Lungo la dorsale al Cornisello: in foto Cima Laghetto 2931 Cima Cornisello è una piramide slanciata di oltre 3000 metri a est della Presanella. In rete ci sono in giro pochissime informazioni, tranne una discreta relazione su sportinfotrentino.it. La descrizione della salita, senza sentieri o tracce, non pare comunque così tremenda, si parla di difficoltà di 1° grado. Decidiamo di partire all’attacco l’ultimo giorno utile (20 agosto 2012) prima dell’arrivo di una perturbazione. Per precauzione portiamo due imbraghi e una corda.
Alba sul BrentaLa piramide del CorniselloSveglia alle 3 (!), mi trovo con Selig alle 5 a Tione quindi con l’auto raggiungiamo il parcheggio poco sotto il rif. Cornisello 2120. Col
sentiero 239 andiamo in direzione del Lago della Vedretta, costeggiando i Laghi di Cornisello, purtroppo sconciati da scavi, ruspe e cantieri per il nuovo acquedotto che serve Pinzolo.
A quota 2350 abbandoniamo il sentiero e con direzione SO rimontiamo facilmente un dosso seguendo i tratti di prato tra pietre e rocce. Si alza il sole è vediamo il Cornisello slanciato in cielo e illuminato dal sole: incute davvero un certo timore. Ce la faremo? Mah.
Alba sulle Dolomiti di Brenta salendo alla Bocchetta del LagoBocchetta del Lago 2678Dalla cima del dosso scendiamo brevemente in una valletta con alcuni specchi d’acqua, quindi sfruttando una striscia di prato alla base dei roccioni rimontiamo la scarpata in direzione della
Bocca del Laghetto 2678, che raggiungiamo senza grosse difficioltà.
Salendo alla Bocchetta del Lago, panorama sul BrentaOra il paesaggio è davvero selvaggio: ci affacciamo sulla
Vedretta d’Amola dominata dalla mole gigantesca della
Presanella. Ci manteniamo sulla dorsale, ora il problema è
oltrepassare Cima Laghetto 2931, un ammasso di macigni impraticabile. La relazione è abbastanza chiara nell’indicare
il passaggio a SE della cima.
Panorama verso sud dai pressi di Cima LaghettoCima ScarpacòMonte Nero e Presanella versante estQuindi ci troviamo ad
attraversare il dirupato versante sud. Qualche raro ometto di pietre ci aiuta a mantenere la direzione. Il terreno è ghiaioso e franoso ma non troppo difficile. Il pendio è ripido ma non troppo, preoccupa piuttosto il fatto che, alla base, la pendenza cambia precipitando di brutto sulla Val d’Amola. Dobbiamo attraversare alcuni canaloni un po’ delicati ed esposti, quindi per roccioni con passaggi di 1° grado talvolta esposti aggiriamo finalmente la cima.
Attraversamento del costone sud di Cima LaghettoLago della Vederetta, Cima GinerAttraversamento del fianco ovesti di Cima Laghetto, sullo sfondo Monte Nero, Presanella e Cima D'AmolaSeguiamo ora la dorsale rocciosa, abbastanza larga, che si restringe man mano fin sotto la cima del Cornisello.
Troviamo il palo indicato nella relazione, con punto trigonometrico sul sasso alla base. La relazione, che Selig ha molto opportunamente stampato, qui non è molto chiara e indica due vite di salita. La zona in realtà è un caos di rocce e canaloni e non è facile orientarsi.
La dorsale di Cima Laghetto vista da quota 2980, sotto cima CorniselloVerso la cimaPresanella estI pochi ometti sembrano essere messi un po’ a casaccio e non sono molto d’aiuto. Per giunta si stanno alzando dei fastidiosi nebbioni che avvolgono la cima rendendo l’orientamento più critico. Quando ho visto i nebbioni ho pensato “Nooo, se arriveremo in cima non si vedrà una mazza!”). Nel pomeriggio il meteo ha previsto la possibiltà di temporali, la situazione però sembra ancora buona, le nebbie vanno e vengono.
Il tratto ripido finale alla cimaTentiamo un primo attacco diretto ma ben presto ci incrodiamo su una cresta che diventa sempre più affilata ed esposta. Scorgiamo però un ometto nel canalino sottostante, deve essere la salita est descritta nella relazione. Scendiamo e decidiamo di provare la via segnata da un ometto più a sud. Attraversiamo un brutto canalone con uno scivolo di roccia poco simpatico, quindi arriviamo in un altro più stretto dove sembrano esserci due vie di salita. Proviamo quella più in alto, saliamo ma si rivela una cengia non troppo abbordabile. Scendiamo di nuovo e ci ri-guardiamo il primo canalino roccioso che sale quasi verticale. Di ometti neppure l’ombra. Si potrebbe anche provare a salire, ma poi come sarà? Non si vede oltre i primi metri verticali. Nel dubbio, decidiamo di non insistere e di andare a provare la salita che abbiamo visto ad est. Ridiscendiamo al palo col punto trigonmetrico e, per roccioni, segnati da ometti, caliamo in un canalone di sfasciumi. Ci sono due diramazioni, una più a valle, brutta ed esposta, l’altra più incassata tra le rocce che proviamo a risalire faticosamente, con sfasciumi mobili, ghiaia insidiosa e rocce da arrampicare con una certa attenzione. Man mano che saliamo abbiamo però la convinzione di essere sulla via giusta!
