Continuano le nostre esplorazioni fluviali sull'Avisio: questa è la quinta giornata di perlustrazione cercando i sentieri perduti
Nella nostre
esplorazioni fluviali non abbiamo incontrato molta gente. Ovviamente: lungo l’alveo dell’
Avisio, dove anticamente brulicava la vita, oggi non c’è più nessuno. Però durante le nostre discese al fiume, e le risalite, è capitato di incontrare degli indigeni. E sono sempre stati, dopo l’iniziale diffidenza, piacevoli incontri. Quindi le nostre sono esplorazioni, in qualche modo, anche umane e non solo di paesaggi naturalistici.
Lungo il fiume le anse creano oasi meravigliose con piscine naturali, laghetti...
I sassi sul greto del torrente di ogni forma e colore
Di qui non si passa, ma ravanare fin qui è valsa la pena...
Ogni ansa del fiume, dove l'acqua rallenta, è un piccolo paradiso naturalistico
Già quando si arriva in paese in auto, magari percorrendo strade secondarie cercando di avvicinarsi al fiume, si viene squadrati “al laser”: tipicamente, l’indigeno tira indietro la testa e stringe gli occhi a fessura per squadrarti meglio. Il forestiero viene individuato in un colpo d’occhio. La gente ci guarda dietro cercando istintivamente la targa della macchina, per capire da dove veniamo (beate le targhe di una volta, oggi non si capisce nulla).
Il tipico paesaggio cembrano coi vigneti terrazzati: in fondo alla profonda forra in ombra, scorre l'Avisio
I famosi muretti a secco, capolavori di ingegneria contadina
Le ripide scalinate che collegano i terrazzamenti
Spesso il greto de fiume è impercorribile e tocca risalire cercando alternative tra le strade di campagna
Le vigne e il fiume
Le magnifiche boscaglie delle golene, a volte paludose, ricordano vagamente le Everglades della Florida
Quando poi sbuchiamo a sorpresa dalla boscaglia in mezzo ai campi o alle vigne, con lo zaino, magari sudati come buoi per le ravanate infami, la diffidenza cede il passo allo stupore e, subito dopo, alla curiosità. Chi siamo, cosa facciamo, dove andiamo? Spieghiamo allora
la nostra idea dell’esplorazione fluviale.
Angoli di paradiso
Giulio Brugnara con Gigi Zoppello, giornalista de l'Adige
Carmelo Brugnara ci fa entrare nel vecchio maso
Finora tutti quelli che abbiamo incontrato sono stati gentili, piacevolmente sorpresi. Spesso sono prodighi di consigli e informazioni, anche se non sempre attendibili:
molte zone dell’Avisio non le frequentano più da decenni neppure i contadini del posto. Ci raccontano com’era la vita “una volta”, spesso ci viene offerto un bicchiere di vino, che ovviamente non rifiutiamo.
Carmelo nei locali dove ha accumulato una incredibile quantità di masserizie
Pitali vari, uno incorporato nel sedile di legno per bambini
Carmelo ci illustra le foto di famiglia
L’ultimo piacevole incontro della nostra 5a esplorazione è stato al
maso dei cugini Brugnara, tra Verla e Lisignago, lungo una stretta strada interpoderale dove passano solo trattori.
La vecchia casa contadina, tramandata da generazioni, è circondata dai vigneti: è rimasta com’era cento anni fa.
Salita al Maso dei Brugnara
Il maso dei Brugnara, alle spalle il cocuzzolo con la chiesetta di S. Leonardo, a dx la forra dell'Avisio
Da Mosana sembrava una fesseria raggiungere il fiume, invece dobbiamo affrontare un costone ripido di boscaglia con salto di roccia
Giulio Brugnara, 86 anni portati splendidamente
Oggi non ci abita più nessuno ma i vòlti sono usati come ricovero per gli attrezzi. E’ un tuffo sorprendente nel passato:
Carmelo e
Giulio ci mostrano gli interni, coi pavimenti di lastre di porfido, la grande cucina col vecchissimo “fogolar”, l’antica stufa a olle, perfino la celletta dove viveva un frate! Ovunque vecchi attrezzi contadini, spesso fatti a mano, giacciono alla rinfusa nelle cantine e nelle soffitte. Carmelo li colleziona, in attesa di decidere cosa farne.
Un salto in "càneva" è d'obbligo: ci fanno assaggiare il loro Traminer
Vecchi attrezzi accumulati alla rinfusa
La grande cucina con l'antico focolare dove si riuniva tutta la famiglia
Scolapiatti di una volta: la sgòzaròla
Carmelo e Giulio Brugnara ci mostrano il grande focolare, è rimasto tutto come cent'anni fa
All'esterno del maso, in una baracca di pietra, "il bagno" col sedile per adulto e bambino
L'antica stufa a olle, secondo Carmelo ha più di un secolo
Il maso è un piccolo museo etnografico in miniatura davvero sorprendente. Pensare che siamo capitati qui per caso: ci si è aperto un mondo. Un mondo ormai perduto. Potevamo passare mezz’ora dopo, o il giorno prima, e magari non avremmo incontrato nessuno. E nulla avremmo saputo di quello che era custodito dentro il vecchio maso di Giulio e Carmelo.
Laghetti spettacolari lungo il fiume
Carmelo ci dà le indicazioni per proseguire verso Lisignago, a sx sul dosso spunta la Chiesetta di S. Leonardo
Riprendiamo l'esplorazione verso Lisignago, il passaggio lungo il fiume è impossibile, l'Avisio è incassato in una profondissima forra. Risaliamo allora per le campagna fino alla
Chiesetta di S. Leonardo, su un cocuzzolo boscoso: all'interno bellissimi affreschi medievali. La nostra esplorazione di oggi si è conclusa, abbiamo percorso "solo" 10 km ma davvero difficili, con parecchie discese al fiume e altrettante risalite. L'Avisio è "scontroso" e non si lascia avvicinare facilmente, ma è un ambiente semplicemente meraviglioso.
La Chiesetta di S. Leonardo sotto Lisignago
Di qui non si passa, ennesima forra con pareti a picco
L'Avisio scorre lentamente verso la foce con l'Adige. La nostra esplorazione prosegue....
4 Esplorazione
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