri di quota. Col sentiero 402 risalgo la ripida Val Sorda fino alla Bocca di Trat 1579, sciroppandomi i primi 700 metri di dislivello (che si sarebbero potuti risparmiare salendo in auto fino a malga Trat 1507, ma poi diventava un problema recuperare la macchina scendendo fino al fondovalle per fare un giro ad anello). A pochi minuti di cammino dalla Bocca di Trat c’è il Rifugio Pernici 1600, dove mi dirigo subito per un tè ma soprattutto per avere informazioni sul percorso.


Bocca di Trat


Rifugio Nino Pernici


Monte Cadria visto dalla Bocca di Trat

Le notizie non sono proprio incoraggianti né recenti: mi dicono che la domenica precedente dei tizi avevano provato la traversata ma avevano dovuto tornare indietro per la neve sui traversi più esposti. Mi informo su un possibile piano B che mi ero preparato, ovvero arrivare se possibile fino al Doss della Torta, quindi tornare indietro e calare a valle dalla forcella dei Slavazzi per la val di Gola. Non ci sono sentieri, il canalone è ripido ma fattibile, mi dicono: sotto passa un vecchio sentiero dei cacciatori che permette di saltare il tratto più rognoso.


Vestigia della Grande Guerra salendo alla Mazza di Pichea

Parto di buona lena e, deviando dal sentiero principale n 420 dell’Itinerario Garda-Brenta, raggiungo la prima elevazione, la rocciosa Mazza di Pichea 1879 (breve tratto facile attrezzato con cordino), dove ho la prima visuale grandiosa del percorso che mi aspetta fino alla Bocca dell'Ussol.


Mazza di Pichea


La Bocca dell'Ussol (a dx, si vede il sentiero che sale) vista dalla Mazza di Pichea, sullo sfondo il Carè Alto


Veduta sulla Valle di Concei e sul Cadria dalla cima Mazza di Pichea

Qualche minuto di sosta e via, il percorso è ancora lungo, circa 4 ore complessive dal Pernici. Raggiungo un gruppo di escursionisti che vagola indeciso sulla direzione da prendere dove il sentiero si biforca. Mi faccio fregare anche io dai dubbi dei gitanti, così provo a prendere il sentiero che sale verso il crinale e mi faccio 100 metri di ripido dislivello “agratis”: arrivato in cima infatti il sentiero svanisce e diventa una vaga traccia che scende ripida tra i mughi. Siccome non si vede nulla sotto, meglio non fidarsi. Esploro anche due tracce che si incrodano senza via d’uscita. Torniamo indietro tutti e scendiamo fino a ritrovare il sentiero principale, che correva parecchio più in basso. Questo scherzo è costato quasi un’ora di inutili ravanamenti.


Monte Misone


Scorcio verso il Garda

Riparto col mio passo distanziando il gruppone e recuperando una maestosa solitudine, il paesaggio diventa selvaggio e grandioso. Dopo la discesa si riprende a salire passando tra curiosi pinnacoli e contrafforti rocciosi. Con alcuni strappi ci si alza ancora di quota, quindi con un lungo traversone un po’ esposto raggiungo il Corno di Pichea 2138. E fino a qua sono circa 1400 m dislivello fatti: sento che la benzina sta per finire quindi faccio una sosta di “rifornimento” con un gel che mi rimette rapidamente in forze. Il panorama è vastissimo, spazia su tutta la Val di Concei fino al Garda, verso nord si vede L’Adamello, il Carè Alto, la Presanella, il Brenta meridionale.


In vetta al Corno di Pichea, sullo sfondo il Tofino


Dalla vetta del Corno di Pichea verso il Garda


Da cima Corno di Pichea verso la Bocca dell'Ussol in lontananza, sotto al Carè Alto

Riparto alla volta di Cima Tofino, scendendo per il sentiero facile ma abbastanza esposto su canaloni ripidissimi. Qui incontro un tizio che sta tornando: non ha fatto la traversata ma secondo lui, che conosce bene i posti, troverò neve sicuramente nei tratti più pericolosi verso il Doss della Torta. La ferale notizia mi rattrista un po’, decido comunque di proseguire per andare a vedere (fidarsi è bene ma non fidarsi...). Scendo alla forcella e poi affronto altri cento metri di salita scarsi che mi portano sulla meravigliosa cima del Tofino m 2151. E’ in realtà una lunghissima dorsale pratosa e pianeggiante, con un panorama 360° a dir poco esagerato, si vede praticamente tutto il Trentino!


