Sulla vetta del Beco dei Slavaci: a sx il Cardinal, a dx il Cauriol Visto il bollettino valanghe con rischio 3, scartabello la guida scialpinistica del Navarini fino a trovare quel che fa al caso mio:
Beco dei Slavaci 2158 (o Corone dela Stanga secondo altro toponimo locale). Escursione mai fatta, definita facile e affrontabile in relativa sicurezza. Inizialmente avevo puntato su Costa Onchieli ma il Navarini descrive un rognoso tratto centrale ripido con vegetazione fitta, quindi lascio perdere. Raggiunta quindi
Ziano di Fiemme oltrepasso la fraz. di
Bosin verso la
Val Sadole, la cui strada però è chiusa poco dopo l’abitato. Il percorso previsto è molto articolato tra mulattiere e forestali. A quota 1290 si abbandona la forestale principale in direzione Sadole per prendere una forestale secondaria sulla dx, quindi una mulattiera che sale più rapidamente. La salita è lunga eterna, mi trae spesso d’impaccio il cello col gps (con Oruxmps) quando c’è da decidere la direzione all’ennesimo bivio.
La mulattiera verso BambestaBaite fiabesche nel boscoPanorama su FiemmePer fortuna, come speravo, c’è un traccione battuto altrimenti sarebbero stati dolori: neve ce n’è tanta, almeno un metro in basso, un metro e mezzo in quota. Il primo bel panorama sulla
Val di Fiemme si ha poco prima di raggiungere il magnifico Baito Bambesta a 1465, ristrutturato di recente (vedi altro post
Baito Bambesta). E’ veramente bellissimo ed accogliente, peccato non ci si possa dormire.
Baito di BambestaIl baito è stato ristrutturato di recenteIl bellissimo interno, purtroppo non si può pernottareLa stufa per scaldare e cucinareLa baita di Bambesta sorge in una incantevole raduraProseguo seguendo il traccione su mulattiera verso la valletta che si risale sulla dx orografica quindi fino al magnifico
Baito Slavaci 1955, forse il più bello che abbia mai visto in vita mia, sia per il luogo (una piccola radura pianeggiante dominata dalla vette del
Cardinal e
Busa Alta, un vero angolo di Canada) ma soprattutto per l’aria “visssuta” coi vecchi legni consumati dall’uso. Qui al contrario del Baito Bambesta ci sono anche i tavolacci per dormire. Fa un caldo africano, meno male che che mi sono vestito leggero.
Cime "patagoniche" viste dal Baito Slavaci: Busa Alta e CardinalBaito Slavaci, uno dei più bei bivacchi del TrentinoBaito Slavaci quasi sepolto di neve, sullo sfondo Busa Alta e CardinalL'interno dei baito Slavaci, dispone di tavolacci per il pernottoQuasi due metri di neve sul tettoDopo una breve pausa per rifiatare riparto per lo strappo finale. Il bosco si fa rado, il panorama sempre più spettacolare. Quando mi affaccio verso il
Castel dele Aie resto quasi senza fiato: che magnificenza di paesaggi! Vedo il
Mandriccione in lontananza, qualcuno ha già tracciato delle belle serpentine.
La salita per il bosco rado verso la cimaCastel dele AieVetta del CardinalDalle cime vicine a Mandriccionem le serpentine nella neve frescaCastel dele AieAffronto le ultime rampe tra i cirmoli e roccioni e sono finalmente in cima, pressoché in estasi. A NE le vette del
Cauriol,
Cardinal e
Busa Alta, dall’aspetto patagonico stracariche di neve e con possenti cornici su cime e crinali, risplendono quasi abbaglianti nel cielo blu. A NO il paesaggio è dominato dall’isolato e spettacolare torrione del
Castel delle Aie, coi vasti costoni che digradano verso nord.
Busa AltaIn vetta al Beco dei Slavaci, al centro con croce il MandriccioneBusa Alta e CardinalUn panorama che non ci si stancherebbe mai di guardare. Sarei tentato di raggiungere la vetta del
Mandriccione m 2180 poco più a sud: la cresta sembrerebbe fattibile in sci, poi magari potrei scendere seguendo le tracce che si vedono dalla cima. Ma non so dove vanno a finire né com’è il tracciato in basso. Direi che per oggi posso accontentarmi. Dopo una sosta per recuperare le forze e fare un po’ di foto, verso le 15 riparto. La neve è bella polverosa, ci sono almeno 40 cm di “farinone” e la discesa è divertente nel bosco rado, anche se non facilissima perché bisogna essere rapidi nei cambi onde evitare lo schianto con qualche cirmolo.
Dalla cima la discesa verso FiemmeTra alberi e grandi gobboni di neve, lo spazio di manovra non è molto e con due plinti di cemento al posto delle gambe per via della fatica fatta in salita, non è facile saltare da una curva all’altra
Tirò giù dritto per il pendio per la massima pendenza e in breve sono di ritorno al Baito Slavaci, quindi imbocco la valletta boscosa verso nord cervando di indovinare i tratti di bosco meno fitti fino al Baito Bambesta.
Discesa nel "farinone" tra larici e cirmoliQui decido basta coi taglioni nel bosco, le gambe sono “secche” e allora vado giù per la forestale, che però bisogna affrontare a spazzaneve: c’è un ghiaccione al centro e già crostoni ai lati, il che è anche più stancante che in neve fresca, ma non c’è alternativa. In poco più di un’ora dalla cima di faticosa discesa sono alla macchina, stanchino ma ben contento. Credo che la favolosa neve polverosa dei giorni scorsi sia agli sgoccioli, sui versanti sud o esposti al sole fa già crosta anche a 2000 metri. Si salvano solo i versanti nord, ma non so ancora per quanto se le temperature restano così alte.
Ultime foto a BambestaParapendista con lo sfondo del LatemarUltime luci su Canzenagol e Busa Alta dal fondovalle di FiemmeL’altra volta sul Piccolo Colbricon, complice i postumi dell’influenza ero arrivato al lumicino delle forze, stavolta è andata molto meglio anche se non posso dire di non aver fatto fatica. Mi consola che coi tempi di salita sono ancora in campana con quelli di “sciatore medio” riportati da Navarini. Ho incontrate due persone in tutto il giorno, un giovane scialpinista e un ciaspolatore che però si sono fermate al Baito Slavaci. Il giro è molto bello, fantastico nella parte alta, ma se non ci sono tracce battute l’orientamento potrebbe non essere proprio semplice. Dislivello m 1170, sviluppo km 17.
Il percorso
Il video dalla cima
Panoramica a 360 dalla vetta (notare le orme di lepre in basso a sx