Giornata tardo estiva (7 settembre 2016) dopo due giorni di vento furioso, a Solda è la mattina ideale: sereno, senza vento, fresco, sole basso che permette di percorrere la val Rosim all'ombra. Si va alla Vertana; seggiovia del Kanzel alle 8.30 (lentissima) si cammina alle 8.50. Due persone avanti a me, forse salite a piedi, qualche marmotta. Prima parte di sentiero su pascolo montano, ma poi si impenna subito a risalire la vecchia morena sulla destra orografica. I tre giganti sorvegliano alle spalle.
Gran Zebrù, Monte Zebrù e Ortles
Si sale parecchio fino ad una spianata che ci presenta il fronte della vedretta, spariscono i segni gialli e comincia qualche ometto.
Vedretta del Rosim: il fronte
Si affronta una parte erta e sabbiosa suula sinistra dei seracchi frontali.
Seracchi
Arrivati sulla sinistra della vedretta vi sono due possibilità: proseguire su un ammasso di rocce instabili o scendere sul bordo della vedretta. Seguendo le persone avanti a me proseguo sulle loro orme sulla vedretta a pochi metri dal terreno (come peraltro indicato in tutte le relazioni che ho trovato in rete): poca neve mista a terra e sassi, non mi servono i ramponi.
Il percorso sulla vedretta
Questa parte dura un centinaio di metri, poi evidentissimi ometti indicano dove ritornare sulla roccia per affrontare la salita. Il punto non è dei più agevoli (risalire una roccia montonata e ripida o proseguire un po' sulla vedretta non rassicurante), ma dipenderà dalla tarda stagione.
Punto di risalita
La vedretta si presenta con crepacci ben visibili appena ci si alza un po', presenti tra il centro e il lato di salita, ma ben lontani da questo.
Crepacci
La salita avviene su traccia, che ogni tanto si perde, ometti (anche troppi e fuori traccia), sassi abbastanza instabili e a volte sdrucciolevoli e terreno incosistente, ma comunque si procede bene con sempre in vista la croce di vetta.
La vetta
Non tutti seguono questa via, puntando sulla vedretta verso il passo di Rosim per poi risalire la cresta.
Scelta alternativa
Dopo l'attraversamento di nevai, di cui uno quasi da ramponi per inclinazione e ghiaccio, seguendo gli ometti alla base dell'ultimo si arriva alla cresta ovest, ammasso di pietrame faticoso da risalire, non per l'instabilità di singoli massi, ma per quella che ne coinvolge interi gruppi. Alla fine si arriva alla croce di vetta e il panorama ripaga di tutto.
Croce di vetta
Rosim con Punta dello scudo e Plattenspitze. In secondo piano Venezie e Cevedale
Angelo Grande
Non riporto le foto dei tre giganti; prima della vedretta si vedono i nevai trovati in salita. Scendendo, prendo la parte centrale dell'ammasso dove si vedono diversi pezzi di sentiero intervallati da ammassi scomposti, taglio il primo nevaio, ma passo sotto quello ripido da dove sgorgano ruscelletti che rendolo fangoso il terreno. Proseguo come per la salita, con la stessa difficoltà nel passaggio terreno-vedretta e proseguo sulle tracce dell'andata già percorse da almeno 11 persone salite dopo di me. A circa metà del percorso sulla vedretta mi imbatto in questo (che merita l'approfondimento del post seguente).
"Buco"
Rinculo per un paio di passi e con altri tre passi approdo al "solido" terreno che è un ammasso umido di pietre e terra. Lo risalgo faticosamente fino ad arrivare alle famose rocce instabili da cui raggiungo il solido sentiero di salita al bordo dei seracchi. Di qui senza storia fino alla seggiovia, se non per i pensieri in mente per il "buco" trovato, e che sotto riporto.