La cresta vista verso sud: incrodamento durante uno dei tentativiIl colatoio finale tra i due denti della cimaUna volta fuori dal canalino un tratto in diagonale tra i roccioni, quindi ci affacciamo nel canale sotto la cima dove finalmente vediamo i due denti della cima. C’è un ultimo colatoio finale molto ripido da salire, che sembra davvero brutto. Io e Selig ci guardiamo in faccia dubbiosi per qualche istante. Siamo arrivati fin qui per tornare indietro? Giammai! Si va. Un delicato traverso e siamo nel franoso colatoio con ghiaia e sassi che partono ad ogni passo, ma è meno brutto di quel che sembrava.
Passaggio col brivido prima della cima...Raggiungiamo una specie di forcelletta, quindi scegliamo di salire al cima est, che è quella più alta. Pochi metri di salita ancora e siamo finalmente in vetta! Sono
circa 6 ore dalla partenza, con andatura comoda. Quasi incredibilmente appena arrivati in cima le nebbie scompaiono e appare il sole, svelando un panorama grandioso: la colossale parete est della Presanella, che incombe con la sua mole, e le guglie impressionati del vicino Monte Nero, sembrano uno scorcio di Patagonia! Bellissimo! A est la selvaggia
cima di Scarpacò 3252 con il grande
lago della Vedretta, più a sud la
piramide del Giner 2957, a sud la lunga
Costiera di Cornisello,
Val d’Amola e i
Laghi di Cornisello. Sullo sfondo la catena di
cime del Brenta. Troviamo il libro di vetta tra i sassi, e con stupore leggiamo nelle prime pagine date di
ascensioni del 1954, del 1955 e del 1958!
In vetta!!!Davanti a noi sua maestà la PresanellaIl libro di vetta con le firme del 1954!Guardando la PresanellaDopo un breve rifocillo e le foto di rito, le nebbie che si addensano in basso ci fanno decidere di partire, la strada del ritorno è lunga e bisogna rifare tutti gli attraversamenti rognosi. La discesa avviene senza intoppi, le nebbie per fortuna stanno alla larga e anzi nel pomeriggio torna a splendere un bel sole caldo. Arrivati a sud di Cima Laghetto decidiamo di fare un anello e quindi
scendiamo in Val d’Amola verso il rif. Segantini.
Discesa per la dorsaleVedretta di Val d'AmolaVerso Cima LaghettoNuvolaglie sul Monte NeroSi riattraversa il versante ovest di Cima LaghettoPresanellaMonte NeroBocchetta del Lago, sullo sfondo il BrentaLa morena della vedretta di Val d'AmolaRifugio SegantiniCamminando sul bordo della morenaFiori sulla morenaUltimo sguardo alla cima "patagonica" del Monte NeroRaggiunto il bordo della grande morena, camminiamo su un esile sentierino che ci porta abbastanza comodamente a intercettare il
sentiero 216. Qui con un traversone in leggera salita, raggiungiamo la
Bocchetta dell’Om 2361 quindi caliamo fino al fantastico
Lago Nero 2233, con le maestose
Dolomiti di Brenta all’orizzonte. Facciamo finalmente una sosta “seria” in questo posto davvero magnifico su un praticello in riva al lago, ammirando il meraviglioso panorama. Quasi a malincuore, prendiamo la via del ritorno per
segnavia 238 e in meno di mezz’ora siamo alla macchina.
Selig e il Brenta Cima CorniselloLa magnificenza delle Dolomiti di BrentaRiguardando indietro al Cornisello (è la cima più alta in foto)Cima GinerBrenta e Lago NeroLago NeroConsiderazioni finali: temevo che Selig mi tirasse il collo, invece è stata clemente: grazie!
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Corda e imbraghi che avevamo portato per precauzione non sono poi serviti. L’escursione è molto bella e selvaggia in ambiente grandioso. Nonostante sia descritta come
percorso alpinistico con difficoltà di 1° (secondo noi anche con qualche breve passaggio di 2°),
é però tutt’altro che banale. Abbastanza faticosa per la natura del terreno molto accidentato con ammassi di macigni e sfasciumi franosi. In compenso le rocce di porfido offrono un’ottima presa, anche se bisogna stare sempre molto attenti a dove ci si aggrappa, i sassi spesso di staccano! Sono necessari passo sicuro e buone capacità di orientamento: in definitiva l'orientamento è proprio la difficoltà maggiore di questa escursione, gli ometti sono molto scarsi e talvolta messi un po’ a casaccio per cui bisogna spesso “indovinare” il passaggio giusto e meno pericoloso basandosi sull’intuito. Disl. 1200, sviluppo 16 km.
Il tracciato