ULTIMI TRE GIORNI[16 luglio 2013] il risveglio al rifugio milano, dopo la personale impresa del giorno prima sulla vertana, è accompagnato da una magnifica vista sul gran zebru infiammato dai primi raggi del sole. decido di prendermela comoda, la tappa di oggi è lunga ma tecnicamente niente di impegnativo: saluterò la val di solda attraverso il passo del madriccio per raggiungere la val martello, sulle rive del lago gioveretto dalle acque inconfondibilmente turchesi. non prima di aver fatto, però, una deviazione alla punta beltovo di dentro, un altro 3k che promette altri panorami incantevoli.
saluto il bel rifugio alle 8.10 incamminandomi nella larga sterrata che sale progressivamente verso il passo. ben presto comincio a trovare della neve ben compatta che non penalizza l'ascensione, ma se penso che fino a una settimana prima della mia partenza qui c'era ancora un mt di neve...
al rifugio madriccio tiro un po il fiato quindi proseguo sull' evidente traccia su neve; nessuno mi segue o mi precede e ancora una volta il senso di isolamento e smarrimento è piacevole dentro questo catino bianco. arrivo in vista del passo che raggiungo alle 9.45. il vento che soffia allegro allo sbocco del passo si fa sentire, ma sono ripagato dalla visuale dei monti e dell'interminabile val madriccio, sarà una lunga discesa...
non mi dilungo troppo sul passo e mi incammino sul sentiero per la punta beltovo di dentro: due brevi salitine e alle 10.30 in punto raggiungo i 3325mt di questa facile e panoramica cima.
la veduta sull' amata cima vertana magnetizza lo sguardo, tuttavia non posso fare a meno di rimanere incantato toccando quasi con mano le cime cevedale e l'omonima vedretta, veramente spettacolare. verso sud sudovest invece, una bella trinità formata in sequenza dalla cima sternai, dal gioveretto e dall' orecchia di lepre. mi soffermo proprio sul gioveretto e sul suo versante nordovest, poco raccomandabile in vista dell' indomani quando dovrò affrontarlo...
torno sui miei passi e comincio la lunga discesa della val madriccio, dapprima ancora su neve, poi pian piano il verde dei prati fioriti si riprende la scena, ed è qui che mi fermo per un rapido pranzo. in direzione del passo adesso c'è un gran viavai di persone. mi rimetto in cammino per completare la mia discesa fino al rifugio nino corsi, appollaiato su uno sperone roccioso, che raggiungo alle 14.30.
Il gran viavai che c’è qui al rifugio mi riporta di colpo alla civilizzazione, ma non è ancora nulla paragonato a quello che troverò poco più tardi più in basso all’albergo rifugio Genziana… Qui dal Nino Corsi nel frattempo ho modo di poter inquadrare in un’unica visuale sia il Lago Gioveretto da dove partirò domani, sia l’omonima montagna, e la cosa da una parte mi esalta ma dall’altra mi mette in apprensione perché è davvero una salita sterminata, e trovandomi al quinto giorno di cammino…boh…
Dopo circa un’oretta di pausa mi rimetto in cammino e scendo fino al Genziana, a quota 2000mt, quindi nuovamente in pausa aspetto il bus che mi porti giù fino al Lago. Un bello strudel con panna è quello che ci vuole per merenda! Il viaggio col pullman dura nemmeno dieci minuti ma affollato com’è non vedo l’ora di scendere davanti all’Hotel Zum See. Scendo, entro nell’hotel e di fronte alle facce stupite degli addetti mi rendo conto di aver sbagliato hotel: che figura… Percorro così i 500mt che ancora mi separano dall’albergo Gioveretto, dall’aspetto un po’ dimesso, e finalmente trovo un po’ di riposo nelle ultime ore del pomeriggio. Mi sento molto stanco e a malapena faccio due passi nella vicina area picnic da dove la vista sulle acque del lago è bellissima, quindi dopo una ricca cena mi ritiro anticipatamente in camera in cerca di un profondo sonno che mi consegni bello in forma per il Gioveretto.
