Autore Topic: Lago di Garda , Lago di Ledro, Lago di Tenno e varie ed eventuali!  (Letto 4130 volte)

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Offline Alan

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L'articolo con le foto lo trovate sul mio Blog a questo URL (https://trapiantalan.wordpress.com/2015/08/04/t-a-alto-garda/)


Più faccio kilometri e dislivello, sopratutto in grandi quantità e con carichi elevati e più apprezzo le gesta dei numerosi ultra-runner o ultra-trailer che si cimentano su tracciati di gara impensabili, con kilometraggi e dislivelli da ricovero… (in psichiatria però)
Direi che anno dopo anno la mia soglia dei km si sta alzando, alla ricerca di cosa? Della gloria? del rendiconto personale? Staro diventando pazzo anche io???
Oppure è meglio dire, Alan, da cosa stai fuggendo?
La risposta potrebbe essere multipla, dalla voglia di vivere, alla voglia di reagire, passando per la resilienza, la sofferenza, il distacco dalla realtà, l’evasione dalla società, l’amore per la montagna o semplicemente … il riempire un vuoto?

Penso a tutti gli effetti di essere un TrailRunning-Dipendente, di quelle dipendenze che sono più forti delle dipendenze da oppiacei, la passione che mi porta a fare così tanta fatica è viscerale, un sentimento che mi fa esplodere il cuore quando indosso un paio di scarpe da trail, che mi fà rizzare i peli delle braccia all’indossare lo zainetto da poco più di 10L di capienza, provo ansia alla partenza per la paura di non essere in grado di affrontare certi percorsi o magari perchè per la prima volta affronto distanze e dislivelli per me fino ad inizio impensabili…. Fatto sta che tutto questo è quello che in questo momento mi fà sentire vivo!!!

Questo week end avrei pensato a tutto, meno che a correre una distanza così lunga, con un dislivello così elevato, direi che sul piano della soddisfazione personale sono a un buon 8,5 potrebbe essere di più, potrebbe essere di meno, ci sono ancora dei meccanismi dentro di me che non mi piacciono, ma ahimè non dipende tutto e sempre dal padrone.
Verso il 50esimo km, con 3200m d+ alle spalle ieri ho inziato ad accusare un non indifferente fastidio alle ginocchia, all’altezza dei entrambi i tendini rotulei o forse più in dentro. Chissà… Io lo chiamo “adattamento”… facciamo finta che sia così… non pensiamoci…

Ore 5.30, suona la sveglia, guardo fuori, nuvoloso e nebbioso, controllo di essere a Cadine perchè una cosa così… mai vista…
Faccio colazione, mi vesto, controllo tutto il materiale ed esco. Prendo la mia Clio e mi dirigo alla volta di Arco, li dei ragazzi mi stanno aspettando per portarci a Riva e iniziare così il nostro percorso.
Giunto al parcheggio vedo dei ragazzoni tutti stravestiti tecnici, sembrano mostri, gambe che esplodono dal tono muscolare … Inizio ad avere i primi dubbi dentro di me… Ce la farò??? Cerco di non pensarci.
Ci trasferiamo a Riva, in zona Ponale e da li partiamo, non prima di aver sbrigato alcuni convenevoli.

Si inizia, diamo start al nostro orologio che sono le 7.20 circa del mattino il primo pezzo da fare è la Ponale… Il sole fà capolino dietro il Baldo e la vista sul Lago di Garda è qualcosa di stucchevole, il riflesso del sole sul lago regala attimi di incontenibile bellezza ed emozione.

Il morale è alto, si ride si scherza, alterniamo tratti di corsetta a tratti di cammino per iniziare a scaldare bene il nostro motore. Finita la Ponale svoltiamo a sinistra per quella che è la vecchia Ponale, così sento dire, io non sono molto esperto del luogo infatti per tutto il giorno il gruppo ripeterà nomi di Località a me sconosciute e che in questa relazione riuscirei ad individuare con difficoltà… Questo non mi demoralizza, forse mi aiuta?  “Tenno”, “Ledro”, “Pernici”, “Grassi”, “Bael” , “Arco” sono località che conosco, peccato che la distanza tra loro sia enorme e sò che io dovro affrontarla…
Sento che ho bisogno di dire quel che sto facendo a qualcuno, così apro Whatsup e mi messaggio con Tite, lei è in Norvegia che si sta apprestando a correre la Tromso Skyrace, io sul Garda con 10 gradi in più che mi appresto anche io a correre la mia “tromso Skyrace”, un saluto veloce, qualche foto, i soliti consigli che apprezzo molto!!!

