Lo strepitoso panorama da Cima Lancia
Cima Lancia m 2318 - Val di Genova at EveryTrailvedi a tutto schermo
http://www.everytrail.com/fullscreen.php?trip_id=1217168&code=ccfe9bf668d45b789a6a0b5c603a7524Mega escursione ieri a
Cima Lancia 2318 in
Val di Genova. Siamo stati graziati dal tempo, infatti alla partenza eravamo rassegnati a prendere acqua nel pomeriggio, Il nebbione salendo da Tione non presagiva nulla di buono. Invece poi si è aperto e abbiamo avuto sole quasi tutto il giorno, anche se tenevamo sempre d’occhio con una certa preoccupazione le nuvolaglie che si addensavano verso la Presanella e sul Brenta.
La salita a Cima Lancia m 2318 non presenta problemi. Dalla Val di Genova si prende in auto la prima deviazione a destra che sale
in direzione di Càmpolo-Cavrìa, fino al
parcheggio col divieto a quota 1350 circa. Qui inizia un lungo traversone su strada forestale che porta alla bella
malga Giridul 1714. Il sentiero ora si impenna e con vari strappi si arriva al bellissimo poggio con vista panoramica sulla val Rendena di
Malga Sarodul 1932. Le malghe sono state ristrutturate di recente, molto belle, con locale bivacco sempre aperto. La valle si apre in un bello e vasto anfiteatro che un tempo era pascolo.
Si sale ancora fino a quota 2038 dove c’è un altro bel bivacco, anche questo sempre aperto. Si abbandona ora il sentiero per prendere una traccia evidente che con un
lungo traversone sotto il versante ovest di cima Lancia porta ad un poggio erboso con vista da urlo sul Brenta.
Di qui, per il ripido fianco sud, si sale infine per tracce su erba (odio se è bagnato) per la dura “pontara” fino ad una selletta nel pressi di Cima Lancia, con panorama strepitoso a 360° e grandiosa vista sulla Val Rendena. Visto che il tempo sembra tenere, decidiamo di proseguire per il Pas della Nona. Dalla cima Lancia avevamo ipotizzato di traversare per la cresta nord ovest, ma dopo varie occhiate e alcuni consigli di indigeni incontrati sulla cima ci convincono a desistere: le creste sono affilate, piuttosto tormentate e anche esposte. Torniamo rapidamente quindi sui nostri passi fino al
bivacco al Piano dell’Asino. Ora ci aspetta la dura rampa per raggiungere il
Pass de la Nona m 2349.
Le tracce si perdono subito, in compenso ci sono pochi e vecchi segni che puntano dritti su per il canalone. Seguiamo quelli, con un percorso diverso da quello riportato sulla mappa. Il sentiero praticamente non c’è, per fortuna i pochi segni ci dirigono senza grossi problemi alla forcella a 2349, con selvaggio panorama su un ramo del bacino imbrifero della Val Nambrone. Scendiamo per la traccia sul ripido pendio ghiaioso. Quindi altro dilemma: le carte indicano il passaggio del sentiero 229 a sud del
Corno di Pedertic, mentre la traccia invece passa ad ovest scollinando una forcella erbosa da cui si domina
Malga Vallina d’Amola m 2020. Caliamo dalla forcelletta con sentiero quasi inesistente e assai rognoso perché in basso è invaso dalla vegetazione e si perde spesso. Troviamo quindi finalmente una vecchia stradella di servizio dell’Enel che ci porta sulla
strada asfaltata che sale da Nambrone.
Qui salgono (in macchina) quelli diretti verso il rifugio Segantini per salire alla Presanella. Iniziamo la discesa per la strada con lunghi zig zag. Non c’è traccia delle scorciatoie di sentiero riportate sulla mappa.
A quota 1620 circa vediamo un cartello per Malga Grasselli - Rif. Nambrone - Carisolo n. 211. Dopo pochi metri il sentiero scompare COMPLETAMENTE e ci ritroviamo a vagare nell’erba alta 1 metro e nella boscaglia più infame. Qualcuno ha appeso agli alberi dei piccoli nastri da cantiere che ci sembra indichino la via. Proviamo a seguirli e in effetti troviamo vaghissime tracce di sentiero. Dopo una dura ravanata sentiamo da lontano il fragore di un impetuoso torrente, e il rumore ci dice che non riusciremo mai a guadarlo se non c’è un ponte. Per fortuna
avvistiamo una baita, e colà ci dirigiamo seguendo monconi di tracce quasi introvabili. Abbiamo fortuna: nei pressi della malga un
malandato ponticello di legno ci permette di passare sopra il poderoso torrente Sarca D’amola. Ancora problemi a capire dove scende il sentiero (ci chiediamo come la Sat non abbia chiuso
il sentiero 211 che praticamente non esiste più!).
Man mano che caliamo in basso la traccia migliora anche se bisogna sempre stare molto ben attenti a non perderla. Arriviamo ad una baita disabitata (non sono i ruderi di malga grasselli, neppure vista). Dopo circa 2 km incontriamo dei turisti che sono saliti dal basso e stanno tornando indietro visto il sentiero ben poco “amichevole”. Arriviamo finalmente a
Malga D’Amola m 1349 e ai
Masi La Selva 1337, punto cruciale perché qui dovrebbero esserci queste
fantomatiche tracce di rientro. Per fortuna alle baite troviamo degli indigeni ai quali chiediamo informazioni. Ci sconsigliano vivamente la traccia alta, ormai impraticabile e ci esortano a
prendere la traccia bassa che porta a Càmpolo. La signora che gentilmente ci accompagna per un breve tratto ci raccomanda di fare attenzione, la traccia è difficile da seguire, ci passa ormai solo qualche cacciatore. In effetti poi ci fermiamo spesso per capire dove sia la traccia che sale e scende di continuo nella boscaglia ripida. Spesso ci salvano dei provvidenziali ometti nell’erba alta a indicarci la direzione.
Facciamo alcuni tentativi per salire a Cavrìa, che ci permetterebbero di raggiungere la macchina più brevemente, ma le tracce si perdono ancora un volta. Finalmente intercettiamo la strada forestale che sale da Càmpolo. Ci toccano ora, come previsto, altri 2 km di salita. Poco male, ormai è fatta. Dislivello 1500, sviluppo 22 km.