Dopo anni che abbiamo questo desiderio, finalmente riusciamo ad avere qualche giorno libero per poter salire al Rifugio Caduti dell'Adamello e in seguito sulla cima del Corno di Cavento. Partiamo dal rifugio non troppo presto, tanto in poco più di sei ore si dovrebbe riuscire ad andare e tornare. Dal passo della Lobbia ci spostiamo a sud su pietraie perchè il ghiacciaio in continuo ritiro lascia affioranti sassi di tutte le dimensioni. Mettiamo i ramponi ci leghiamo in cordata e passiamo sotto la parete del Cresta Croce tagliando di traverso un tratto di ghiacciaio assai ripido. Si continua verso sud cercando un collegamento col ghiacciaio della Lobbia che rimane 50/60 mt più in basso. Si scende su un tratto piuttosto erto e pieno di pietrame caduto dalla cresta soprastante. Cerchiamo di attraversare velocemente questo tratto per evitare il più possibile eventuali scariche. Siamo ormai sul piano del ghiacciaio della Lobbia e puntiamo direttamente verso il passo di Cavento. Il ghiacciaio sembra infinito e noi sembriamo due piccole formichine in una distesa di ghiaccio. In prossimità del passo la pendenza aumenta sempre più e sembra che il ghiaccio voglia salire per arrivare anche lui al passo, purtroppo però il continuo ritirarsi fa si che il raggiungere le mete sia sempre più più complicato più impegnativo e anche più pericoloso. Un tempo il ghiacciaio arrivava fino al passo di Cavento e si passava sul ghiacciaio del Lares praticamente in piano. Adesso si salta (letteralmente) dal ghiacciaio sulle rocce, dove tramite delle corde fisse e un percorso non proprio comodo si sale per una ventina di metri fino al passo dove si trova il bivacco Laeng. Dall'altro versante le cose non sono certo migliori, si scende per alcuni metri su un irto sentiero scalinato e ci si trova sopra ad una paretina di 15/18 mt quasi verticale. Anche qui è stato attrezzato un cordino per aiutare e facilitare sia la discesa che la risalita. Rimettiamo nuovamente i ramponi e proseguiamo sempre verso sud costeggiando a pochi metri dalla parete del Cavento, aggirandolo fino ad arrivare sul lato sud della montagna, dove iniziano i Denti del Folletto. Durante l'ultimo tratto di ghiacciaio abbiamo sempre davanti in lontananza la mole del Carè Alto, e la visione di tutta la vedretta. Per la salita alla cima si prosegue su massi e rocce granitiche cercando la traccia migliore, anche se ogni tanto c'è qualche omino di pietre o qualche segno. Noi ci dirigiamo verso la famosa grotta trovata ultimamente e strappata dal ghiaccio. Abbiamo avuto la fortuna di accordarci con una guida conosciuta al rifugio, la quale portava dei clienti in visita alla grotta, quindi anche noi ci siamo potuti inoltrare e visitare la grotta. Dopo qualche foto interna ed esterna ci siamo diretti alla cima percorrendo il sentiero di cresta attrezzato durante la Guerra. Foto di rito alla croce di vetta, e poi giù per il pietrame fino alla base dove abbiamo lasciato ramponi e corda. Il ritorno per lo stesso itinerario dell'andata con le stesse procedure di sicurezza e di sali scendi per il passo di Cavento. Dopo circa 7ore e mezza dalla partenza arriviamo al Rifugio Lobbia Alta, il sole è ancora alto e possiamo rimanere sulla grande terrazza a contemplare le cime e il ghiacciaio. Andata e ritorno sono poco più di 10km.