Autore Topic: Cima Giovanni Paolo II - Cresta Croce  (Letto 2993 volte)

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Offline Alan

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Cima Giovanni Paolo II - Cresta Croce
« il: 22/08/2014 14:47 »
Come ogni estate durante il periodo di agosto un’amico mi invita sempre a fare qualche gita più o meno impegnativa, quest’anno ripeto una classica che con lui ho già fatto, ma cambiando itinerario.
Passo una notte insonne, non riesco a dormire, forse la gita (che mi è sfuggita di mano) fatta il sabato ha ancora effetto sulle mie endorfine, fatto sta che alle 2.30 riesco a prendere sonno, poco, troppo poco, infatti alle 3.50 suona la sveglia.
Mi siedo sul letto e la mia mente inizia :”Vado o non vado? ho dormito poco, soffrirò troppo?” Passo 10 minuti così, poi la parte razionale (se di razionalità si vuol parlare) mi dice “Alan, se non vai con la giornata di oggi, ti mangerai le mani per un pò, perchè tempo per riposare ce nè”…
Così alle 4.40 mi ritrovo in auto in direzione Carisolo e in 50 minuti al parcheggio dove ci si aspetta per poter partire.
Partiamo veloci e ci dirigiamo verso la Val Genova dove arrivati a Malga Bedole parcheggiamo, mettiamo gli scarponcini e partiamo.


nel bosco verso il Matarot


Alba sul Matarot

L’aria è notevolmente frizzante, le temperature di questi mesi non sono per nulla vicine alle medie stagionali ma tutto questo ha un pro, la salita dal sentiero o241 denominato “Sentiero del Matarot” che con i suoi 6,5km e 1400d+ rimontano la Vedretta della Lobbia risulta più fresca e godibile.
Il sentiero è piacevole nonostante non conceda molto tempo per rifiatare o riposare, è un’altalenarsi di scalini, sassi, roccette e tratti attrezzati ove è necessario avere piede fermo per poter progredire in totale sicurezza.
Non è una vera e propria ferrata come quelle che si contraddistinguono in Trentino, ma diciamo più un’assicurazione aggiunta per la progressione su terreno abbastanza difficile e poco sicuro.
Il granito è molto adatto per la “presa” dello scarpone ma i tratti di verglass o di semplice terriccio lo rendono piuttosto insidioso.


sulla destra la via di salita

Tra una foto, una pausa per rifiatare e idratarsi raggiungiamo la zona sottostante il Passo della Lobbia Alta 3017m.


Vedretta della Lobbia e Crozzon di Lares

Il paesaggio che ci circonda è semplicemente fantastico, si iniziano a vedere le alte cime che ci circondano.
Dinnanzi a noi un’anfiteatro di Cime dominano il ghiacciaio, incontriamo con il nostro sguardo a sinistra il Monticello di Folgorida 2954, l’imponente piramide nera del Crozzon di Lares 3353m con il suo passo, il Corno di Cavento 3405m e più in là il magnifico Carè Alto 3463m.
Davanti a noi invece oltre al mare di ghiaccio c’è il Passo della Val di Fumo a destra Cima del Dosson 3439, Cima Giovanni Paolo II o Cresta Croce 3304m.


Vedretta della Lobbia

Calziamo i ramponi, formiamo le cordate e ci avviamo verso la nostra meta.
La neve caduta abbondante in questo inverno (e anche in questi giorni…) rende tutto più “facile”, in quanto il tratto di roccia da arrampicare con cordino è completamente sommerso dalla neve, quindi ci diviamo in due gruppi, il primo effettuerà la classica salita da dove ora c’è solo neve, il secondo risalirà un canalino di circa 40, 45° piuttosto divertente anche se per me che sono alle prime armi regala non pochi grattacapi. (Grazie G non sai quanto mi sono divertito in quei pochi metri......... da rifare ASSOLUTAMENTE)


il canalino

Infatti alla fine del canalino si trova la terminale, il punto in cui la neve o il ghiaccio non fa aderenza completamente e quindi si formano lunghe e profonde fessure nelle quali non bisogna assolutamente cadere e che bisogna superare per arrivare a rimontare la cresta.

Rimontati tutti in cresta, si effettua l’ultima parte di pendio innevato che porta sino in vetta a Cresta Croce 3304m.


Cresta Croce con dito

La giornata è stupenda, il sole scalda abbondantemente, “fortuna” penso tra me e me, sarà tutto più bello e ce la portremo godere completamente dal rifugio con una bella birra media e un piatto di pasta al ragù!!!!
Entusiasta della mia conquista ci scattiamo alquante foto, a noi, alla Croce, al paesaggio.


Cima Dosson Settentrionale e Meridionale

Per un’attimo mi allontano seguendo la cresta piana e innevata che porta al Cannone per darmi un’occhiata in giro e per un’attimo non sento più le voci dei miei compagni, nonostante veda le loro sagome.
Ora posso davvero godermela, mi guardo attorno, Adamello, Corno Bianco, Cima Venezia, Cima Mandrone, la Presanella… Lo spettacolo è idilliaco, faccio un gran respiro, mi giro e torno sui miei passi, verso i miei compagni.


