Scalinate della Grande Guerra sotto cima Ceremana
Un’altra meravigliosa (e dura) ravanata in
Lagorai Orientale, concepita a tavolino con mappe, foto aeree etc. Curiosando dall’alto con
Google il layer di Bing ad alta risoluzione,
noto lungo le creste dei notevoli trinceramenti.
I trinceramenti ben visibili nelle foto aeree di Bing nei pressi di Forcella Ceremana (a dx)
Memore della
bellissima escursione in su cima Ceremana, decido di andare ad esplorare la zona. Il posto lo conosco molto bene e sono quindi preparato al peggio:
so che il terreno è molto ostico, con infami pietraie da una parte e orridi precipizi dall’altra.
Cima Cermana e Cima Valcigolera
L’idea è di andare a vedere queste trincee sulle
Cime di Ceremana, abbassarsi in qualche maniera di quota e saltare Cima Cermana, che ho già fatto, e proseguire salendo alle
Cime di Bragarolo; quindi trovare un canalone percorribile in discesa che mi permetta di
scendere alla Buse Malacarne, e di lì
rientrare da Forcella Valcigolera.
L'ambiente è severo: da sx Piccolo Colbricon, Mulaz sullo sfondo, le 2 cime di Colbricon (scure), Cima Ceremana a dx, foto scattata da Cima Bragorolo 2692
Vista verso i Laghi di Colbricon, sullo sfondo Marmolada parete sud, in basso Castelaz, a dx il Mulaz e in primo piano Cima Cavallazza
La prima sgradevole sorpresa è che
l’impianto di Punta Ces è chiuso. Pazienza, però sono ore preziose tolte all’escursione, spero di farcela comunque. Con un
bel sentiero “Degli Orsi”, non segnato sulle carte, raggiungo
Punta Ces 2229, deserta, quindi
Forcella Ceremana 2428.
Forcella Ceremana: si nota ancora l'impiantito dei pavimenti in legno delle baracche della Grande Guerra
Forcella Ceremana dall'alto, con le rovine dei baraccamenti della Grande Guerra; a sx Colbricon Piccolo
Qui abbandono il sentiero per
avventurarmi verso la cresta. La salita non è troppo difficile, anche se le pietraie non sono proprio comode. Dopo aver superato una rampa ecco un magnifico regalo:
una splendida e lunga scalinata della Grande Guerra, in gran parte quasi intatta, entusiasmante! La seguo fin dove è possibile, poi
vari franamenti l’hanno cancellata. Ogni tanto mi affaccio sui crinali per guardare orrendi precipizi, tra pareti di roccia verticali che precipitano a valle. E’ incredibile che gli italiani durante la guerra abbiano provato a prendere di sorpresa il nemico arrampicandosi, di notte (!), sui queste pareti tremende (vedi
Coltorondo etc).
Una magnifica scalinata ancora quasi intatta, sopra Forcella Ceremana
Salgo faticosamente tra le pietraie verso le Cime di Cermenana, seguendo i trinceramenti della Grande Guerra
Ancora scalinate, sullo sfondo si distingue il Gruppo di Latemar
Arrivo all’inizio di una
lunga e grossa trincea che sale zigzagando lungo la dorsale. Anche qui franamenti vari, ma si riesce a seguire bene. Il trincerone si inerpica a ridosso del crinale, a pochi metri da baratri spaventosi, fino a quando il crinale spiana: qui ci sono
evidenti tracce di un accampamento militare, con resti di baracche, bellissime
scalinate di pietra che collegavano le varie postazioni. Sopra di me incombe severa, quasi minacciosa, Cima Ceremana con le sue pareti verticali scure.
Una postazione "aerea" affacciato verso S. Martino di Castrozza e le Pale di S. Martino
Scatolette ovunque; bossolo di proiettile per fucile
Trincerone sulle Cime di Ceremana
Ci sarebbe ora un’altra cimotta da fare: l’idea remota sarebbe di salire anche questa cima e provare a salire direttamente Cima Ceremana, sono sotto di appena 100 metri. Per fortuna però mi ricordo che l’ultimo tratto alla cima è verticale quindi saggiamente desisto e cerco una via per scendere di quota.
