Oggi sono andato a vedere il film "Cerro Torre: a Snowball's chance in hell".
Il tema centrale è la salita al Cerro Torre, in arrampicata libera, da parte di David Lama.
Il tutto condito con altre storie che hanno ruotato attorno a quella vetta, ad iniziare dalle salite di Cesare Maestri: la prima, controversa, con Toni Egger, che non ne è tornato vivo, la seconda, famosa, con l'utilizzo del "compressore".
Il titolo è un riferimento a una frase di Jim Bridwell, altro protagonista di quei luoghi, che afferma sia impossibile salire in libera la via del compressore. Proprio questo invece è l'obiettivo di Lama.
Il film inizia più come un collage di immagini e scene che come la cronaca di una scalata. Devo dire che questa parte mi è risultata quasi noiosa come procedere narrativo. Ma con il senno di poi devo ammettere che forse è stata la giusta introduzione a ciò che segue...
La parte sostanziale del film è la sequenza dei ben tre tentativi successivi, in diversi anni, necessari a Lama per raggiungere il suo scopo.
Il primo tentativo, infatti, anche ostacolato dalle condizioni ambientali, lo vede abbandonare ben presto la via di salita. Appare chiaro che, da stella dell'arrampicata sportiva, ha ampiamente sottovalutato le difficoltà dell'arrampicata in parete, una disciplina molto diversa. Al secondo tentativo, raggiunge la vetta ma arrampicando molti tratti in artificiale. Per sua stessa ammissione, stavolta ha capito di aver varcato il confine tra arrampicata e alpinismo. Al terzo tentativo, finalmente, corona il suo sogno.
I tre tentativi sono documentati, dal punto di vista cinematografico, in un continuo crescendo. Relativamente poche scene per il primo, maggiore insistenza sul secondo, una lunga e appassionante cronaca per il terzo, che si dilunga in modo davvero emozionante sui passaggi chiave della via, dove appare chiaro come Lama abbia non solo superato i limiti finora raggiunti da altri salitori, ma soprattutto ha ampiamente superato, per sua chiara ammisione, i propri stessi limiti.
Il terzo tentativo, tra l'altro, oltre a vedere impegnati Lama e il suo compagno di cordata, comprende un'altra cordata sulla parete ovest, composta da tre elementi che oltre ad essere alpinisti, costituiscono la troupe di ripresa che opera in parete, in aggiunta agli operatori in elicottero. Quasi una gara: da una parte i due che arrampicano fondamentalmente su roccia; dall'altra i tre, che risalgono enormi pareti ghiacciate, spesso letteralmente verticali.
Ed è una vera apoteosi la scena finale, con l'arrivo in vetta al crepuscolo, i cinque che si abbracciano, e le immagini che ruotano su uno sfondo fantastico quale può essere quello patagonico.
La seconda metà del film, con le sue stupende sequenze cariche di tensione, ambientate in grandiose scenografie naturali, tiene letteralmente inchiodata l'attenzione sull'azione in svolgimento. Non ho potuto fare a meno, soprattutto in tutta la parte finale della salita, di partecipare in modo corporeo alla fatica fisica e all'impegno mentale e psicologico che i protagonisti stavano sostenendo.
Molto emozionante, da vedere.