Lago di Lares
Non credo di avere abbastanza aggettivi per descrivere questo giro semplicemente grandioso. Un’idea che carezzavo da almeno un paio d’anni: salire al magnifico lago di Lares non mi bastava. Volevo fare un giro ad anello per evitare il lungo ritorno per la stessa via. Si potrà attraversare al
Lago dei Pozzoni? Qualcuno diceva sì, altri sconsigliavano. Ho “esplorato” a lungo la zona dall’alto con le immagini di Bing per vedere se c’era un passaggio, ma si riusciva a capire fino a un certo punto, tranne che era un terreno difficile con immense pietraie e il ghiacciaio a ridosso che volevo ovviamente evitare.
La zona dei laghi vista con Bing: da sx Lago Pozzoni, Lago Busa del Morto, Lago Lares
Zone a me totalmente ignote, selvagge, frequentate pochissimo.
Con due grandi incognite: 1) esistono tracce da seguire tra Lares e Pozzoni? 2) è possibile “guadare” il torrente che sfocia dalla vedretta di Lares? Nel mese di luglio e agosto aveva fatto un gran caldo e ho considerato che la portata del torrente avrebbe potuto essere proibitiva. Ho quindi rimandato fino a giovedì 27 agosto quando è scoccata l’ora x
A dx il lago Lares, al centro la piana dove scorre il torrente da guadare che esce direttamente dal ghiacciaio
Ho letto tutto quanto si trovava online al riguardo, sono abbastanza fiducioso: mal che vada salirò solo al Lago di Lares e tornerò indietro, è pur sempre una signora escursione di 1500 metri di dislivello. Sveglia alle 3 di mattina per
Pinzolo, quindi
Val di Genova fino alla
Malga Genova. Alle ore 6 precise sta albeggiando e sono in marcia per il
sentiero 214. Mi inoltro nel bosco con le orecchie ben dritte pronte a captare rumori sospetti, mi seccherebbe incontrare l’orso quasi al buio
.
Ore 5.50 partenza da Malga Genova: confesso che quell'ombra scura al centro e in basso nella foto mi ha messo un filo di inquietitudine
Dopo venti minuti il primo grande spettacolo, la fragorosa
cascata di Lares che rimbomba nella valle, peccato ci sia ancora poca luce per apprezzarla come si deve. Penso tuttavia con preoccupazione alla portata del fiume in alto... Il sentiero è facile ma con parecchi tratti scivolosi e fangosi.
La fragorosa e spettacolare Cascata di Lares
Con calma mi alzo di quota nel bosco ripido fino a superare il gradone che a quota 1900 m, quando entro nella spettacolare piana della
Val di Lares, dove sorge la malga omonima. Qui il paesaggio cambia decisamente aspetto: il bosco fitto di abeti finisce per lasciare spazio ad ampie praterie contornate di boschi radi di larice. Sembra di essere in Canada per la vastità dei panorami, se non fosse per la
Presanella che incombe all’orizzonte con la sua maestosa imponenza.
Il paesaggio nei pressi di Malga Lares
Malga Lares
Da
Malga Lares 1891 scendo leggermente in una piana torbosa e acquitrinosa, solcata da un torrente gorgogliante. Percorro un sentiero angusto tra roccioni e ontani vicino all’impluvio ancora in ombra, fa quasi freddo. L’attraversamento delle spianate con l’erba alta bagnata mi ha completamente infradiciato i piedi
La piana torbosa da attraversare
Il massiccio della Presanella incombe all'orizzonte verso nord
Il sentiero sale gradualmente per la lunga valle fino alla testata, che è pianeggiante e percorsa da un torrente che si divide in varie anse. Spettacolare. Mi fermo per strizzare i calzettoni dall’acqua. Ora la traccia sale decisa per un ripido costone, passando accanto ai
ruderi del Rif. Lares m2085.
La testata della valle, ora si svola a dx salendo un ripido costone
Guadagnata l’ampia dorsale, il percorso spiana tra grandiose lastronate di roccia, fino alla spettacolare conca del
Lago di Lares 2651, dove resto a bocca aperta per il paesaggio grandioso. La corona di cime e vedrette si specchiano nelle acque dai colori splendenti blu-verde.
E’ un lago glaciale di recente formazione, lungo quasi un km e largo 300-400 metri, nato verso la metà del secolo scorso per effetto del ritiro del ghiacciaio.