Il nostro viaggio quindi continua la prima parte di tracciato è piuttosto in salita, infatti la marcia risulta abbastanza lenta, ma sufficiente per mantenere il gruppo bello unito. Siamo pochi, dovevamo essere di più forse questo alla fine di rivelerà un vantaggio. Le chiacchiere non mancano i ragazzi si scambiano aneddoti sul percorso, su quello che vorrebbero trovare, io mi faccio un pò dentro nella compagnia cercando di conoscere un pò tutti, gente in gamba oh… gente seria…

Alla fine di un sentiero tappezzato da aghetti di pino e terriccio arriviamo su una curva,  ad un certo punto davanti a noi si apre una vista stupenda sul Lago di Ledro ed il tutto è semplicemente fantastico!!! Ne approfitto per fare qualche foto, sgranocchiare un pò di uvetta e dare qualche sorso d’acqua, l’umidità elevata cancella la sensazione di sete. Sapendolo cerco di idratarmi a sufficienza. Il Polase che mi sono portato da casa fà il suo sporco effetto (placebo??).

Ripartiamo subito, io…. ero ancora li, a sognare ad occhi aperti quel paesaggio quasi non mi accorgo che i ragazzi dietro di me non ci sono più!!! Ne approfitto, scatto loro l’ultima foto e rincomincio a correre.
Si riprende la marcia, sempre in salita, arriviamo ad un posto davvero bello, una vista sul lago e una madonnina, penso questo sia una piccola deviazione, in quanto poi a ritroso percorriamo 20metri per poi ricongiungerci con il sentiero che sale bello cattivo.

Deviazione, ecco, questa è una parola che suonerà ricorrente durante la nostra avventura, infatti il Mastro Claudio ad ogni sosta durante il ricompattamento del gruppo esordisce sempre con un “Ecco, qui volendo ci sarebbe da fare una piccola deviazione!”… In poco tempo diventa quasi una barzelletta, una scusa forse per mantenere alto il morale del gruppo, fatto sta che ci riesce egregiamente!!! “Piccola deviazione???!!!”


La prossima destinazione (conosciuta a me) è il Rifugio Pernici, ovviamente in mezzo ci passa una quaresima, ma io sono più occupato nel cercare di mantenere un tono fresco, una buona parlantina (che sempre mi contraddistingue) e un passo regolare.
La salita è piuttosto lunga e alternata a tratti corribili, passiamo la zona dei Fienili di Dromaè, lasciando alla nostra destra il sentiero di nuova costruzione che porta a Cima Oro 1802m.
Ci fermiamo dopo una salita piuttosto impegnativa a riposare un pò, in realtà a sfamarci e dissetarci, dopo di chè riprendiamo subito la marcia, ma io prima ne approfitto per fare un pò di foto!!!

Raggiungiamo Bocca Saval 1720m e da li parte un traverso in costa che raggiunge il Rifugio Pernici su uno stupendo single track che merita di esser corso tutto.
Si alternano tratti di vero e proprio tappeto a sassi esposti, traversi ghiaiosi che sicuramente io fossi il manutentore metterei in sicurezza, fino ad arrivare anche a delle gallerie scavate durante la Guerra Mondiale.

Ci concediamo una sosta sostanziosa (scusate il gioco di parole) al Rifugio per rifocillarci e ricaricare le energie, finora sono stati percorsi 21km e 2000m di dislivello e la stanchezza inizia a farsi sentire. La particolarità è che il Rifugio ci ha messo a disposizione la loro acqua per ricaricare le borracce, è la prima volta che mi capita in un rifugio, sò che non lo faranno con tutti, ma già la gentilezza dimostrata e l’ottimo servizio in termini di velocità e qualità mi lascia davvero soddisfatto e felice.

Dopo “pranzo” ripartiamo subito alla volta di Malga Grassi, la discesa è molto tecnica, me la ricordo, la feci con Luca in MTB, fu un vero disastro visto che non eravamo dei grandi discesisti e anche lui non era in formissima.
Proseguiamo la nostra marcia alla volta della Zona Archeologica San Martino correndo su strada forestale alternata a pezzi d’asfalto (terribile) e single track.

