Veduta "patagonica": dalla cima Col Bel verso il crinale con Cima Aut, sullo sfondo Gran Vernel, Marmolada, il Gruppo di Cima Uomo
Penso di aver visto tanti posti meravigliosi in vita mia ma quando sono salito per la prima volta sul
Col Bel 2436 in Val Giumela sono rimasto letteralmente a bocca aperta: è uno dei luoghi più belli che abbia mai visto. Domina un
piccolo altopiano ultrapanoramico al centro delle Dolomiti con vista su
Latemar,
Monzoni,
Catinaccio,
Sassolungo,
Sella e, last but not least “la Regina”, la
Marmolada. Sembra un paesaggio della Patagonia. Meraviglioso. L’unica nota stridente purtroppo è l’impianto di sci in Val Giumela che per fortuna, dalla cima, non si vede.
Anticima del Col Bel, il cui crinale si intravede sulla destra
Vista verso le Pala de Mesdi nel Gruppo del Catinaccio
Sopra Malga Jumela, il Ciamp de Poza con vista sul Gruppo del Catinaccio
In una escursione precedente al
Col Ombert per il Sentiero Pederiva avevo visto sul lato settentrionale della Val Jumela queste meravigliose distese erbose in alta quota. Già allora mi ero detto: devo tornare! Quest’inverno senza neve è l’occasione giusta. Parcheggio a
Pera di Fassa presso il
Pont da Picioca a quota 1327 e parto per la
strada forestale con segnavia 644 che si inoltra in
Val Jiumela per una stretta gola,
aggirando a sud il Sas de Pere da Fech 2125. Arrivo senza difficoltà a
Malga Jiumela 1978 dove il paesaggio si apre e abbandono il sentiero ufficiale che risale per il fondovalle. Risalgo per una esile traccia il
magnifico Ciamp de Poza, un pascolo punteggiato di baite, puntando alla cresta che raggiungo senza problemi.
Malga Jumela, col crinale che conduce al Col Bel a dx
Veduta verso il Catinaccio d'Antermoia
Eccomi sul crinale, verso il Catinaccio
I versanti erbosi sono assai ripidi e infidi per l’erba alta e secca, ma stando sul panoramico crinale c’è una discreta traccia che conduce per l’ondulato filo di cresta fino alla vetta dello
spettacolare Col Bel m 2436: di una bellezza commovente. Resto senza fiato a rimirare i grandiosi panorami che si perdono all’orizzonte, coi profili del
Gran Vernel e della
Marmolada che si stagliano sontuosi e solenni. L’idea è di
continuare per le creste fino alla Sella Brunech 2428.
Vista verso il Sella
Quasi in vetta, uno sguardo indietro al crinale percorso
In vetta al Col Bel, coi magnifici altopiano erbosi
Zoomata verso Gran Vernel e Marmolada
Attraverso questi magnifici pianori erbosi calando leggermente di quota fino alla
Sela de Ciamò 2354, quindi attacco il crinale che da lontano mi aveva fatto un po’ preoccupare: per fortuna esiste una traccia che dà buona sicurezza e soprattutto è senza neve o ghiaccio. In alcuni tratti il
crinale è leggermente esposto e comunque NON bisogna inciampare perché i versanti ai lati sono molto ripidi.
Vista sul Sella sullo sfondo e La Crepa Neigra a dx
Attraverso le praterie mi dirigo verso il crinale che conduce a Cima Aut
Eccomi sul crinale: sguardo indietro al Col Bel in fondo
Vista su Cima Uomo, in basso il crinale verso il Sentiero Pederiva
Con un minimo di attenzione ma senza problemi percorro tutto il crinale fino a
Cima L’Aut quota 2490. Calo quindi senza difficoltà alla
Sella Brunech 2428, dove dei poveri sciatori si ostinano a sciare penosamente sulle strisce di “carta igienica” (le strisce di neve artificiale).
Da Ciam Aut discesa verso Sella Brunech
Eccomi sull'altro versante: a dx Sella Brunech, sullo sfondo il crinale di Cima Aut, dietro spunta il Sassolungo
Il crinale del sentiero Pederiva verso il Col Ombert
A questo punto pensavo di scendere per il fondovalle ma siccome la vista della pista mi urta assai, decido che, già che ci sono, di fare anche il
crinale meridionale della Val Jumela. Risalgo l’elevazione opposta sopra la Sella Brunech e quindi, sempre per il filo di cresta, torno verso ovest fino al
Sass de Adam 2430 verso gli impianti del Buffaure.
Vista sulla Val Nicolò
Verso gli impianti del Buffaure, con l'ultimo strappo al Doss de l'Adam
Dal Doss de l'Adam ultimo sguardo verso il Col Bel a dx
E' anche il Doss de l'Adam è scollinato, ora scendo verso gli impianti del Buffaure
Qui le cose iniziano a complicarsi:
il sentiero scompare sotto le piste, gli scavi e i piloni. Scendo fino al
Rif. Buffaure e qui ho
l’infelicissima idea di scendere a sud per il sentiero 643 anziché rientrare in val Giumela a nord come avevo previsto.
Da qui in avanti l’escursione è da dimenticare . La pista ha inghiottito il sentiero e sono costretto a scendere per un tratto tra gli sciatori, col rischio di prendermi una multa, poi per un tratto di pista chiusa che è un budello ripido e ghiacciato, abbastanza pericoloso.
Dopo aver percorso tutto il crinale taglio giù per i prati e le piste desolatamente senza neve...
Metto i ramponcelli e scendo in qualche maniera, un po’ sulla pista e un po’ ravanando ai bordi quando possibile. Insisto a scendere, forte del fatto che il gps e la carta Kompass indicano che sotto c’è il sentiero che dovrei intercettare prima o poi. Dopo una faticosa ravanata nel bosco rognoso a fianco della pista,
al posto del 643 trovo una forestale senza segni o indicazioni, grazie alla quale però riesco a rientrare a valle con un lungo traversone fino a
Meida, quindi per prati in mezzo alle piste di fondo fino alla macchina che è buio pesto. Rientro complicato a parte, un giro davvero meraviglioso. Per evitare ll rientro infame, dagli impianti del Buffuaure consiglio di scendere per Val Jomellina a nord anziché sul versante sud.
Il percorso
La Val Giumela si conferma un posto fantastico, anche se è necessario sforzarsi di non guardare alla violenza degli impianti di sci anche in quest’ultimo angolo di paradiso, che era rimasto miracolosamente intatto fino a pochi anni fa. Un incantesimo meraviglioso parzialmente rovinato per fare l’ennesimo e inutile carosello. Disl. circa 1500 coi vari saliscendi, sviluppo 21 km.