Dalla dorsale di Cima Juribrutto, vista verso Gruppo di Cima Uomo e sullo sfondo Marmolada; in basso a dx il Col MargheritaQuesta traversata è nata osservando le mappe e Google Earth: una lunga cordigliera di montagne, la
Catena di Bocche, unisce
Passo Valles a
Predazzo. Perché non provare? Si controlla, si misura, si radunano le esperienze parziali già fatte sul Col Margherita, Juribrutto e Cima Bocche. Il resto del crinale è ignoto. Si cerca in rete: si trova nulla, quindi l’entusiasmo cresce
. Misurando con Google Earth, la percorrenza dovrebbe essere di circa 30 km: si può fare (alla fine saranno 35). Punti pericolosi o esposti non ce ne dovrebbero essere. Alle 5 in punto (dopo aver dormito solo 3 ore scarse
io e Angela ci troviamo a Predazzo, dove lasciamo una macchina, con la seconda raggiungiamo
Passo Valles 2032, dove parcheggiamo e partiamo finalmente per la traversata. Ci incamminiamo per strada forestale per raggiungere
Malga Pradazzo e quindi
forcella Pradazzo, dove vediamo una splendida alba sul Pelmo e sul Civetta.
Alba verso Pelmo e Civetta da Passo PradazzoInizia ad albeggiareAlba sulle Pale di S. MartinoIl sole lambisce anche le cime delle
Pale di S. Martino che emergono dall’ombra. Il cielo però, contrariamente alle previsioni, è in gran parte bigio e con molta foschia. Per evitare si salire lungo la pista da sci abbandoniamo la forestale e tagliamo su per i facili costoni che ci portano nei pressi del
Col Margherita 2550.
Alba a forcella PradazzoDi qui inizia la traversata vera e propria, a ridosso del crinale a picco sulla Valle di S. Pellegrino. Attreversiamo il vasto tavoliere roccioso punteggiato di pozze d’acqua: quasi pianeggiante verso il crinale, digrada dolcemente a sud verso la valle del Travignolo, mentre a nord precipita con aspri dirupi sul
passo S. Pellegrino.
Nei pressi del Col S. MargheritaPale di S. MartinoIl vasto tavoliere roccioso verso Cima JuribruttoRaggiungiamo la più alta
elevazione senza nome di 2575 quindi caliamo leggeremente di quota fino a
forcella Vallazza 2521, dove entriamo nel
Parco Naturale Paneveggio - Pale di S. Martino. Qui notiamo un ripido costone che sale direttamente alla dorsale di Cima Juribrutto, decidiamo di provare a salirlo per la massima pendenza. Troviamo segni bianco/rossi che ci confortano, il sentiero costeggia i
notevoli trinceramenti della Grande Guerra. In cima al promontorio c’è una
povera croce a quota 2640.
Forcella Vallazza e cima Juribrutto, al centro il costone di salitaSalendo verso cima Juribrutto, sullo sfondo Passo S. Pellegrino e il Gruppo di Cima Uomo, dx Col MargheritaDa Forcella Vallazza, il costone che sale alla dorsale di Cima JuribruttoMolta foschia e cielo velato, in compenso non fa troppo caldoPapavero alpinoVista sulle PaleDi qui si sale facilmente a
Cima Juribrutto 2697, la prima vetta cruciale della giornata, tra lunghissimi trinceramenti che percorrono la dorsale. Dopo breve sosta, iniziamo la discesa. Con percorso libero perché le tracce si perdono spesso, scendiamo di quota fino a
forcella Juribrutto di 2381, tra numerosi resti di baraccamenti militari e centinaia di palificazioni sparse alla rinfusa sulle rocce e resti di reticolati.
Quota 2649 sulla dorsale di JuribruttoTrincee sulla dorsale di Jurbirutto, sullo sfondo Cima BoccheVista su Passo S. Pellegrino, Gruppo di Cima Uomo e Marmolada sullo sfondoIn vetta a Cima Juribrutto, sullo sfondo Cima BoccheL'incantevole Lago di JuribruttoOra ci aspetta la ripida salita verso cima Bocche col
sentiero 628 che si inerpica sul fianco est. Attacchiamo il facile sentiero
scollinando a quota 2586 e quindi, per costone facile ma eterno, fino a
Cima Bocche m 2745, la più alta elevazione della catena.
