Dopo un bel po' che abbiamo perso occasione di incortrarci,io e ferri alla fine decidiamo di farlo capitare apposta andando sulla Presanella.
Seguendo la val di Sole fin poco dopo Vermiglio si incrocia una strada che indica Stavel e dopo poco l'indicazione per il rifugio Denza, si imbocca questa vecchia mulattiera militare (tonale e presanella erano zone di scontri durante la guerra bianca) che dopo parecchi tornanti si eleva sulla valle fino ad arrivare ai ruderi del forte pozzi alti dove si parcheggia la macchina.
Per puro masochismo, abbiamo deciso di partire presto e di portarci la roba da arrampicata (appesantendo un bel po' lo zaino non proprio leggero) perchè nei pressi del rifugio c'è una bella placca attrezzata, ("il granito più bello del trentino" ci dirà poi il rifugista, confermo) tanto al pomeriggio le previsioni danno pioggia e cosa c'è di meglio che arrampicare su placca sotto l'acqua?!
Il previdente e malfidato ferri (e amante delle ciaspole
) , visto che gli zaini non erano abbastanza pesanti mi aveva fatto promettere di portare anch'esse e così saliamo al rifugio come sherpa ma molto contenti e chiacchieroni, dopo un'oretta e un quarto di agonia e qualche acrobazia per passare dentro una galleria militare piuttosto bassina e a una grondaia sotto una cascata giungiamo al Denza (2300m), bel rifugio ristrutturato e accogliente.
Il rifugio è veramente affollato,tanto che oltre al bivacco invernale anche la graziosa chiesetta costruita coi resti dei baraccamenti della grande guerra dal vecchio rifugista, sarà usata come ricovero dai numerosissimi alpinisti che il giorno dopo saliranno le varie vie della parete N.
Dopo un bel piatto di pasta e una birretta ci resta ancora qualche ora per far venire l'ora di cena (18:30), allora trasformiamo il proposito di arrampicare in realtà: a parte il fatto che mi son dimenticato rinvii e scarpette, il buon compagno è talmente motivato ( e insistente
) che mi lascio trascinare in questa stupidaggine
di arrampicare sotto l'acqua con i moschettoni al posto dei rinvii e con gli scarponi...
Fortunatamente riesco a non sfracellarmi e anche a divertirmi...è andata bene, va...
La cena al rifugio stracolmo (tanto da dover far 2 turni per cena) è ottima e abbondante, un'altra birretta, con stupore impariamo che tra il centinaio di persone presenti solo in 4 faremo la normale....
si prepara lo zaino togliendovi tutto fuorchè l'indispensabile e poi verso le 9 e mezza a letto nel debordante bivacco invernale. La sveglia è alle 3:45, ma la maggioranza partendo per le svariate vie della parete nord si sveglierà un'ora prima...ovviamente facendo un casino bestia; poco male tanto nonostante droghe, tappi per le orecchie e tecniche di autoipnosi non riuscirò a dormire un solo ca**o di minuto.
Dopo la colazione, già vediamo le luci degli alpinisti partiti prima che si arrabattano tra i crepacci sulla vedretta della presanella, l'unica coppia che avrebbe fatto la normale insieme a noi ci chiede di accompagnarli, e così sia...fatto sta che con gran nonchalanche e stato zombiforme dovuto alla nottata in bianco invece di salire (come mi ero riproposto) sulla seconda morena per far il sentiero delle scalaze che porta fino al passo cercen, salgo subito sulla prima che è grossomodo parallela...il tipo avanza dubbi, riconosco anch'io l'errore, ma non tragico in quanto c'è un altro sentiero che poi si ricongiunge col più "gettonato" senza deviare di molto.
Non c'è verso, i 2 ragazzi preferiscono scendere e risalire l'altra morena seguendo la traccia più evidente...pace, dopo poco li vedremo tornare indietro, il rifugista stranito ci dirà poi che sono poco dopo scesi al rifugio e alle 7:00 tornati a valle...
Senza difficoltà passando per bei nevai e laghetti morenici ci ricongiungiamo col sentiero principale e poi con fatica ci innalziamo verso il passo Cercen (3000m circa), un po' prima di scendere dalla morena innevata prepariamo l''attrezzatura che ci servirà ad affrontare il ripido tratto di ghiacciaio che porta dal passo Cercen alla Sella Freshfield (3375). Da qui vediamo che in realtà diverse cordate stanno affrontando anch'esse la normale, probabilmente dopo la decisione di un cambio di itinerario. Per un po' seguiamo la loro traccia e scopriamo con orrore
che sono un pericolosissimo gruppo C.A.I.
.
A parte gli scherzi, erano sempre fermi e allora dopo aver tagliato dritto per dritto verso la sella sputando sangue ci arriviamo assieme ai primi raggi di sole....
Un po' di riposo, ci si gode il meraviglioso panorama su cima Presanella e vedretta di Nardis e poi si affronta la temuta (in realta una boiata) discesa sulla vedretta, una specie di canalino nemmeno troppo ripido di 25m circa con perdipiù corde fisse...
Si percorre quindi tutta la dorsale Vermiglio-Presanella tenendosi quasi sempre sotto la cresta e incrociando le varie vie di salita dalla nord.
Infine si aggira la vetta principale (o eventualmente la si risale sul ripido canalino centrale, neve permettendo) e per facili roccette alla cima, dove sopraggiungevano anche alcuni alpinisti dallo scivolo nord e dalla cresta est.
Alla fine, del centinaio di alpinisti partiti la mattina, chi magari per non interesse nella cima ma solo nella via percorsa o per altri motivi, comunque solo una trentina sarà arrivata in vetta, uno addirittura ha sceso lo scivolo nord con gli sci (applausi!
) a riprova delle ottime condizioni della zona.
Ritorno fino al passo cercen per la via di salita poi ravanando a caso per nevai e pietraie fino al rifugio.
Gran Fatica, ma veramente bella. Un saluto e un ringraziamento particolare a Mirko ed Erika (i due rifugisti) per la dedizione al proprio lavoro, l'amore per la montagna, la gentilezza e l'ottima accoglienza.