Gita del 25 aprile 2013
Appena apre la cabinovia Paradiso al Passo del Tonale alle 8:15 siamo già in fila insieme a un nutrito gruppo di scialpinisti che scalpitano per entrare manco fossero regrediti a pistaioli.
La ressa è grande e la coda dietro a noi continua ad aumentare. Solo qualche timido maestro di sci si distingue dal branco crescente degli sciatori fuori pista che si accalca all’entrata della cabinovia che una volta saliti in pochi minuti ci scarica al Passo Paradiso, mentre sulla pista sottostante un gatto delle nevi si sta dando da fare freneticamente per rimuovere una gigantesca valanga caduta poco prima sulla pista.
In effetti le condizioni non sono delle migliori, su vari versanti a nord alla base delle rocce si notano numerosi lastroni e distacchi anche piuttosto grossi.
Dopo aver preso la soporifera seggiovia, che attraversa il plateau del Presena, prendiamo l’ancora e ci mettiamo in fila per risalire a piedi i pochi metri che ci separano dal passo degli sciatori, poco sopra la stazione d’arrivo dell’ancora. Una volta al passo si presenta a noi lo splendido panorama del ghiacciaio dell’ Adamello e delle Lobbie sotto un cielo azzurro e limpido. Alle nove siamo sci ai piedi e ci apprestiamo a scendere al lago Mandron dove metteremo le pelli per la nostra lunga escursione. Alle 9:30 iniziamo la risalita al ghiacciaio dell’ Adamello, insieme ad un nugolo di sci alpinisti che continuano a scendere a frotte dal passo degli sciatori.
Iniziamo con un buon ritmo ed in poco tempo siamo rimasti poco meno di una decina quando mettiamo piede sul ghiacciaio. Oltretutto, fortunatamente, le mete di tutti sono tra le più disparate: la maggior parte, già in discesa aveva optato per il Pisganino, molti devieranno verso il rifugio Lobbia, qualcuno verso il Cannone e il Corno Bianco e i rimanenti, compresi noi, continueranno lungo l’infinito Pian di Neve, aggirando l’imponente ed estetico Corno Bianco fino al passo Adamello (3100m) a cui arriveremo alle 11:30 circa.
Qui breve pausa, anche per alleviare il dolore alla pianta del piede dovuto allo sfregamento delle calze ormai bagnate dal sudore con il piede e lo scarpone,
cosa che capita abbastanza frequentemente quando si percorrono lunghi tratti in falsopiano. Il tempo è splendido e un sole pieno splende sopra di noi, scaldandoci piacevolmente, fortunatamente un vento molto fresco ci fa procedere comunque con una felpa sopra la maglietta e quando ci si ferma, il freddo si avverte eccome… fosse stata una giornata senza vento sia la neve che i nostri fisici ne avrebbero risentito maggiormente, invece la neve quando non è in conche o avvallamenti o su pendii direttamente esposti al sole ha una buona tenuta e quando non si è protetti dalle pareti imponenti è quasi necessario mettersi la giacca per l’aria fresca che spira.
Superato il passo, dopo un piccolo erto pendio di un centinaio di metri, finalmente inizia a vedersi la nostra meta che abbiamo deciso di salire per la breve cresta EST che la separa dal monte Falcone per abbreviare il percorso. Una volta sotto la cresta, togliamo gli sci e saliamo la ripida cresta aiutandoci con una corda fissa posta in loco che agevola nettamente la salita e la sicurezza. Dopo un breve tratto di una cinquantina di metri, il pendio torna docile e in breve conduce all’ambita vetta dell’Adamello (3539m) a cui arriviamo alle 12:45. Purtroppo possiamo fermarci poco perché il nostro giro è ancora lungo e quindi sci ai piedi ridiscendo la ripidissima ed esposta cresta salita a piedi (4.2 E2).
Con traverso alto e un po’ di sci in spalla riusciamo a scavallare la spalla del Monte Falcone per portarci con breve discesa il più possibile in quota sotto ai pendii SO del Corno Bianco. Insicuri sulla sicurezza di tali pendii, ci riaffranchiamo quando vediamo una decina di persone tracciare la stessa via che intendevamo salire noi e che i pendii sono completamente trasformati e sicuri.
Giungiamo sulla cresta per una bocchetta a SE della cima e in breve sci ai piedi senza difficoltà giungiamo in vetta al Corno Bianco (3434m) alle ore 14:15. Qui dopo una valutazione del manto nevoso del pendio N, che sembra ancora in condizioni invernali e composto di polvere compressa dal vento decido di scenderlo per la direttissima dalla vetta. Dopo qualche passo a scaletta, un’inversione di marcia e i primi 50m di discesa su neve buona è stato necessario un esposto traverso a dx (E) per evitare i salti di roccia sottostanti. (5.1 E3) L'amico con lo snowboard, entrato più in basso e più a est, non riuscendo a giungere al canalino di passaggio opterà per saltare i salti di roccia ...
Una volta alla base del Corno Bianco abbiamo ripellato per procedere a fianco di Cima Garibaldi e Punta del Venerocolo fino all’ultimo ripido e faticoso pendio che porta al Passo Venezia (3226m) a cui siamo arrivati alle ore 16:00 e da qui in breve all’ultima cima della giornata: il Monte Venezia (3290m).
Ci siamo un po’ riposati e poi preparati alla lunga discesa della vedretta di Pisgana Occidentale e della val Narcanello, martoriata da valanghe gigantesche che rendevano difficile la progressione.
A quota 1600 circa la neve diventa poca e sulla forestale abbiamo caricato gli sci in spalla fino alla pista da sci e da qui alla Tana degli Orsi a Sozzine (1300m) dove siamo arrivati alle 18:30 e dove ci siamo gustati il calar del sole, un pediluvio e una dissetante birra, prima che una pia anima ci venisse a recuperare per riportarci al Passo del Tonale.
Disl: 1700m Sviluppo: 33km
P.S. Le valutazioni della difficoltà delle discese sono soggettive in quanto non ho trovato nulla in rete o su guide. Complimenti al mio amico Davide che ha affrontato la lunga gita con la splitboard e almeno 3kg di peso per gamba e all'amico trovato sul cammino Marco che da vero "local" ci ha accompagnato e raccontato tutte le storie e i segreti dell'Adamello!