Presanella
La dorsale pratosa scompare per le pietraie d'alta quota
Sulle rive del lago Lares
La giornata è bellissima, calda, temevo le nebbie ma la visuale è ottima. Dopo un po’ di foto decido di proseguire subito, la gamba è ancora ottima, il percorso lungo ma soprattutto voglio togliermi subito “il peso” della
faccenda del guado. Poco a valle del lago incontro una lieta sorpresa:
un cartello e dei segni freschi bianco/rosso sui sassi che indicano la via per i Pozzoni. Fantastico, proprio quel che ci voleva! Mi sento più tranquillo. Attraverso in costa delle immense rocce montonate di granito liscio come il vetro, fino ad arrivare ad una serie di gradoni ripidi affacciati sulla valletta dove
scorre il torrente Lares che esce dalla bocca del ghiacciaio. Vista grandiosa di selvaggia bellezza ma anche abbastanza preoccupante:
c’è quasi un lago, dove emergono qua e la’ lingue di sabbia. A prima vista è inguadabile! L’unica è scendere e andare a vedere.
La piana dove il torrente sfocia dal ghiacciaio
Le lingue si sabbia sono punteggiate di margheritine
Calo a zig zag per i ripidi gradoni, sfruttando delle specie di cenge, ottimamente segnate anche con ometti. Arrivato sulla piana in fondo, sono rapito da tanta bellezza, indugio sulle spiagge sabbiose coperte di margherite. Ma non c’è tempo per imbambolarsi troppo,
la faccenda del guado mi preoccupa. Seguo i segni verso valle dove il fiume si restringe verso una gola. Ed ecco il primo passaggio: bisogna saltare dalle rocce su un sasso affiorante in mezzo a un torrente dove l’acqua è fonda circa un metro e che scorre con un certo impeto: impossibile usare i bastoni, bisogna saltare e non si deve sbagliare. Il problema è che il sasso sembra bello viscido, con una patina grigiastra formatasi quando era sommerso e che non promette nulla di buono. Trattengo il fiato e salto cercando di poggiare il piede come se dovessi saltare su un uovo senza romperlo
. Un balzellone deciso e sono dall’altra parte, è andata! Traverso una lingua di sabbia e arrivo al secondo guado: qui bisogna saltare su sassi sparsi, sempre viscidi ma per fortuna la portata è minore e con l’aiuto dei bastoni passo senza grossi problemi. Grosso sospiro di sollievo!
Il secondo guado: fatto!
Ora posso concentrarmi sulla traversata ai Pozzoni. Gli ometti e i segni sono un grande aiuto, non so quanto tempo ci avrei messo senza. Le lastronate di granito sono abbastanza facili ma assi tormentate con passaggi angusti tra i macigni, salti di roccia, grandi rocce montonate che bisogna risalire con percorsi tortuosi.
Fortificazioni
Residuati bellici
Corno di Cavento
Arrivato finalmente sulla
dorsale a quota 2800 circa, percorro un
labirinto impressionante di trincee, caverne, postazioni, muri a secco,
resti di baracche della Grande Guerra. Qui i soldati affacciati a picco sulla grandiosa vedretta di Lares controllavano i movimenti del nemico in quota, dal
Carè Alto fino al Corno di Cavento (
video del sopralluogo della postazione austriaca in galleria fatto qualche anno fa in elicottero) e al
Crozzon di Lares. Tra le trincee in rovina trovo i soliti tristi reperti di guerra: schegge, caricatori di fucile, rottami in ferro, proiettili, bombe, bunker in cemento crollati.
Trinceramenti sotto il Cavento
Camoscio solitario sulla Vedretta di Lares
Vedretta di Lares
Tra le trincee incontro anche un camoscio che mi guarda curioso da dei roccioni come a dire: “E questo qui da dove sbuca?”
Il percorso diventa difficile e faticoso, tra sfasciumi di grossi macigni dove bisogna stare ben attenti a dove si mettono i piedi perché tutto è “mobile”. Avvisto il bellissimo
Lago Busa del Morto 2778 in una conca pietrosa: è molto più grande e profondo di quel che mi aspettassi, di un bel blu cobalto che spicca tra le rocce chiare di granito.
Lago Busa del Morto
Ancora reperti
Verso i denti di Folletto
Ometti e segni però spariscono improvvisamente all’altezza del lago, lasciandomi sgomento in mezzo a una pietraia infame. E adesso? Forse ho perso la traccia mi dico, ma non è così, è proprio sparita ogni indicazione. Scendo allora verso la riva del lago seguendo un percorso meno rognoso, sperando di trovare una traccia ma niente. Trovo qualche sperduto ometto che non indica niente.
