La valle di Breguzzo è la prima laterale in dx orografica delle Giudicarie interiori dopo Tione. Si risale da Bondo su carrozzabile asfaltata. Noi mettiamo gli sci ai piedi dove parte la forestale che percorre la val d’Arnò. L’innevamento è buono. Giungiamo nei pressi della m.ga d’Arnò, da dove è già visibile gran parte del nostro itinerario (ma non la cima che rimane a lungo nascosta),
la superiamo e cominciamo la lunga e faticosa salita verso la nostra mèta. Il pendio è piuttosto ripido ma la neve non è dura, anche se per sicurezza calziamo i coltelli. In alcuni punti la neve scarseggia e dobbiamo levare gli sci.
Superato il primo risalto, il più faticoso, il pendio si addolcisce e si apre.
I monti che chiudono a ovest la valle d'Arnò.
Si prosegue in ambiente aperto su pendenze sempre piuttosto sostenute
La bella piramide di c. Agosta
Alcuni scialpinisti ci superano e noi seguiamo le loro tracce.
Male facimmo!
Li vediamo puntare ad una bella pala nevosa, che il GPS dice non essere la nostra mèta, ma li seguiamo ugualmente.
Giunti alla sommità la pala si rivela non una cima ma l’inizio di una cresta, impercorribile, che si conclude alla nostra vera cima (q. 2847). Ormai è andata.
Poiché avevamo anche programmato di raggiungere le porte di Danerba, valico che si trova a nord-ovest della mèta originaria, per scendere lungo la val del Vescovo, non ci resta che calarci con bella sciata dalla cresta lungo la pala e perdendo meno quota possibile risalire poi al passo di Boldone, a sud della c. d’Arnò, che da questo valico sarebbe anche raggiungibile senza grosse difficoltà: ma ne abbiamo abbastanza!
Passo di Boldone sulla sinistra e c. d'Arnò al centro.
La lunga cresta vista dal p. Boldone. La quota che abbiamo raggiunto è la seconda da destra, la più alta.
Sempre dal passo, la
vera c. d'Arnò
Dal passo altra sciata verso la val Danerba con aggiramento di uno sperone roccioso che si vede al centro
e breve risalita a piedi alle porte di Danerba.
Qui si apre a nord-est la val del Vescovo, ampio vallone che presenta tre risalti intervallati da un paio di pianori.
La neve non è delle migliori, un po’ crostosa, un po’ liscia, ma ben sciabile: la discesa è molto bella e ci gratifica della fatica fatta in giornata.
Alcune immagini della valle.
In alto le porte di Danerba
Alla fine del secondo piano ci si affaccia sul Redont,
radura pianeggiante chiusa da ripidissimi pendii. La “pista” – perché ormai di pista si tratta, ovviamente né larga né comoda - non scende fino al piano ma si tiene lungo il fianco delle montagna, calando progressivamente verso la malga Trivena ed il rifugio omonimo.
Tratto non bello né semplice perché solcato da innumerevoli tracce vecchie e dure. Al rifugio due chiacchiere con il simpatico gestore e poi giù per la strada, orrenda e poco sciabile, che ci riporta alla macchina. Si devono attraversare anche due vecchie valanghe, una delle quali di grandi dimensioni, e in più punti si levano gli sci per carenza di neve. Dopo nove ore di scialpinismo concludiamo il nostro anello.