Le cime viste salendo dal M. Carone
I narcisi ormai spuntano nell’orto e quindi basta con la neve: decido di fare un’escursione svernando a sud, nella zona
Garda-Ledro. L’obiettivo è
Cima Rocca e l’intrico di
gallerie della Grande Guerra scavato all’interno. Il piano “segreto” però è raggiungere poi anche
Cima Giochello, traversare a
Cima Valdes e scendere dalla
Val Giumella, facendo così uno dei soliti anelloni che mi piacciono tanto. Questo tra l’altro è il tratto che mi manca dopo la
Ferrata Susatti a Cima Capi e Sentiero Foletti fatti l’anno scorso, e la traversata
Cima d’Oro - Cima Sclapa - Cima Parì compiuta di recente per completare la serie di cime sopra il
Lago di Ledro. L’unica incognita è
la neve: non conosco il percorso ma so che oltre una certa quota, appena al di là del crinale sui costoni a nord ci sarà neve sicuramente. Bisognerà vedere quanta e di che tipo: deciderò che fare una volta sul posto.
L'abitato di Biacesa, salendo per il "Senter dele Laste"
Parto da
Biacesa m 418, nel comodo parcheggio al centro del paese, e mi dirigo per il
Senter del Bech (470), che però abbandono presto per prendere il sentiero attrezzato “
Senter dele Laste” che sale diritto verso S. Giovanni. Il sentiero è molto facile e, a parte alcuni brevi passaggi vagamente impegnativi. attrezzati peraltro con abbondanti staffe e cordino, si risale senza difficoltà. L’avviso sui cartelli di utilizzare il set da ferrata sembra decisamente esagerato. Poco prima di arrivare alla
Chiesetta di S. Giovanni ecco le prime caverne e gallerie, dentro le quali è allestita una interessante
mostra fotografica.
La postazione sotto la chiesetta di S. Giovanni
Dopo una rapida visita, riparto e raggiungo in breve la
chiesetta e dopo pochi minuti sono all’ingresso della
prima serie di caverne. Tiro fuori la pila, il casco e indosso la giacca. Dentro farà un certo freschino... Dopo una serie di brevi scalinate sono nel
primo livello di gallerie, ottimamente conservate.
Ci sono lunghe gallerie, feritoie, cunicoli che terminano in stanzoni ciechi. Presso alcune feritoie ci sono delle
iscrizioni dei soldati austroungarici. Dopo aver esplorato tutti i rami, salvo alcuni con cartelli di avviso “pericolo”, una
scala di ferro permette di uscire all’aperto risalendo un camino verticale.
Un sentiero ripido ma ottimamente attrezzato porta al
livello superiore delle gallerie, nei pressi di un poggio panoramico con vista mozzafiato sul
Lago di Garda. Prima di inoltrarmi sottoterra però decido di
salire a Cima Rocca 1090, circa 10 minuti percorrendo un facile trincerone, con grandiosa vista sull’
Alto Garda.
Vista sull'Alto Garda da Cima Rocca
Torno giù e mi infilo finalmente
nelle gallerie, che si diramano sotto la vetta in un buio labirinto, rischiarato di tanto in tanto da feritoie e punti di osservazione. In una galleria vedo appeso al soffitto un
simpatico pipistrello: nonostante le foto ravvicinate e la pila puntata, non dà segni di vita: dev’essere in letargo invernale.
Il sistema di gallerie permette di oltrepassare la cima sottoterra, sbucando dalla dalla parte opposta verso nord nei pressi della
Bocca Pasumer. Un lungo
trincerone scende lungo il crinale roccioso verso
Bocca Sperone, quasi a precipizio sul
Lago di Garda.
Qui levo casco, giacca e pila, c’è un caldo feroce e inizio a risalire verso
Bocca Concolì 1240, aggirando
Cima Grotta sul lato occidentale, bucherellata come un groviera da opere belliche: il versante nord di salita è impraticabile per neve.
Cippo con iscrizioni a Bocca Pasumer
Poco dopo incontro un tizio della val di Fiemme che è venuto sul Garda proprio per evitare la neve: sta scendendo e mi dà la ferale notizia:
impossibile proseguire dopo Cima Giochello, ce n’è quasi un metro nella boscaglia ripidissima. Mi dice che ha provato un tratto ma poi è tornato indietro. Gli guardo le scarpine leggere e penso che io, avendo gli scarponi pesanti, forse ci posso provare. La delusione per la notizia è comunque notevole, non potrò compiere la traversata.
