Da tempo mi interessava esplorare il lato sud dello Sciliar (vicino ma mai visitato), aggiungendo una notte al Rifugio Bolzano per ammirare tramonto e alba e con l’occasione percorrere il Maximilianweg che mi incuriosiva essendo un misto di sentiero e ferrata. L’ostacolo principale erano le torme di turisti frequentanti la zona.
Approfittando del prolungarsi dell’estate, il 12-13 ottobre (il rifugio chiudeva il 14 e pertanto era in fase di smobilitazione) sono andato con un amico godendo di due buone giornate come visibilità e temperatura, anche se le prime brinate sono comparse. Descrivo il giro non dilungandomi sul Maximilianweg in quanto una dettagliata descrizione con foto la trovate qui:
https://www.vieferrate.it/pag-relazioni/trentino-alto-adige/66-catinaccio/141-maximilian.htmlA questo proposito avverto che abbiamo fatto il giro dal rif. Bolzano al rif. Tires contrariamente alla relazione e che, riguardo ai commenti che consigliavano questa scelta, è vero che abbiamo goduto della parete verticale in salita, ma ci siamo sorbiti il canalino franosissimo in discesa al Tires che avrei gradito farlo in salita.
Partenza con comodo da Bagni di Lavina Bianca (Tires) con ampio parcheggio dove si imbocca il sentiero nel bosco verso il Bolzano prima poco in salita, ma appena ci si infila nella gola Bärenfalle (Orsara) che subito si impenna con tanti (troppi) gradini, qualche passerella e pochi tratti di sentiero per tutto il percorso
Si sbuca alla forcella dove si può scendere alla Sesselschweige, Valle del diavolo, Fiè o girare a destra verso il Bolzano con un lungo traverso e breve salita
Qui non resta che attendere il tramonto e stupirsi che comprende anche Sasso della Croce e Lagazuoi (val Badia) fino alla Cima Cece (Lagorai) e ammirare la struttura grandiosa del rifugio
Passata la notte l’alba è sempre affascinante anche se il panorama non ne gode
Ci si avvia quindi verso i Denti di Terrarossa (dove è il Maximilianweg) e il Tires; guardando a ritroso verso il Bolzano e il monte Pez si nota l’amplissimo arco di monti che, seppur lontani, va dal Brenta al Vioz e compagnia, al gruppo del Malavalle con il Pan di Zucchero per finire al Gran Pilastro e ghiacciai della Val Aurina
Dopo un bel po’ si arriva al bivio che indica il Maximilan e qui inizia qualche problema. Non si nota sentieri, qualche segno sbiadito che subito finisce, un triste solitario ometto. E qui faccio una pausa per alcuni avvertimenti.
- Ovviamente è più semplice salire dal Tires; una targa proprio sopra al rifugio ne indica l’inizio del canalino
- I segni sui sassi son dovunque di vecchia data e non sempre ben visibili (è vero che essendo una cresta le possibilità non sono molte)
- In compenso i tratti ferrati (forse un terzo del percorso) sono nuovi, in ottime condizioni e posti quasi sempre coerenti con il tracciato
- IMPORTANTE: per fare i tratti non ferrati occorre essere esenti da vertigini (non pensate di dire guardo verso monte perche è tutto in cresta con forte esposizione su entrambi i lati); in più occorre ottimo equilibrio perchè la parte rocciosa dei Denti a volte sbuca sul sentiero interrompendolo e si passa solo facendo gli equilibristi sulla loro sommità: non vi è alcuna possibilità di appiglio!
Detto questo ritorno alla descrizione. Dalla freccia indicante il sentiero bisogna puntare a una piccola croce sulla sinistra con un piccolo giro. Di lì non c’è alcun dubbio
Del sentiero non metto foto (rimandando al sito dell’inizio) se non l’arco che si trova nella parte finale dopo la parete verticale e la vista complessiva di lì dei Denti
Giunti al rifugio Tires si ritorna verso il Bolzano e si scende per il Bareloch (buco dell’orso) meno ripido di quello di salita e più breve; in compenso si arriva alla val Ciamin che sembra infinita prima di tornare a Lavina Bianca
Aggiungo anche planimetria del percorso e rendering del Maximilianweg