In vetta al Monte Tofino, con la lunghissima dorsale verso il Doss della Torta


Dalla vetta del Tofino verso il Corno di Pichea

Mi fermo un po’ in estasiata contemplazione. Non posso sostare troppo però, preferisco proseguire e risolvere la “questione neve”, vedere cioè se si può passare o meno. Individuo sulla mappa la via di fuga alla Bocchetta Slavazi 2048, quindi riprendo il cammino.


Dal Tofino verso il Garda

Ora il sentiero diventa una ardita stradina militare assai esposta, larga da 80 cm a 1 metro e mezzo al massimo, che corre a ridosso dell’affilato crinale: il fianco est precipita ripidissimo, un banale inciampo e ciao. Il lungo traversone fino alla forcella, sia pure in leggera discesa, è in costante esposizione e impone la massima attenzione. 


La stradella militare della Grande Guerra ridosso del crinale


In marcia sul crinale verso il Doss della Torta


Sguardo all'indietro


Verso il Doss della Torta per lo stradello militare: facile ma costantemente esposto su un fianco ripidissimo


Piazzola con resti di baraccamenti

Per fortuna, a parte un brevissimo tratto facile, non c’è neve. Arrivato alla Bocchetta Salvazzi osservo l’eventuale via di fuga: il canalone è ripido ma fattibile, in basso si vedono delle baite. Affronto ora la salita verso il Doss della Torta che sembra abbastanza vicino. Qui incontro due tedeschi (lui e lei) che parlano un buon italiano: provengono addirittura dal Cadria (!) e mi confermano che non c’è neve sul percorso. Evviva! La lieta notizia mi ringalluzzisce e mi dà nuove energie per salire quasi di slancio anche il Doss della Torta 2156, la cima più alta di tutto il percorso, che si raggiunge deviando dal percorso e salendo per tracce e facili roccette fino alla cima.


Marciando verso Doss della Torta su crinali selvaggi


Passaggio "delicato", il sentiero militare sulla sx, sullo sfondo il Monte Misone


Fianco ovest del Doss della Torta, sullo sfondo il Caré Alto

E fin qui sono 1600 metri di dislivello, la fatica inizia a farsi sentire, è tutto il giorno che vado avanti con un té e un gel. Il panorama lascia senza fiato, e quasi commovente e si resta muti di fronte a tanta grandiosa bellezza. Dopo le foto di rito e qualche minuto di sosta per bere scendo dalla cima per cercare un posto comodo per mangiare.


Il percorso in cresta fatto lungo lo stradello militare, guardando indietro verso il Tofino


Il tratto finale verso il Doss della Torta


I micidiali e ripidissimi versanti ovest

Presso una forcelletta, oltre a varie caverne e resti di trincee della Grande Guerra, ci sono ancora i resti della vecchia linea elettrica, con tanto di isolanti. Scendo ancora un po’ fino a trovare un balcone panoramico erboso perfetto, con morbida paglia asciutta, molto meglio di un materasso, lo zaino come cuscino :). Divoro i panini e mi disseto con la birretta d’ordinanza, quindi mi sdraio per un po’ di relax prima di iniziare l’eterna discesa. Di fronte a me un paesaggio fantastico col sole che inizia a calare. In giro non un’anima.


Resti della linea elettrica a SO del Doss della Torta


Caverna della Grande Guerra


Il crinale verso il Monte Altissimo

Sono comodo come un pascià e mi accendo un mezzo toscano che di tanto in tanto mi concedo: per qualche momento mi sento l’uomo più felice della terra :) . Credo di aver ronfato anche un po’ :) . Purtroppo arriva l’ora di scendere. Scendere si fa per dire, manca infatti ancora l’ultima cima della serie, la Gaverdina m 2047, per fortuna sono solo 50 metri di altra salita. Di qui osservo a nord la lunga cresta verso la mole imponente dell’Altissimo, che mi riprometto di esplorare in una prossima uscita.