Riempiamo le nostre borraccie e si riparte, alternando sentieri stupendi a pezzi di asfalto necessari perchè bisogna scendere di quota e portarsi verso Campi dove poi noi svolteremo verso Tenno.
Arriviamo a Tenno e li, abbiamo un ristoro, una signora che poi ci seguirà (Loretta) ci fornisce una crostata con della Coca Cola, è armonia per il palato!!!
Ne approfittiamo e ci sediamo a terra, per “ricoverarci”!
Iniziamo a scendere e fà caldo

Iniziamo a scendere e fà caldo, questa felicità è la conseguenza della fatica.

Ripartiamo dopo 10minuti circa e rincomincia la corsa e con lei anche la salita, chiedo informazioni ai “Locals” e mi pare che in sostanza quello che manca è ancora un 1000-1400m di dislivello circa.


Così con le energie ricaricate ripartiamo alternando tratti di corsa a tratti di camminata veloce, siamo stanchi ma non eccessivamente quindi il morale è ancora buono, le battute non si risparmiano.


Inizio a sentire la fatica nelle gambe, ma la mia testa mi dice il contrario, devi stare lucido e devi trovare le forze e senza neanche soffrire troppo il tutto sparisce!!!.
Il pensiero è più per la discesa finale che per la salita rimanente, noto con incredulità che soffro più le discese delle salite anche dopo 3200m di dislivello, questo mi è d’aiuto perchè sò che potrò affrontare dislivelli importanti successivamente, ma anche che le discese andranno cautamente preparate.


Arriviamo in una località San Pietro, dove c’è un rifugio, vorrei fermarmi li a mangiarmi di tutto, inizio ad aver fame, segno che il mio fisico sta iniziando a domandarmi energie, le riserve immagazzinate (per quanto poche siano visto il mio fisico) stanno esaurendosi, così ne approfitto e sbrano qualsiasi cosa trovo attorno a me, apro lo zaino, Nippon (giù 4 scacchetti), Uvetta (giù tutto il sacchetto), ruttino, una birra (sia ringraziato l’angelo che me ne ha dato un sorso) e di nuovo pronto per affrontare l’ultima salita.

Passiamo degli abitati che sono più delle località di 2, 3 case messe li… Treni, Tovo, Bondiga, Gorghi, dove ci fermiamo a ricaricare le borracce.
A Prai da Gom svoltiamo a destra per salire attraverso la forestale il Bianina, dove incontriamo l’ultima vera fatica (assurda quanto bella e quanto stoica) della giornata in salita.
Molti di noi stanno imprecando contro un ragazzo, una mente (probabilmente molto malata :) ), simbolo di questo giro, colui che al 30esimo ha pensato bene di darsela a gambe e scendere comodamente in auto a Casa lasciando questi poveri trail-runners in balia di una salita dalle caratteristiche piuttosto dure… (ovviamente sto scherzando, stimo molto Manuel)
Siamo al km 50, il dislivello segna sul mio orologio 3250m circa, e davanti a me si presenta un MOSTRO! Sembra di essere a Ravina e guardare il Palon, lassù… Sono sicuramente allucinazioni………
Una salita verticale dove non si riesce quasi a stare in piedi autonomamente se non con l’aiuto dell’appoggio della mani a terra.
Così come degli Sherpa sugli 8000 con passo felpato ma nello stesso tempo pesante come il piombo affrontiamo questa ultima estenuante salita.
Scopro di avere 3 cuori, 1 in testa, uno nel petto, uno nelle gambe, tutto pulsa lo sforzo è piuttosto elevato ma continuo a ripetere dentro me:”Chi si ferma è perduto!” e continuo ad avanzare piano piano, passo dopo passo, fino a quando….. Arrivo in cima…. YAHOOOOOOOOOOOOOOO


Mi siedo un’attimo, sono il terzo del gruppo e devono ancora arrivare tutti, ma ne approfitto per descrivere in una foto la mia fatica.

Questo vertical mi ha munto come pochi, ma sono estremamente felice.
ANEDDOTO: Mentre arriviamo in cima, il marito di Loretta (perdonami non ricordo il nome) e Loretta ne approfittano per telefonare a Manuel, la mente eccelsa di questo ultimo pezzo, riempiendolo di amichevoli insulti ai quali tutti i componenti del gruppo mentre passano danno prova di sostegno nel rafforzare la scarica di M che lui giustamente si era meritato.