Affacciato da dentro un "stòl" (caverna) verso le pale di S. Martino
Verso Cima Ceremana
Seguo il trincerone che bruscamente scende quasi verticale presso una stretta forcella senza nome, l’ultima parte è franato e devo fare attenzione. Sto bene attento a dove metto i piedi e a non fare cazzate, farsi male quassù, da solo, non sarebbe davvero il massimo. Alla forcella
schegge ovunque, resti di travi e baracche. Mi affaccio sul baratro, da paura.
I terrificanti precipizi delle Cime di Ceremana dal versante sud
Gli spaventosi baratri sotto ai crinali delle Cime di Ceremana
Una delle tante postazioni che presidiavano le forcelle verso sud
Tornare ora indietro fino a Forcella Ceremana per la stessa via dell’andata mi scoccerebbe assai: quindi ravanando tra le pietraie un po’ avanti e indietro ed evitando il grosso gradone col salto di roccia,
cerco di capire se c’è un passaggio per scendere senza ammazzarsi. Lo trovo tra delle roccette non troppo difficili.
Trincerone sulle Cime di Ceremana; in basso il Piccolo Colbricon, sullo sfondo la Catena di Bocche e, in lontananza, Catinaccio, Sassolungo, Sella e Marmolada
Rovine di accampamenti militari della Grande Guerra sulle Cime di Ceremana
Schegge ovunque sul terreno; questa grossa scheggia peserà almeno 3-4 kg...
Scalinate ancora perfette dopo 100 anni...
Con molta calma e cautela scendo di quota tra le solite faticose pietraie fino a intercettare il
sentiero 349 sottostante della Translagorai.
Aggiro a nord Cima Ceremana quindi abbandono di nuovo il sentiero per salire con percorso libero tra sfasciumi e altre pietraie
verso le Cime di Bragarolo.
Scendo di quota ravanando per le pietraire e aggirando Cima Ceremana a nord, irraggiungibile seguendo le creste del versante orientale
Dopo aver aggirato Cima Ceremana, abbandono di nuovo il sentiero per salire le pietraie verso le Cime di Bragarolo (traccia viola); in rosso il sentiero 349 della Translagorai
Vista sul Gruppo del Catinaccio
Raggiungo una delle tante forcelle affacciate sui precipizi, qui trovo
ancora resti di baracche, trinceramenti, tracce di mulattiera che risalgono la dorsale fino ad una spianata coi resti di baraccamenti, di cui uno molto grande col pavimento ingombro di rottami, carta catramata, travi, schegge, pezzi di stufa.
Ci sono scatolette ovunque nei paraggi, le pietraie sono disseminate di schegge di tutti i tipi, anche molto grosse e pesanti.
Poco distante uno “stòl” (caverna) ancora pieno di travi e assi, con il cunicolo che termina affacciati sui soliti baratri terrificanti.
Un altro stol che si affaccia su precipizi tremendi
Mi aggiro tra le trincee e i resti delle baracche, tra l'affascinato e lo sgomento, consapevole di calcare coi miei incerti passi un pezzo di storia, in luoghi tanto belli e selvaggi che hanno visto un secolo fa tanta assurda sofferenza degli uomini, che su queste cime sperdute si combattevano e si uccidevano. Documento tutto con parecchie foto, starei ore a girovagare tra le rovine, tra le trincee, entrando nelle caverne, osservando le postazioni in cima alle creste, cercando di immaginare come vivessero i soldati quassù. Ma purtroppo il tempo stringe, il percorso è ancora lungo e difficile, devo andare. Affronto
l’ultima rampa micidiale a Cima Bragorolo a m 2692, salendo il ripido costone est senza grosse difficoltà, fino in vetta.