Il crinale trincerato che conduce all'Altissimo, sullo sfondo l'onnipresente Caré Alto


Guardano indietro verso Tofino (a sx) e Corno di Pichea a dx


Panorama dal balcone panoramico per la sosta pranzo


Vista verso la Gaverdina


Il versante verso il Cadria (in fondo a sx)


Ultima fatica verso Cima Gaverdina, al centro

Da Cima Gaverdina scendo alla Bocca dell’Ussol 1878 m, dove vedo in alto la chiesetta degli alpini scavata nella roccia. Non posso saltarla, salgo quindi gli ultimi 50 metri di salita per andare a vedere e fare qualche foto. Inizio quindi la discesa con eterno rientro col sentiero 414 (che scoprirò “inagibile” da un cartello a valle). A Malga Giù trovo una sorgente dove faccio rifornimento d’acqua, quindi scendo nella ripida gola per stradella assai dissestata fino al Ponte Glera e quindi al Rif. Al Faggio m 963. Di qui con un bel sentiero rilassante nel bosco, non segnato sulle mappe, percorro gli ultimi chilometri sul fondovalle pianeggiante fino alla macchina.


Chiesetta degli Alpini


Fioriture


Il sentiero di fondovalle che riporta il Località Palo dove ho la macchina


Lungo la strada di fondovalle, "la casa dei miei sogni" :)

Giro meraviglioso, fisicamente impegnativo con saliscendi spaccagambe, nessuna seria difficoltà tecnica salvo prolungate esposizioni che richiedono assenza di vertigini e piè fermo. Una escursione davvero da incorniciare, consigliatissima. 22 km sviluppo, dislivello circa 1700 m coi vari saliscendi.


Il percorso
« Ultima modifica: 10/10/2015 10:36 da AGH »
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Offline Matteo Nicolin

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Un sogno, senza parole!
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La realtà è il cinque per cento della vita. L'uomo deve sognare per salvarsi.

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Offline miki

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Prima della neve sono stato sul Cadria e sono rimasto colpito dalla bellezza dei luoghi.. da questo itinerario mi sa che prendo spunto per un'altro giretto in zona..

Offline AGH

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è senza dubbio uno dei giri più belli che ho fatto di recente :) Lo consiglio senz'altro: unico problema è che, essendo tutto in cresta, non c'è acqua
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Offline nantes

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molto bello  :) e che solitudine !
se il buongiorno si vede dal mattino....  8)

Offline miki

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é possibile arrivare in auto al rif Faggio? Pensavo di partire di lì e fare un anellino: bocca dell'ussol, gaverdina, dosso della torta, bocchetta di slavazzi, e scendere da quella che era la tua via di fuga ::)..
messa così a occhio e croce dimezzo il giro. Quanto hai impiegato tu a fare il giro totale?

Offline AGH

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é possibile arrivare in auto al rif Faggio? Pensavo di partire di lì e fare un anellino: bocca dell'ussol, gaverdina, dosso della torta, bocchetta di slavazzi, e scendere da quella che era la tua via di fuga ::)..
messa così a occhio e croce dimezzo il giro. Quanto hai impiegato tu a fare il giro totale?

si è possibile arrivare al rifugio al Faggio in auto (più che un rifugio mi è sembrato un ristorantone). Un'altra possibilità è salire in quota con l'auto nei pressi di malga Trat, non l'ho mai fatta ma pare si arrivi fino a quota 1500 circa.

Sulle ore totali che ci ho messo non lo so, io calcolo sempre tutta la giornata perché faccio soste e foto ogni volta che mi aggrada :). Comunque, a detta del gestore Pernici, calcola circa 4 ore dal rifugio fino alla Bocca dell'Ussol (che corrispondono a quanto ci ho messo io grossomodo), e direi circa 1,5-2 ore per scendere al Faggio. C'è un cartello di "sentiero inagibile" per salire alla Bocca dell'Ussol, io però a parte qualche franetta non ho visto nulla di preoccupante. Se invece sali da Palo al Pernici, calcola 1,5 ore. Un'altra possibilità che pare interessante è il sentiero (non ufficiale e poco segnato) che corre a mezzacosta sotto la creste
« Ultima modifica: 15/05/2015 15:05 da AGH »
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Offline kobang

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Che bella gita!Non conosco la zona,ma sicuramente questo è un itinerario da ripercorrere.Saranno utili le tue precise indicazioni, per le quali ti ringrazio!
Le foto rendono bene l'idea dell'ampiezza dei panorami godibili e invitano ad esplorare quelle montagne

Offline miki

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Grazie Agh.. mi sa che provo domenica, il meteo non sembra malaccio

Che bella gita!Non conosco la zona,ma sicuramente questo è un itinerario da ripercorrere.
Sono ideali per le mezze stagioni ;)...