Piccola pausa, facciamo 2 conti, tra foto, pause ecc questo giro sta diventando abbastanza lungo, siamo già a 11 ore di corsa per tanto bisogna accellarare i tempi e rimetterci in modalità trail. Così corriamo tutta la discesa fino a quando le mie ginocchia lo hanno consentito.
Infatti vengo sopraffatto da un dolore a livello del tendine rotuleo, probabilmente c’è un’affatticamento e ne sono consapevole, penso agli ultimi week end fatti e ho sempre fatto corse sopra i 30km facendo anche discese un pò troppo veloci secondo il mio standard, ma d’altronde come rifiutare una discesa lampo dal Rifugio Tucket al Vallesinella in Brenta in tempi stratosferici??? Ti mettono la carica… e poi paghi…… ma vabbe…..

Inizia a imbrunire, ovviamente abbiamo ancora 2, 3 ore di luce quindi non siamo preoccupati e continuiamo la nostra discesa.

Tratti di forestale si alternano a scorciatoie su sentiero davvero ostiche, anche qui al 54esimo km penso che sia piuttosto dura superare certi salti di roccia o pendenze che fan tremare le gambe, ma effettivamente mi meraviglio di me stesso e non senza qualche difficoltà supero il tutto e continuo la mia marcia/corsetta alternata a zopiccamento vario verso Arco.

Passiamo da un’anfiteatro di roccia che mi colpisce e scatto così l’ultima foto della giornata.

Il sentiero è molto ostico in questa ultima parte, affiorano rocce molto aguzze e il piedi che sono stanchi si lamentano un pò, ma tanto sò che siamo alla fine e non li ascolto, continuo la mia corsa con tutti i ragazzi quando finalmente riconosco un posto a me conosciuto, la cosa mi da un’ottima carica, sento già le endorfine post-corsa bussare alla porta del mio cervello e inizio a straparlare non senza qualche battuta da parte dei ragazzi del gruppo. Faccio l’ultima discesa su asfalto di corsa, ma in retrorunning…. vado quasi più veloce che in modalità “normale”!!!!
Arriviamo davanti a SportKlinik di Arco quando possiamo finalmente dire STOP alla nostra avventura.
Ringrazio i ragazzi, ci facciamo i complimenti l’un l’altro, inizio a elaborare dentro di me l’avventura che mi sono sciroppato, andando per la prima volta oltre i miei limiti, limiti che pensavo fino ad inizio anno di non raggiungere mai, neanche col binocolo, limiti che invece con la caparbietà la fatica e l’orgoglio personale sono riuscito a sfondare.
Devo ringraziare Manuel, Claudio, Roberto, Edoardo, Loretta, Oscar, Stefan, ma sopratutto Matteo che se non fosse per lui io non sarei stato qui a raccontarvi questo viaggio, questo vero e proprio TRIP! Chiedo scusa alle persone che mi sono dimenticato di citare….
Ho avuto l’occasione di conoscere e condividere 60km con persone SERIE, gente che ha la passione nel sangue, che si sciroppa km e km di gare in montagna.
Ho avuto l’onore di avere al mio fianco una gran persona probabimente che io sopravvaluto ma che cmq io ritengo essere una persona competente, Claudio, che non solo è un’ottimo ultra-runner ma sopratutto un eccellente organizzatore, tracciatore, conoscitore del luogo. D’altronde ci sono gare in Italia, sopratutto nel Nord che hanno un nome di peso e che lui ha contribuito ad organizzare e tracciare, solo per questo io mi sento orgoglioso di aver fatto questo giro con lui e con tutti loro.

Tra tutti i problemi mentali che mi sono creato  finora e che probabilmente sono stati anche giustificati ce nè uno che ancora non riesco a evitare, ed è la sconfitta.
Non mi sono mai tirato indietro, mi conosco, sul Trail ho sempre finito tutto, anche con le lacrime agli occhi, anche zoppicando, perchè per me è una questione di orgoglio e io sono il più gran orgoglione che abbia mai incontrato.
Penso alla mia prossima avventura che sarà il Dolomiti di Brenta Trail e penso che questo è l’antipasto, l’ultimo lungo preparatorio, sono 64km con 4200d+.
Probabilmente questa è stata la mia “prova generale” prima di entrare in scena, il 12 settembre a Molveno, spero vivamente di riuscire a completarlo perchè sarebbe una delle soddisfazioni più grandi della mia vita sportiva.