Quota 2586, dorsale di Cima Bocche con vista sulle PaleIl tratto finale verso Cima BoccheDalla dorsale di Cima Bocche verso Cima Juribrutto appena discesoDa Cima Bocche, a dx cima JuribruttoZoomata su Passo Farangole nelle Pale di S. MartinoMeravigliosa fioritura ovunque: Eritrichium nanumLaghi di Lusia, sullo sfondo la spaventosamente lontana Cima ViezzenaAncora i Laghi di Lusia visti dalla forcella: a sx la cresta del Gronton, al centro Cima Bocche versante ovestI panorami sono grandiosi come al solito, il tempo per fortuna migliora sensibilmente e sta uscendo un bel sole. Ci prende però un colpo quando vediamo la lontanissima
Cima Viezzena, che pare irraggiungibile senza un aeroplano da tanto appare lontana, figuriamoci a piedi. Facciamo finta di non pensarci. Dopo breve sosta pranzo si riparte di nuovo, in discesa per il versante ovest. Avvistiamo il magnifico
Lago Bocche dall’alto sul versante sud, quindi gli splendidi
Laghi di Lusia. Il ripido versante di Cima Bocche è praticamente tutto trincerato da decine di trincee con resti di baraccamenti, abbastanza impressionante. Raggiunta la
forcella di Bocche 2543, scendiamo fino agli
idilliaci laghetti di Lusia, in due conche a quote differenti.
Da Cima Bocche verso i Laghi di Lusia, sullo sfondo la lontanissima e apparentemente irraggiungibile Cima ViezzenaQui incontriamo un po’ di turisti, saliti da Malga Bocche da sud o con la funivia dal versante fassano. Altra ripida salita, per fortuna breve, per mulattiera fino alla
forcella poco sotto Cima Lastei. Di qui inizia (i sentieri sulla Kompass sono tracciati in modo molto fantasioso) la lunga discesa verso
Passo di Lusia 2055. Qui prendiamo un caffè al rifugio, in vista dell’ennesima dura salita a Cima Viezzena. Sono quasi 500 metri di ripido dislivello, in parte sulla pista da sci, dove la fatica inizia a farsi sentire. Ma teniamo duro, guadagnando metro per metro il dislivello rimasto.
Durante la discesa verso Passo Lusia, vista sulle Dolomiti di Fassa con Roda di Vael a sx, Catinaccio a dxSalita al M. Viezzena, altri 500 metri di salita che si fanno sentireAncora le Dolomiti di FassaVista mozzafiato sulle Pale di S. Martino durante la salita al ViezzenaLe fioriture rallegrano la dura salita: nella foto, Potentilla nitidaUna volta in cima al Viezzena un altro colpo al cuore:
il M. Mulat 2151 è ancora spaventosamente distante. Misuriamo la distanza a occhio sulla carta: ancora 6 km di crinale fino al Mulat, e altri 4 per arrivare alla macchina a Predazzo. Dopo breve sosta per rifiatare riprendiamo il cammino mentre il tempo comincia a guastarsi rapidamente, la vicina catena del Lagorai è già avvolta dalle nuvolaglie.
Discesa dal Viezzena, sullo sfondo al centro il Passo di Costalunga, tra Latemar e Roda di VaelVerso la fine della Costa di Viezzena il temporale si sposta verso nord e ci investe con tuoni, fulmini (per fortuna non vicinissimi) e pioggia battente mista a grandine. Cerchiamo di affrettare la discesa ma il fatto di essere su una dorsale coi fulmini che cadono intorno non ci rallegra troppo. Metto via la macchina fotografica e quindi la documentazione si interrompe un po' bruscamente per cause di forza maggiore
Verso il lontanissimo Monte MulatAncora fiori! Dianthus vulgarisUna volpe fugge a rotta di collo in ValbonaQuando ormai siamo zuppi di pioggia, avvistiamo
Malga delle Vacche dove ci rifugiamo in un piccolo locale provvidenzialmente aperto. Restiamo bloccati circa un’ora tra pioggia, grandinate in serie e fragori di folgori. Quando arriva finalmente una pausa, decidiamo di abbandonare alla svelta la dorsale per il Mulat e di
abbassarci a valle da Valbona, tra l’altro allungando il percorso. Scendiamo così una tremenda forestale ripidissima e spaccagambe con fondo cementato, che ci riporta a valle
presso l’albergo Zaluna. Qui tentiamo di prendere un sentiero che ci riporterebbe in costa verso Predazzo ma che si perde quasi subito nei prati con l’erba alta. Scendiamo allora lungo la strada provinciale fino a Predazzo, dove arriviamo intorno alle 19.00 abbastanza stanchini. Gran bel giro con panorami grandiosi, molto faticoso per la lunghezza ma soprattutto per i continui saliscendi, che ci ha permesso di vedere zone mai fatte, specie quella dei laghi di Cima Bocche, davvero una zona meravigliosa. Dislivello 1600, sviluppo 35 km.
Il percorso della traversata