In vetta al Corno Nero - Schwarzhorn
In questa stagione scegliamo di preferenza i versanti sud che sono ancora puliti da neve. “Esploriamo” quindi il
Corno Nero - Schwarzhorn 2439 salendo dall’ignoto versante sud. Poco sopra
Varena in Val di
Fiemme, parcheggiamo l’auto a
“La Baita” 1360 (ristorante pizzeria) e attraversiamo verso ovest per stradella forestale uno
splendido lariceto.
La bella stradella forestale nel bosco
Il lungo traversone è piuttosto laborioso per via di molte deviazioni e incroci senza indicazioni, o con cartelli con toponimi non esistenti sulla mappa. Tra magnifiche radure e grandi larici arriviamo ad un ampio pascolo dove intercettiamo il
sentiero 54.
La magnifica radura dove intercettiamo il sentiero 54
Malga Cugola con lo sfondo della Catena del Lagorai
Ancora per stradello forestale ripido e senza tregua saliamo per
segnavia 502 fino al passo nei pressi di
Malga Cugola 1900 (bivacco sempre aperto), molto bella e con strepitoso panorama verso il Lagorai settentrionale.
Malga Cugola con locale bivacco sempre aperto
Dopo mini-sosta riattacchiamo la
salita per il crinale ovest, con bel sentiero tra i cirmoli, fino all’ampia insellatura pratosa sotto il
Palone m 2350, che si sale per una breve ma ripida rampa.
Sulla dorsale ovest, con vista verso la Catena delle Cime di Vigo
La dorsale ovest con vista sul Roen
La rampa del Palone m 2350
Cornon in primo piano, dietro spuntano le Pale di S. Martino e la catena del Lagorai
Di qui si percorre una
serie di traversoni su costoni ripidissimi, con alcuni suggestivi affacci su
Passo Oclini e sul
Corno Bianco,che impongono una certa prudenza.
Il tratto finale alla vetta lungo i ripidissimi versanti sud: il sentiero corre a ridosso della cresta
Dai pressi della cima, guardando indietro i traversoni appena percorsi
Il sentiero è comunque ben segnato e si arriva in vetta senza grosse difficoltà. Panorama mostruoso a 360° da levare il fiato: a nord la
Val d’Adige con Roen e Penegal, dietro la
Catena delle Maddalene, la
conca di Bolzano e alle spalle i
Monti Sarentini. A est la barriera del
Catinaccio e il
Latemar, poi
Antelao,
Pelmo,
Civetta, le
Pale di S. Martino. A sud si vede tutta la
Catena del Lagorai orientale.
In vetta!
Dalla cima vista sul Passo Oclini e Corno Bianco
Passo Lavazè in basso, Catinaccio e Latemar
La statutetta della Madonnina sulla cima, con lo sfondo delle Pale di S. Martino
Il cielo è velato e la temperatura è piuttosto freschina anche per via di un venticello gelido. Dopo le foto di rito, affrontiamo la
lunga discesa per il crinale est, resa più impegnativa dalla presenza di ghiaccio e neve che richiedono attenzione. Arrivati alla base del Corno Nero presso il bacino artificiale, la carta Kompass scaricata on line è molto approssimativa e la mancanza di indicazioni ci mette in qualche
difficoltà a trovare il 573. In compenso troviamo, nascosto dai mughi, l’attacco del
sentiero “Buson della Rocca” intitolato a Claudio Scarian.
Ultimi raggi di sole sul Latemar scendendo a valle col sentiero Buson della Rocca intitolato a Claudio Scarian
Al Passo poco prima dei Pozzi 2019
Pur perplessi dal fatto che non risulti sulla mappa e dall’ora ormai tarda e quindi col buio incombente, incoraggiati da vecchi segni bianco rossi proviamo a seguirlo.
Il sentiero è molto bello, la traccia evidente, e compie un lungo traversone in quota (scopriremo poi che il 573 che corre più i basso), sul versante est del Corno Nero. Arriviamo ad
una specie di passo a quota 2120, col sole che ormai sta tramontando all’orizzonte, poco sopra Cima Pozzi.
Baita Pozzi
I grandi larici nella radura di Baita Pozzi
Tramonto spettacolare sulla val di Fiemme
Caliamo di quota per tracce fino alla
bellissima radura con Baita Pozzi, col sole ormai al lumicino. Quindi affrontiamo la lunga discesa verso valle, con orientamento laborioso per via dei numerosi incroci con tracce, sentieri ignoti e stradelle.
Discesa a valle ormai al buio ma niente paura: abbiamo le pile frontali
Ormai al buio e con le pile frontali manchiamo clamorosamente il rientro col
traversone n 35, per sbucare più a monte presso l’
Osteria alla Chiusa 1420 sulla strada provinciale. Rientriamo quindi a La Baita percorrendo poco più di 1 km lungo la strada. Giro bellissimo, piuttosto articolato e dall’orientamento non banale, complessivamente non difficile, con grandiosi panorami. Dislivello circa 1100, sviluppo km 17,5.
Il percorso