Monte Grotta Daei: il versante nord coperto di neve
Cima Tremalzo in lontananza
Salendo verso Cima Giochello (a dx); a sx Cima Valdes
Trinceramenti ovunque
Guardando
verso Cima Valdes il terreno sembra davvero ostico tra roccioni verticali, baratri e precipizi. Raggiungo finalmente
Cima Giochello 1519 dal lato ovest, dove c’è meno neve, con una vista a dir poco spaziale sulla
Valle del Sarca. Ogni cima, crinale, forcella, costone nella zona è presidiato da
trinceramenti, caverne, gallerie, ci sono buchi ovunque, è davvero impressionante! Chiedo lumi a due tizi che mi hanno preceduto di poco in vetta, saliti da Riva: anche secondo loro la traversata verso Cima Valdes è assai critica per la troppa neve. Dopo una breve sosta in vetta, decido comunque di andare a dare un'occhiata.
La rognosa Cima Valdes
Da Cima Giochello verso la Catena del Baldo
Vista sulla Valle del Sarca da Cima Giochello
Il sentiero dai pressi di una bocchetta, si inoltra come temevo sul fianco nord zeppo di neve. Seguo le tracce di chi mi ha preceduto: non si avanza neanche male... Ma un certo punto su un traverso nel bosco ripido, dopo circa mezzo km, le orme fanno dietrofront. Decido comunque di insistere: metto i ramponcelli per sicurezza e via, cercando di aprire la traccia. Ora però la marcia è ben più lenta e faticosa: ci sono circa 60 cm di neve su un
sentiero militare che corre a ridosso di rocce verticali, non sempre facile da intuire sotto la neve e tra mughi, attraversando vallette ripide e passaggi assai scoscesi sopra la boscaglia. Sono più volte sul punto di rinunciare, ma poi mi faccio invogliare da tratti più semplici che poi sono seguiti, fatalmente, da altri molto più rognosi, sicché la via del ritorno diventa sempre meno attraente man mano che procedo.
Con notevoli difficoltà e fatica, a volte si sprofonda fino al culo, avanzo comunque lentamente nella neve fonda e pesante che mi infradicia gli scarponi. In alcuni canalini la neve è quasi un metro e devo sudare sette camicie per superare certi passaggi con la neve ancora farinosa che cede ad ogni passo. A un certo punto il sentiero sembra scomparire: raggiungo il crinale ma oltre c'è il baratro, allora decido di scendere e infatti ritrovo sugli alberi, i sengi del sentiero 30 metri più i basso. Ora davvero tornare indietro sarebbe proibitivo, ma confido di aver passato il tratto peggiore. Mi è d'aiuto il gps del telefono per fare il punto posizione. Dopo oltre due ore di marcia lentissima che pare non finire mai, alternata tra tratti abbastanza facili e altri assai rognosi, arrivo finalmente, abbastanza esausto, ad una selletta nei pressi di
Cima Valdes 1577, dove finalmente il sentiero torna verso sud dove c’è meno neve. Grandissima soddisfazione di essere riuscito a passare, ma le difficoltà non sono ancora finite.
Finalmente anche su Cima Valdes
Vista verso Cima Giochello da Cima Valdes
Sono quasi le 16, meglio che mi dia una svegliata, il ritorno che ho davanti è ancora lunghissimo e ignoto. Dopo breve sosta, affronto la discesa verso
il costone che scende a Bocchetta Giumella: un versante che avevo adocchiato salendo a Cima D’Oro in una precedente escursione e non ricordavo particolarmente ostico. Cerco di stare sui prati ripidissimi scoperti dalla neve, per fortuna ho i ramponcelli che fanno buona presa nell’erba stopposa e scivolosa.
Da Cima Valdes verso la Bocchetta Giumella, sullo sfondo Cima d'Oro
Bunker sul crinale di Cima Valdes
Finalmente Bocca Giumella in vista!
Con circospezione scendo per i costoni meno ripidi, traverso per pendii abbondantemente innevati con un buon mezzo metro di neve pesante e raggiungo finalmente alla
Bocchetta Giumella, abbastanza stanchino per la mega-ravanata ma dove posso finalmente tirare il fiato. Le difficoltà dovrebbero essere finite. Camminare con i piedi fradici poi è abbastanza penoso. Affronto dunque l’eterno rientro per il tratturo cementato spacca-ginocchia piuttosto ripido e tutt’altro che comodo. Unica nota lieta di questo tratturo (peraltro assente su alcune carte) che percorre un angusto fondovalle, i molti fiori di
Helleboro e primule che punteggiano la boscaglia.
Helleboro e primule
Dopo
Malga Giumella inferiore, ridotta in ruderi, prendo la deviazione verso est che con dei larghi ma ripidi zigzag mi riportano finalmente a Biacesa, sano e salvo anche stavolta e prima che faccia buio
Disl. 1250, sviluppo 16 km
Il percorso