Ecco la mia mèta finale: Cima Bragarolo 2692
Forcella sotto Cima Bragarolo, rovine di accampamenti
Uno "stòl" affacciato sui precipizi
Il pavimemento di una baracca ingombra di rottami; una scatoletta di sardine, la famosa Gyda Austriaca, tra la ruggine si distingue il disegno di una figura femminile
Ingresso di uno "stòl" (caverna)
Video dello Stol sotto punta Bragarolo
E’ il punto più alto dell’escursione, il panorama è grandioso come al solito, anche se in parte celato dalle nebbie che si stanno alzando. Qui faccio meritata sosta panini. L’ora è ormai tarda, tardissima, bisogna scendere anche se ho poca voglia, si sta così bene quassù!
Cima Bragarolo!
Interno di uno stòl sotto la cima
Da Cima Bragarolo verso ovest: lì sotto nascosto dalla nebbie c'è il Bivacco Aldo Moro...
Calo per tracce di mulattiera militare facilmente fino Bivacco Aldo Moro m 2565, deserto, sarei quasi tentato di fermarmi e proseguire il giorno dopo. Butto giù un’occhiata dalla ripidissima forcella, sembra poco praticabile e inoltre c’è un grosso nevaio a complicare le cose.
Altro stòl sotto Cima Bragarol versante ovest
Si alzano le nebbie, meglio affrettare la discesa...
Bivacco Aldo Moro m 2565
Bivacco Aldo Moro visto con le mappe Bing; a sx il canalone di forcella Bragarolo
Proseguo verso forcella Bragarolo e mi affaccio di nuovo sul ripido canalone pietroso verso sud: a prima vista la discesa sembra proprio brutta: ripida, con la solita pietraia infame di sassi mobili, e la nebbia fitta che sale. Da quel che vedo però non ci sono salti di roccia, anzi vedo degli
scoloriti segni bianco/rossi sulle rocce che mi incoraggiano: c’era dunque un sentiero un tempo! Mi armo quindi di pazienza e scendo per la pietraia veramente scomoda e faticosa. Appena metto giù un piede parte tutto verso valle, bisogna stare molto attenti a scivoloni e storte. Con calma discendo il canalone, poi mi sposto su dei costoloni erbosi che sono un po’ più facili da scendere.
Scendendo verso Forcella Bragarolo, una muraglia di sassi a secco
Mi affaccio sulla forcella, non è molto invitante...
Discesa verso Buse Malacarne per pietraia abbastanza infame...
Arrivato in fondo alla Buse Malacarne mi riposo un po’, faccio rifornimento d’acqua nel bel torrentello, poi riprendo la marcia per
Forcella Valcigolera 2420. In un prato trovo
una spoletta di una granata Schrapnel. Avevo idea di provare a salire anche questa ultima cima per
provare a scendere dalla mulattiera sul versante est, ma il nebbione fitto mi suggerisce di lasciar perdere.
Anche la discesa da forcella Bragarolo è fatta...
Nell'erba delle Buse Malacarne trovo una spoletta della famigerata granata "Shrapnel"
A causa della nebbia sbaglio strada e
mi abbasso troppo verso Malga Valcigolera. Altri 100 metri di dislivello buttati, ora devo risalire per il costone ripido per raggiungere Punta Ces. Di qui, scendo per un tratto di pista fatto all’andata. Mi faccio tentare da un cartello con scritto “
Malga Ces sentiero n 10”: purtroppo fa un
traversone lunghissimo fino al Pian delle Cartucce per poi tornare indietro, e sa il cielo quanta voglia avessi, col buio che incombeva, di prolungare la “passeggiata” di altri 3 km “a gratis”. Alle 21.40 sono finalmente alla macchina, sano e salvo anche stavolta
Il buio incombe ma in compenso mi godo questo spettacolare tramonto sulle Pale scendendo da Punta Ces
Giro fantastico e di grande soddisfazione, come tutti quelli difficili dove bisogna andare fuori traccia per inventarsi il percorso.
Francamente non lo consiglierei a chi non ama le ravanate: serve resistenza fisica, senso dell’orientamento, intuito, abitudine a percorsi su terreni rognosi fuori traccia e ostiche pietraie di sassi mobili. Sviluppo 19 km, dislivello incerto per i troppi saliscendi, grossomodo 1600 m o più.
Il percorso