Qui mi viene in soccorso il gps del cellulare: decido di tagliare per le pietraie infami per raggiungere il
Passo Pozzoni . Sono ammassi caotici di macigni instabili da attraversare con molta prudenza, in piede un fallo ed è un attimo lasciarci una gamba.
Busa Lago del Morto
Nei pressi di passo Pozzoni
Raggiungo faticosamente il
Passo Pozzoni 2814, dove trovo il sentiero che sale tra le rovine della guerra fino a
Cima Pozzoni 2915 (breve tratto attrezzato con cordino), la massima elevazione della giornata.
Cima Pozzoni era un avamposto presidiato da circa 120 soldati austroungarici,
una vera e propria cittadella a quasi 3000 metri di quota con una decina di baracche, servita da teleferica, telefono, radio, corrente elettrica (?), piccolo ospedale. Anche qui le rovine sono imponenti in un’atmosfera desolante che contrasta con la spettacolare bellezza dei luoghi. Da Cima Pozzoni avvisto il magnifico Lago Pozzoni 2869, anch’esso “liberato” dal ghiacciaio in tempi recenti. Scendo sulla riva, un bel sole caldo e una luce splendente inonda questi luoghi selvaggi, non c’è un’anima viva in giro.
Resti di baracche su Cima Pozzoni
Lago Pozzoni visto da Cima Pozzoni 2915
Il Carè Alto svetta tra le nuvole
All’orizzonte svetta il
Carè Alto 3463 che appare e scompare tra le nuvole che corrono veloci sopra il ghiacciaio. Faccio una piccola sosta, la prima della giornata, alla
Sella Niscli 2875, dove ingollo una barretta. E chi vuole più andar via da qui? E’ il paradiso. Persino la lastra di granito sulla quale mi sdraio un attimo, sembra comoda come un materasso.
Sella di Niscli col Lago Pozzoni
Il ritorno è ancora lunghissimo, mi rimetto quindi in marcia di malavoglia.
Scendo verso il rif. Carè Alto, quindi prendo la deviazione del
sentiero 215 verso Passo Altar. Un traversone lunghissimo, faticoso, che attraversa un costone ripido e
parecchie frane di grossi macigni che rallentano tantissimo la marcia. Quindi ancora salita per varie vallette per raggiungere il
Passo Altar 2388, che sembra non arrivare mai.
Discesa verso il rif. Caré Alto per prendere la deviazione del sentiero 215
La traversata fatta in alta quota dal lago Lares (a dx), al lago Busa del Morto e Lago Pozzoni
Arrivato finalmente al passo, inizia la lunga agonia del rientro, una massacrata che non finisce più. Il fondo del sentiero è sconnesso e costantemente viscido. La prima parte della valle sarebbe anche bellissima, una piana torbosa con laghetto, ma la stanchezza impedisce di apprezzare pienamente i panorami, ormai penso solo a scendere.
A Baita Siniciaga arrivo che è quasi buio: il pastore si stupisce del mio arrivo, scambio due rapide chiacchiere mentre tiro fuori la frontale.
Laghetto di Altar visto dal passo omonimo
Faccio l’ultimo sforzo: ancora un’ora di cammino per scendere a valle per una sentiero brutto e spaccagambe che sembra interminabile. Arrivato in fondo, mi incasino con l'orientamento: per la confluenza di ben tre torrenti nello stesso punto, il buio, la mappa approssimativa sul cello e forse la stanchezza, vagolo a vuoto avanti e indietro nel tentativo di trovare come passare il Sarca. Perdo quasi un’ora, poi trovo
la stradella che arriva finalmente sulla strada di fondovalle. Ora lo sforzo finale di 3 km per risalire fino a Malga Genova, dove arrivo alla macchina col buio pesto e l’andatura da zombie. Il logger GPS segnerà 33,5 km. Come dislivello siamo intorno ai 2000 metri calcolando i vari saliscendi.
Che dire, un giro grandioso, selvaggio, maestoso, epico: uno dei più belli che ho fatto negli ultimi anni. Rimarrà scolpito nella memoria. Lo ricorderò con nostalgia quando sarò vecchio, quando certi giri non potrò più permettermeli
Il percorso nella sua interezza
update: mi dicono che la segnatura dal Lago Lares ai Pozzoni è stata completata nei giorni seguenti