Autore Topic: Il Triangolo  (Letto 14276 volte)

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Offline stef48

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Il Triangolo
« il: 20/01/2014 16:40 »
Letti i racconti di “Quella volta che…”, provo a raccontare qualcosa, giudicate voi quanto di fantasia o reale, per “alleggerire” la sezione racconti. Il tutto parte dal “solito” triangolo: lui, Lei, l’altro. Lui, affinché non si riconosca, lo chiamerò con un nome molto comune: Mario. L’altro, con scarsa fantasia, con il mio nome: Stefano. Lei: il suo nome lo lascio, per ora, nell’ombra, come so che preferisce.

Mario è un grande appassionato di montagna, fin da giovane avvezzo a ghiacciai e cose impegnative, spesso affrontate da solo, a volte con un pizzico di incoscienza, abbondantemente compensata da bravura, prudenza e “naso”.
Stefano, tardivo montanaro, seguiva da anni una Bibbia: il primo librettino del Menara con tante gite semplici. Veramente, alcune con dislivelli per lui eccessivi, che evitava, come evitava come la peste le escursioni che nella descrizione avessero le due orride parole: “esposto” ed “attrezzato”. Questo per motivi soggettivi, che per lui si trasformavano in oggettivi.

Così proseguì per anni, finché alcuni fatti lo spinsero ad osare tragitti più impegnativi (quasi tutti religiosamente tratti dalla sua Bibbia), che la maggior parte delle volte percorreva da solo, non per scelta. Dopo varie esperienze, decise di affrontare quello che per lui era il top della Bibbia. In una estate di frequente maltempo, trovò la previsione di due giorni belli, chiese agli amici chi ci stava e, come al solito, andò da solo (impegni veri, paura di far fatica, notte al rifugio, non mi va erano i motivi delle rinunce).
Partì la mattina (accidenti la macchina non era disponibile) con il bus, ma non col primo come logico, con quello delle 8.00, dandosi mille scuse per la scelta (mi tocca star troppo tempo al rifugio, tanto comunque arrivo alle 14.00 e faccio tempo a pranzar al rifugio e così via).
Si cammina alle 11.00, a luglio, caldo dell’accidente, sudore copioso, ma nessuno da maledire: se l’era cercata. Circa a metà strada, ovviamente nella zona più assolata possibile e su sentiero obbligato, viene fermato da un tizio in pausa pranzo, che lo informa essere il sentiero momentaneamente chiuso perché “stanno lavorando alla sua sistemazione”. E quando si può passare? Mah, forse un’ora… (diventarono quasi due!). Stefano tirò fuori il poco mangiare che aveva per le emergenze (e questa lo era) immaginando coloro che pranzavano al rifugio e con un tormentoso e fisso pensiero: se prendevo il bus delle 6.00…!

Finalmente si può passare! Ansimando per recuperare un po’ di tempo arriva al rifugio, tra una marea di escursionisti satolli, delle più varie etnie germaniche; lingua italiana assente. Fortunatamente riesce a rimediare due canederli prima di farsi assegnare il letto; arriva nella stanza: tutto occupato tranne la parte alta di un letto a castello, senza pensare chiede in italiano alla persona che sistemava le coperte al letto in basso e di cui si vedeva solo la schiena (meglio: la parte finale di essa) “è libero?” e, miracolo! Si sente rispondere “certo” in italiano! Ripresosi dalla sorpresa “piacere Stefano” “piacere Mario” e poi entrambi a telefonare ed a ogni altra incombenza d’arrivo al rifugio.

Cena. Babele di lingue germaniche nei e tra i lunghi tavoli; alla fine un approdo: Mario e un posto libero vicino a lui. Qualche scarsa chiacchiera tra il chiasso generale, tanto da scoprire di essere saliti al rifugio da versanti opposti e poi a nanna.

Mattino. Stefano si alza come sempre prima dell’alba per la foto di rito, facendo piano per non disturbare in giro, ma soprattutto il suo sottostante vicino Mario.. che non c’è. E’ fuori anche lui per la foto all’alba. Convenevoli tra i due, ma non molto di più. Poi avvenne il fatto che pose l’inizio alla loro vera conoscenza.
La colazione, self-service, si vedeva al di là della porta a vetri. Chiusa. Al di qua almeno 50 persone (germaniche) già pronte con scarponi e giacca a vento; qualcuno anche con zaino e bastoncini. Erano appena passate le 6.00 di una caldissima e serena mattina d’estate e tutti, compresi i due, scalpitavano per partire. Imperterrita la gestrice passava tra loro in altre faccende affaccendata e la porta rimaneva solidamente chiusa. Venne aperta alle 7.00, pünktlich, come da cartello nascosto nell’angolo. Ecco, in quel momento Mario e Stefano sentirono una profonda comunanza d’animo, cementata dagli accidenti e maledizioni all’indirizzo della gestrice.

Il resto è storia semplice, magnifica salita alla cima, panorama meraviglioso, tranquilla discesa al rifugio, pranzo, discesa finale (stavolta dallo stesso versante), grandi chiacchiere per scoprire comuni interessi: guarda una Parnassius Apollo! ma come le riconosci! facevo raccolta da ragazzo; ah sì anch’io!
Fu l’inizio di futuri incontri, tra due solitari lontani di residenza, ma vicini di curiosità, per altre belle escursioni…, ma e Lei? Lei assistette in silenzio, alta e austera, ai fatti descritti, al loro incontro, avvenuto in modo così casuale e improbabile, curando che la loro salita alla cima avvenisse senza che, contrariamente a quanto spesso succede, Lei, l’Altissima la Hohe Wilde, si ammantasse di nuvole, pienamente consapevole che senza di Lei, i due mai si sarebbero incontrati.

Scendendo, Stefano si volgeva spesso a guardarla, illuminata dal sole, scomparire dietro il crinale; ad un certo punto gli sembrò che sulla sua parete fosse disegnato un sorriso.
Ma forse era solo l’ombra di una nuvola di passaggio.

Offline pianmasan

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Re:Il Triangolo
« Risposta #1 il: 20/01/2014 18:33 »
Bravo, ho letto con grande piacere! Il finale è anche molto poetico.

Offline Normanno

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Re:Il Triangolo
« Risposta #2 il: 22/01/2014 16:10 »
Davvero piacevole ed avvincente! ;)