Autore Topic: [ALPI APUANE] Tre giorni, tre cime: Tambura, Altissimo, Corchia  (Letto 3954 volte)

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Offline piesospinto

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Devo iniziare con un'autocitazione tratta dalla mia relazione sul Molise di questa primavera:

Per le Apuane se ne riparlerà in autunno, spero. :)

Missione compiuta!

Non potevamo non approfittare della favorevole situazione meteo durante uno dei rarissimi ponti che ci sono concessi, e siamo partiti per la Toscana. Abbiamo fatto tre bellissimi giri (grazie sempre a giesse59 che ci aveva consigliato in primavera), seguendo anche le indicazioni dell'ottimo sito http://www.escursioniapuane.com/.

Una piccola premessa sulle cave. Sono, volenti o nolenti, un binomio imprescindibile con le Alpi Apuane. Le cave ci hanno dato sensazioni contrastanti.
Da una parte c'è il fascino dei resti del lavoro dell'uomo del passato anche recente, tenacemente aggrappato ai pendii più aspri (ho letto che per uno scherzo del destino il marmo di qualità migliore si trova in alto), in condizioni quasi inumane, esposto a rischi enormi: il paragone con i sentieri e le baracche della Grande Guerra in montagna è stato per noi immediato.
Dall'altra, anche da visitatori frettolosi si avverte l'insostenibile velocità con la quale sta avanzando la devastazione moderna, fatta di macchine enormi che cambiano di giorno in giorno il profilo delle cime e delle creste, che scavano in profondità intercettando le falde acquifere, ecc.

Ma veniamo ad un piccolo assaggio delle tre gite che abbiamo fatto. Tempo splendido e panorami meravigliosi, le Apuane in tutto il loro splendore.


Sabato - monte Tambura da Campocatino:

partiti dal bell'insediamento di Campocatino, abbiamo raggiunto in breve l'eremo di San Viviano, in posizione incredibilmente arroccata. Poi, dopo un lungo traverso sulla valle di Arnetola, abbiamo seguito la via Vandelli fino al passo della Tambura, e di qui per la cresta sud alla cima. In discesa abbiamo seguito la cresta ovest fino ai pressi del passo della Focolaccia, devastato da una cava, e poi abbiamo circumnavigato il monte Roccandagia per tornare a Campocatino.


Il bel paesino di Campocatino, con le costruzioni in pietra (quasi tutte ristrutturate)


Un albero ha inglobato il cartello per l'eremo di San Viviano


L'eremo incastonato nelle rocce


Raggiungiamo la prima cava (cava Formignacola, abbandonata)


Un tratto ben conservato della via Vandelli


Sulla cresta la vista si apre verso ovest: Portovenere, Palmaria, Tino, Tinetto. Visibiltà molto buona: lontano si vedevano anche il Monviso ed il gruppo del Rosa.


Dalla cima verso nord, la zona della Carcaraia e il monte Roccandagia


Il simpatico rocciatore in acciaio sulla vetta: verso sud-est, credo, le Panie


Verso nord-ovest il passo della Focolaccia devastato da una cava, monte Cavallo, Pisanino


Fantastiche formazioni rocciose sulla via del ritorno


Domenica - monte Altissimo da Azzano - cava Henraux:

risalita la marmifera fino alla Polla, abbiamo poi seguito il sentiero 32 (attualmente chiuso per frana) che, seguendo sentieri di cavatori e tracce di vecchie marmifere arriva fino alla cresta dell'Altissimo alla Foce dell'Onda. Di qui alla cima. Ritorno fino alla cava al piazzale della Cava della Tela, all'"Occhio dell'Altissimo". Di qui una via di Lizza ci porta alla cava dei Colonnoni, e poi alla marmifera delle cave del gruppo della Tacca Bianca. Seguendo la marmifera torniamo al punto di partenza.


"Ravaneto" nei pressi della Polla. Si dice che qui Michelangelo venne a scegliere il marmo per le sue statue.


Primo sole sul "sentiero Fanfani" (proprio lui, mi sia consentito dire)


Questo il tratto di sentiero devastato dalla frana che ne ha decretato la chiusura a pochi mesi dall'inaugurazione: in effetti in alto c'è ancora tantissimo materiale instabile, ed un diedro che sembra aspettare il momento buono per venire giù. Noi siamo passati lo stesso.


Più in alto, un sentiero dei cavatori (attrezzato) taglia tutto il fianco sud dell'Altissimo, mentre la vista si apre.


Vista sulla cava dei Colonnoni: l'analogia con le baracche della prima guerra mondiale ci è venuta immediata. Si vede bene la via di lizza, ripidissima, che serviva a calare a valle i carichi di marmo.


Da una guerra mondiale all'altra: una delle postazioni della linea Gotica alla Foce dell'Onda; in secondo piano la cava delle Cervaiole al Picco di Falcovaia


Lungo la cresta: si vedono Gorgona e Corsica


Verso il monte Altissimo


Attraverso l'occhio dell'Altissimo: un'impressionante cava passante, parte della Tacca Bianca


Quanto resta del sentiero dei tavoloni, sospeso sulla parete a picco. Congiungeva la cava dei Colonnoni con quella della Tacca Bianca


Baracca con vista alla cava dei Colonnoni.



Sulla via di lizza che scende dalla cava dei Colonnoni: uno dei "piri", grossi pali sui quali si avvolgevano le funi per calare il marmo.


Lungo le curve della via di lizza si vedono i segni dell'attrito delle corde.