Crozzon di Lares, Punta Attilio Calvi, Corno di Cavento

Faccia a monte ridiscendiamo parte del pendio che porta alla cima, successivamente ci si gira e si continua a scendere fino al canalino “ufficiale” che effettivamente è molto meno pendente di quello fatto in salita.
Alcuni passi a faccia a monte e poi mi lancio in una corsetta giù per la parte più in pendenza del ghiacciaio fino a fermarmi.
Mi scatto alcune foto, aspetto i miei compagni e facciamo ritorno al Rifugio ai Caduti dell’Adamello.

Non possono mancare alcuni aneddoti scambiati sul famosissimo e veneratissimo filmato in VHS della prima guerra mondiale, il quale ripercorre gli anni passati del nostro esercito che VALOROSO ha combattuto su quelle cime, che noi abbiamo solo visto e percorso di “passaggio”.
Arrivati al Rifugio una stretta di mano, i complimenti, tanta felicità, nei nostri volti, ce l’abbiamo fatta, ora è il tempo di festeggiare.


Campana del Rifugio

Birra per i più assetati, un piatto di pasta al ragù (buonissimo), un caffè e ci godiamo per un pò il sole che oggi davvero ci ha regalato una giornata fantastica.
Il mio sguardo continua a cercare la cima, ma in realtà è già con la testa da un’altra parte, un pò più a sinistra… su Crozzon di Lares. Quest’anno avrei dovuto fare la combinata, ma ahimè un disguido ha impedito un week end di alta montagna con la salita a queste due cime.


Corno Bianco

Ci rivestiamo, paghiamo, calziamo i ramponi e riformiamo le cordate originali per affrontare il percorso sulla Vedretta del Mandrone che in leggera discesa e poi in falsopiano ci porta sino alla fine del ghiacciaio dove si trova il sentiero 236.

La passeggiata su ghiacciaio in discesa è quasi rigenerante per le nostre gambe, lascio andare le gambe e mi godo un pò il paesaggio, cercando di stare attento ai crepacci e da buon capocordata cercando di trasmettere tutto quello imparato alla ragazza che è con me durante la discesa.
Saltiamo alcuni crepacci e senza neanche accorgermene siamo già arrivati in fondo.


Crepacci sul Pian di Neve

Ripongo tutto il materiale nello zaino e con buon passo, tipico di uno che ha sete di un’altra birra, mi avvio verso il Rifugio Mandrone o Città di Trento. Il sentiero è lungo, ricco di saliscendi tra rocce e zone paludose, ma girandosi… si ammira a pieno la bellezza del posto in cui ci si trova.
Dà quasi fastidio dare le spalle all’imponenza delle Lobbie e di Cresta Croce.


Conca del Mandron


Lobbie

Arrivo al Rifugio e aspetto i miei compagni che subito dopo sono già li, decidiamo di portarci a valle, di chiudere questo giro che sta iniziando a presentare i conti alle mie gambe ma sopratutto ai miei piedi.
Questa volta qualcosa non è andato bene e i piedi iniziano a fare un pò male… Devo anche dire che i miei scarponi sono piuttosto finiti, il negoziante mi ha detto che se non cambio la suola subito, potrei passare spiacevoli momenti (eppure a me sembra che tenga così bene…. )


Presanella e il Rifugio Mandron

Continuo la discesa che inizialmente è piuttosto piana, dopo aumenta di pendenza progressivamente facendoci perdere 800m ma anche svuotandoci da ogni energia.
Penso che dopo quella che scende dal Rifugio Carè Alto sin al Pian de la Sega, questa sia la più dura.
Il fondo è terribile, praticamente si danza da un sasso all’altro, cosa che in discesa però è praticamente distruttivo per ginocchia, piedi, schiena.
Mi fermo addirittura a fare una brevissima pausa per lasciare che i piedi e le ginocchia si raffreddino un pò…
Finalmente dopo 1h e 15m di interminabile sofferenza arriviamo al Rifugio Bedole, dove ci scoliamo un’altra birra piccola per festeggiare la discesa e ci riportiamo all’auto, dove ci ridirigiamo verso Carisolo.

Trovate la relazione con il dettaglio delle foto (più grandi) anche su http://trapiantalan.wordpress.com/2014/08/18/cima-giovanni-paolo-ii-cresta-croce-dal-matarot/

Offline trabuccone

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Re:Cima Giovanni Paolo II - Cresta Croce
« Risposta #1 il: 22/08/2014 22:23 »
Grande Alan!! Che giornatona!! io forse Martedì vado a fare qualcosa in Adamello, magari proprio l'Adamello  ;D Se il tempo si sistema ovviamente  ::)
per sempre oppressi da desiderio e ambizione c'e' una fame non ancora soddisfatta,
i nostri occhi stanchi ancora vagano all'orizzonte sebbene abbiamo percorso questa strada così tante volte