Offline miki

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Sabato ho tentato lo stesso giro. Prima parte avvolti dalla nebbia, poi giunti alla bocchetta di slavazi brutte nubi ci hanno fatto desistere e abbiamo scelto di tagliare il giro.
Sulla carta il sentiero sembrerebbe tagliare per canalone, ma sul posto abbiamo seguito le uniche due persone incontrate durante la giornata Due locali che su impercettibile traccia di sentiero, ci hanno guidato fino alla malga giu. Il sentiero scende sulla cresta a sinistra del canalone segnato sulla kompass, effettivamente vista da sotto pare la scelta più saggia..

Offline AGH

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Eh, sono giri da fare con tempo sicuro...

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Offline miki

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Eh, sono giri da fare con tempo sicuro...

Le previ ci hanno gabbato.. fino a mercoledi giovedi davano bello, poi la nuvoletta, e infine venerdi sera quando già tutto era organizzato hanno messo temporale alle 16.. abbiamo deciso di andare lo stesso, il taglio era stato preso in considerazione fin dalla partenza, ma alla fine è stato la parte più piacevole della gita. Uno dei signori ha praticamente vissuto fin da bambino nella valle, e scendendo per il sentiero poco battuto ci faceva notare fiori rari, piante commestibili, giacigli degli animali e ci raccontava in base ai luoghi storie di altri tempi sulla pastorizia... una super guida personale   ;D ;)

Offline piesospinto

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Domenica abbiamo percorso una versione ridotta di questo itinerario, facendo un anello che comprende la cresta del Tofino.

Dalla bocca di Trat abbiamo seguito il sentiero della Regina fino a poco prima del punto in cui si stacca il sentiero per bocca Magnone. Qui, dopo il superamento di un torrentello, si stacca sulla sinistra un raccordo (riportato dalla Kompass online) che porta alla cresta tra Mazza e Corno di Pichea. Il sentiero è ripido ma ben tenuto, ci sono i mughi tagliati di fresco. E sono proprio quelli che permettono di individuarne la partenza.
Abbiamo poi seguito la cresta fino alla bocchetta dei Slavazi, da dove siamo scesi sul versante Concei fino a poco sopra al baito che c'è in val di Gola. Di fatto, presa la traccia di sinistra seguita da miki (e persa quasi subito nell'erba alta), siamo scesi per la dorsale finché, quando ci sembrava ci fossero dei salti di roccia, abbiamo piegato a destra per rientrare nel canalone, seguito poi agevolmente fino ad incontrare di nuovo una traccia ed arrivare al sentiero che da malga Giu taglia, sui 1600-1800 di quota, tutto il versante ovest della cresta del Tofino. Questo all'inizio è un bel sentiero (fino alla baita di Pasoria), poi diventa un sentiero, poi una traccia, e in qualche tratto un'idea di traccia. Dopo infiniti saliscendi il sentiero risbuca sul sentiero della pace nei pressi della Mazza di Pichea, da cui siamo scesi di nuovo a bocca di Trat.

Purtroppo il meteo è stato peggio di quanto mi aspettassi. Pensavo ad un po' di va e vieni, oppure a nuvole abbastanza alte. Invece siamo stati nella nebbia dalla mattina alla sera, fradici come se piovesse, e senza vedere un tubo. Più di una volta abbiamo pensato di tornare sui nostri passi, poi la curiosità ha prevalso.

L'unica zona dove abbiamo visto qualcosa è quella dei bivacchi:
- la baita di Pasoria è un nido d'aquila in legno, confortevole, con tavolato, stufa, legna e cisterna d'acqua;
- la baita di Magerval ha lo stesso tipo di dotazioni ma è più spartana, comunque più che sufficiente per una notte in emergenza.

Allego un paio di foto dell'una e dell'altra.
Mauro

Offline AGH

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ciao, questi bivacchi sono segnati su openstreetmap?
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Offline piesospinto

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ciao, questi bivacchi sono segnati su openstreetmap?
Si', ci sono. Il primo e' classificato come "basic hut", il secondo come "weather shelter". Direi che la classificazione e' corretta e evidenzia la differenza tra le due strutture.
Mauro