Ponte tibetano presso la palestra di roccia di Prà
Prosegue la nostra
esplorazione dell’Avisio, stavolta siamo in tre: io, Gigi e Ivo. Nella precedente spedizione ci siamo “infognati” all’altezza di
Valda, dove il fiume si incassa tra pareti rocciose invalicabili. Stavolta proviamo ad esplorare la zona a valle, per vedere se ci può essere un collegamento. Dal “
Ponte dell’Amicizia” che unisce i due versanti della Valle di Cembra tra
Segonzano e
Faver, il fiume sembra impercorribile.
Pareti a picco sul fiume impossibile proseguire da questa sponda...
Abbiamo chiesto aiuto ai pescatori, che meglio di tutti conoscono il territorio. Loro però hanno un approccio al fiume diverso dal nostro, tutto verticale: scendono dai paesi, che stanno mediamente 200 metri di dislibello sopra l’alveo, raggiungono le rive e poi risalgono, mentre a noi interessa soprattutto lo sviluppo in orizzontale. Ci è stata comunque promessa collaborazione.
Un colossale macigno
Un tratto camminabile abbastanza facilmente
Lungo le strade interpoderali
Presso la palestra di roccia
La marcia è ostica tra vegetazione e pietre viscide come sapone
Presso il ponte di Cantilaga
Molti i tratti acquitrinosi da passare in qualche maniera
Siamo costretti a risalire verso
Piazzo e da lì per una stretta stradella asfaltata raggiungere la piccola
frazione di Prà. Di qui proseguiamo a piedi tentando di costeggiare il fiume, ma è un calvario tra piante e pietre viscide. Quindi percorriamo la comoda stradella poco a monte che raggiunge la
palestra di roccia nel bosco e quindi una zona magnifica del fiume dove c’è
un’altra palestra di roccia verticale a picco sull’Avisio, raggiungibile con un
ponte tibetano di funi: un posto veramente favoloso!
La frazione di Prà
Castello di Segonzano
Proseguiamo sul letto del fiume, ora
senza alcuna traccia di sentiero, tra boscaglia e sassi scivolosi come il sapone. In un guado Ivo scivola e mette i piedi “a bagno”. Nulla di grave ma camminare coi piedi zuppi non è piacevole. Riusciamo a percorrere la riva sud fino ad un’ansa dove però ci dobbiamo fermare:
alte pareti verticali di roccia impediscono l’avanzata. Torniamo un po’ indietro e poi, ravanando nel bosco per labili tracce di pescatori, saliamo di quota raggiungendo degli antichi terrazzamenti abbandonati e quindi una coltivazione di piante di mirtillo dalla quale possiamo rientrare verso
Teaio senza difficoltà. Qui Ivo deve lasciarci per rientrare a Trento.
Spettacolare scorcio della valle di Cembra
Una magnifica ansa del fiume forma uno specchio d'acqua
Castello di Segonzano
Raggiungiamo
Segonzano, quindi scendiamo a piedi verso il fondovalle. Passando tra le case incontriamo casualmente il simpatico sig.
Dino che sta ravanando in cantina, che ci offre subito da bere. Gigi finge una poco credibile resistenza, che dura appunto pochi secondi: beviamo un buon rosso che ci taglia subito le gambe. Dino, 74 anni ma ancora ben attivo, è molto allegro e ciarliero, ci spiega tutti i vecchi attrezzi che ha in cantina. Siamo piacevolmente sorpresi da questi personaggi così simpatici e ospitali.
Il sig. Dino di Saletto ci ha offerto il vino spillato da una botte della sua cantina: ottimo ma ci ha tagliato le gambe
Scorcio dei ripidi versanti sopra il fiume, dai colori orami autunnali
Le distese di vigneti sotto il Castello di Segonzano
Segnatempo
Raggiungiamo il
Castello di Segonzano circondato dai vigneti, in uno scenario davvero spettacolare, immortalato dal
Albrecht Dürer verso la fine del 1400 in alcuni celebri acquerelli. Al
Ponte di Cantilaga proviamo ad esplorare la riva ad ovest ma raggiunto un bel masetto e dei vigneti dobbiamo tornare indietro. Da qui
ci sarebbe un sentiero che risale verso Faver, ma il nostro obiettivo è quello di trovare antichi sentieri vicino al fiume. Recuperata la macchina ci spostiamo
a sud del Ponte dell’Amicizia, ma facciamo ben poca strada oltre la zona del depuratore, una ripida scarpata sul fiume ci sbarra il passo. Forse con degli stivaloni…
Uno dei tanti guadi forzati, senza stivaloni non è semplice, per pietre scivolosissime
Scorcio di Faver con il M. Bondone sullo sfondo
Lungo l'Avisio
Tipico paesaggio cembrano
L'Avisio nei pressi del Ponte di Cantilaga
In marcia verso il fiume
Girovaghiamo con l’auto in direzione di Faver, dove incontriamo casualmente su una strada poderale
Silvano Paolazzi, appassionato di storia locale, a bordo del suo trattore: appena sa dei nostri intenti ci intrattiene piacevolmente sfoggiando la sua conoscenza del territorio per quasi un’ora. La giornata volge al termine, ringraziamo Silvano ripromettendoci di contattarlo per la prossima esplorazione.
Per antiche mulattiere
Acqua calma...
Angoli di natura selvaggia
Nemopuceno protettore dei ponti, capitello presso il ponte di Cantilaga
Distese di vigneti terrazzati
Esplorando l'alveo dell'Avisio
Colori autunnali sull'Avisio
Facciamo un temporaneo bilancio:
la Val di Cembra si conferma ancora una volta un tesoro di bellezze naturalistiche, storiche, artistiche ma anche e forse soprattutto umane. Qui c’è un popolo che ha lottato duramente nei secoli per sopravvivere in un ambiente montagnoso non facile, come è testimoniato dai chilometri di muretti a secco per terrazzare i campi e strappare alla natura i mezzi per la sussistenza. La nostra esplorazione prosegue, nel tentativo di arrivare a Lavis, alle foci dell’Avisio dopo oltre 40 km dal Lago di Stramentizzo.
Val di Cembra con i vigneti terrazzati
Strade di campagna tra le vigne
Silvano Paolazzi, appassionato di storia locale
Tipico paesaggio cembrano
I muretti a secco si sviluppano per centinaia di km
Passaggio in forra
Natura selvaggia
vedi anche:
2a Esplorazione
http://girovagandoinmontagna.com/gim/cultura-della-montagna/(cembra)-avisio-2a-esplorazione-fluviale-dal-pont-dela-rio-a-valda/1a Esplorazione
http://girovagandoinmontagna.com/gim/cultura-della-montagna/il-paese-fantasma-di-ischiazza-sull'avisio/msg109738/#msg109738