La via di Lizza è ripidissima, parzialmente scalinata.


Più in basso, lungo la marmifera, un gruppo di "poteaux", le pulegge in cui scorreva il filo elicoidale usato per tagliare il marmo


Lunedì - monte Corchia dal passo Croce:

abbiamo seguito la marmifera della cava dei Tavolini, poi il sentiero per il canale del Pirosetto che si insinua tra le guglie del Corchia. Arrivati in cresta, l'abbiamo seguita fino al Corchia ovest e quindi, tra le impressionanti cave che hanno eroso la montagna fino a lasciare solo un filo di cresta,  fino in vetta. Discesa per la cresta SE verso il rifugio del Freo e quindi rientro per il retrocorchia  passando nei pressi di Fociomboli.


Le guglie del Corchia viste dal punto di partenza: si sale dal canale più a destra.


Nel canale del Pirosetto, vista sull'onnipresente cava delle Cervaiole.


Dalla cresta, vista sulla cima e sulla cava dei Tavolini.


Dalla cresta, la cima ovest.


La cava dei Tavolini ha lasciato il minimo indispensabile per percorrere la cresta.


In discesa, vista sulla Foce di Mosceta e sulla Pania della Croce


Vista sul Corchia, con una parete calcarea miracolosamente risparmiata, anche se parzialmente incisa.

Martedì - percorso ciclopedonale Puccini: giornata di riposo, in bici da Massaciuccoli a Lucca lungo il Serchio e ritorno. Pianura e una piccola collina, fuori tema in questo contesto ;)
Mauro

Offline pianmasan

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Tutto molto bello ed estremamente interessante. Non farò in tempo ad andarci di persona, mi basta sognare.

Offline kobang

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Posti che ho frequentato a lungo,nel periodo universitario a Pisa!
Poi ancora qualche gita sull'onda dei ricordi,comprese delle belle scialpinistiche con vista sul mare.
Le cave hanno divorato le montagne e le storie di vita e morte di cavatori e lizzatori  sono scolpite in quelle rocce,una vera epopea.
Per contrastare il pessimismo di Pian mi vien voglia di organizzare una spedizione col solito gruppetto per la prossima tarda primavera:l'estate è troppo calda su quei monti.

Offline AGH

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Interessante ma tristissimo :( Che devastazioni spaventose....
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Offline trabuccone

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Che posti meravigliosi! Complimenti per il bel report della vacanza/trekking! Mi unisco al coro sul discorso delle cave, un disastro da quelle parti... E in alcuni luoghi sono state scavate intere montagne, una vergogna  :'(
per sempre oppressi da desiderio e ambizione c'e' una fame non ancora soddisfatta,
i nostri occhi stanchi ancora vagano all'orizzonte sebbene abbiamo percorso questa strada così tante volte

Offline giesse59

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Ma che bello !!! Sono contento di avervi "ispirato", mi pare di capire che siete saliti sulle Apuane nel Ponte dei Santi, se è così ci siamo quasi "scambiati posto", noi in quei magnifici giorni di tempo fantastico abbiamo girato in lungo e in largo il Renon.

Accidenti, il sentiero 32 (che non ho ancora percorso) è già chiuso  :( E'curioso ma molti dei sentieri che avete percorso nella gita dell'Altissimo non li ho mai calpestati, per esempio non sono neppure mai stato alla Cava dei Colonnoni e i "Tavoloni" li ho visti solo dal basso e più volte dalla Cava Tacca Bianca.

Molto complesso il discorso cave. La devastazione c'è e in alcune situazioni è davvero drammatica, voi siete stati alla Focolaccia che è forse, insieme alle Cervaiole, l'esempio più evidente di quanto la montagna possa essere davvero saccheggiata. Però le cave e molte delle tracce ad esse collegate (soprattutto le vie di lizze, che disegnano itinerari spesso superbi su pendenze feroci ...) fanno parte del paesaggio e del fascino delle Apuane. Oggi i macchinari moderni accelerano la devastazione (e questo è chiaramente un grave problema) ma per le Apuane il marmo è sempre stata anche vita e non a caso molti dei sentieri che noi oggi percorriamo per hobby i cavatori li pestavano per andare al lavoro.

Al Corchia avete visto i ruderi del Bivacco Lusa-Lanzoni (si vede anche in una delle foto in cresta), fu bruciato dagli abitanti di Levigliani 25-30 anni fa in uno dei momenti più "cruenti" della guerra tra cavatori e speleo (il Corchia è un "gruviera", per gli speleologi è un vero paradiso).   

Offline piesospinto

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Accidenti, il sentiero 32 (che non ho ancora percorso) è già chiuso  :( E'curioso ma molti dei sentieri che avete percorso nella gita dell'Altissimo non li ho mai calpestati, per esempio non sono neppure mai stato alla Cava dei Colonnoni e i "Tavoloni" li ho visti solo dal basso e più volte dalla Cava Tacca Bianca.
E temo che il 32 resterà chiuso per tanto tempo. Il tratto interessato dalla frana è stato devastato, si è staccato tutto un torrione, e quel che è peggio, si vede chiaramente che ci sono altre fette fessurate ed instabili. Sui cartelli di avviso c'è scritto che c'è un disgaggio in corso, ma dubito che possano essere impegnate tutte le energie necessarie ad un tale lavoro, soprattutto considerando che la frana interessa una zona impervia e senza vie di comunicazione (a parte il sentiero stesso). E non credo che qualcuno si prenderà la responsabilità di dichiararlo nuovamente agibile senza interventi  :(
Mauro