Ieri bella e caotica gita in Presanella, con Gino e Salvatore, al Rifugio Segantini e poi fuori sentiero, in giro in quel ambiente maestoso e severo.
Partiamo dal parcheggio di
Malga Vallina D’Amola (2000 m ca.) e prendiamo il sentiero 211 per il bel
Rif. Segantini (2373 m), che raggiungiamo in breve tempo, lungo un bel sentiero facile e panoramico. Sosta al rifugio e punto della situazione. In zona ci sono pochi sentieri segnati, quindi decidiamo di andare a zonzo verso la zona di
Punta Laghetto. Ci dirigiamo verso N attraversando un corso d’acqua su di un simpatico ponte sospeso lungo il sentiero 216. Subito dopo il ponte abbandoniamo il sentiero piegando verso NO e risalendo la valle lungo la cresta di una vecchia morena detritica. La Presanella, di fronte a noi, fa capolino dalle nubi. Arriviamo, risalendo poi il lato opposto della valle per grossi massi granitici, fin sotto
Punta Laghetto (2945 m) dove siamo indecisi sul da farsi. I miei compagni di escursione si dividono su quale sia la via migliore di salita. Uno decide di salire da dove ci troviamo noi. Non c’è sentiero e deve inerpicarsi per infide roccette per arrivare in vetta. L’altro fa il giro intorno alla base del rilievo e scopre una traccia, segnata con ometti di pietre che porta fino in vetta. Io resto di guardia agli zani…
Ricomposto il trio poco dopo, decidiamo di scendere, attraverso il
Passo del Laghetto, nella valle attigua, intuendo, dall’alto, una breve e poco difficoltosa discesa per rocce.
Errore tremendissimo
, la discesa è eterna, faticosa ed i massi che la caratterizzano sono infidi e, soprattutto, non finiscono più. Quando, molto tempo dopo, arriviamo sul sentiero per il
Rif. Cornisello, guardando la strada fatta, ci prende qualche brivido
: il percorso che Gino ha tracciato, andando su e giù per la massicciata, era l’unico fattibile; un poco più a destra o a sinistra saremmo finiti nei guai con l’unica possibilità quella di risalire il pendio per massi. Credo che mi sarei lasciato morire di inedia
.
Arriviamo al
Rif. Cornisello, dunque, dove si trovano pesanti tracce delle opere eseguite per costruire una centrale idroelettrica, poi abbandonate. Ci beviamo tre robuste birre e ci godiamo una vista strepitosa del Brenta. Poi, lungo la strada, torniamo alla macchina.
Che dire, giro bello per ambienti maestosi, panoramici e severi. Faticoso più per l’assenza di sentiero che per la lunghezza o il dislivello totale che, cima a parte, si aggira sui 1100 m.