[17 Luglio 2013] La nottata passa bene e mi sveglio riposato e con la giusta carica di tensione. Mi aspetta una dura e lunga salita dai 1860mt dell’Albergo Gioveretto fino ai 3440 del monte Gioveretto. Un’estenuante via di salita stimata normalmente in 6h, in condizioni di sentieri normali, quelli che invece non aspettano me visto l’incognita neve già avvistata da lontano nei giorni precedenti. In più devo anche considerare di non rientrare a valle troppo tardi, pena la perdita del pullman che mi riporti fino al Genziana. Forse troppe variabili per un’escursione di alta montagna…
Alle 6.40 sono già in cammino e in breve mi lascio alle spalle il lago per salire il ripido sentiero che si snoda fra gli abeti. Qualche bel passaggio su ponticelli di legno che permettono di superare impetuosi torrenti spezzano ogni tanto le trame verdi del paesaggio circostante. Mano a mano guadagno metri mantenendo un buon passo fino a giungere al limitare del bosco, e dove cominciano le radure. Il sole per il momento sta ancora solo illuminando le più alte cime, in basso si sente l’umidità del terreno salire via via che passano i minuti.
In un tratto semi pianeggiante riesco a scorgere, nei pressi del letto del torrente, un gruppetto di persone che verosimilmente ha passato qui la notte, spero abbiano avuto i loro buoni motivi… Nel frattempo mentre alcune marmotte salutano o inveiscono al mio passaggio, mi trovo a rimontare una prominenza che fa da spartiacque fra il limite delle radure erborse e l’inizio della nuda roccia.
Oltrepassatola, la Cima Fontana bianca mi attende perfettamente illuminata e a protezione del suo racchiuso bacino glaciologico, proprio in corrispondenza dei laghi giallo e verde. A questo punto mi trovo al limitare dei 2800mt, raggiunti in due ore di cammino, cosa che mi rende orgoglioso di per se. Per terra la neve comincia a essere la costante, quindi mi fermo per una sosta e per i preparativi alla parte più dura, calzo le ghette e mi avvio. Su un cartello è scritto “attenzione! sentiero per soli alpinisti”: mi domando se io sia un alpinista o meno, e non credo di esserlo, però sono solo, quindi va bene! posso proseguire!!
La neve in questa zona, a differenza di quanto trovato nei giorni precedenti, dimostra di essere molto più insidiosa perche molto ghiacciata in superficie, e spesso mi accorgo di non avere la stabilità necessaria. Finche la cosa si limita ai tratti in piano o debolmente inclinati, come passaggi a mezza costa, la cosa non pone troppi problemi, anche perche inizialmente ci sono comunque inframezzati dei passaggi su rocce o tracce libere da neve. I segni biancorossi appaiono e scompaiono a seconda della quantità di neve presente, e gli ometti di pietra sembrano merce rara in questa via. Non ci sono nemmeno tracce così evidenti da seguire, e le poche che davvero si riesce a scorgere non sono affatto recenti. La progressione quindi si fa via via sempre più difficile, aiutata solo da una traccia gps poco fedele e abbastanza teorica.
D’un tratto mi trovo fermo: sono proprio sotto la Fontana Bianca, un silenzio generale mi avvolge, non so più dove andare. Guardo a fondo le zone limitrofe, infine ecco un segno biancorosso fare capolino 50mt a sinistra sopra la mia testa; si passà di là. Essendo più in basso, il pendio nevoso da risalire inizialmente non preoccupa più della media, poi pian piano si impenna sempre di piu e quando mi rendo conto troppo tardi di non aver calzato prima i ramponcini. riesco comunque con calma ad arrivare ad un masso sporgente dove posso fare sosta e indossarli. in questo modo risalire il pendio diventa una banalità e in breve supero l'ostacolo, ma che brividi..
dopo un'ultima salita su pietrisco da dove sbucano rilucenti gemme di minerali, arrivo su una balconata a 3200mt dove tiro un po il fiato e soprattutto da dove finalmente vedo la piramide finale del gioveretto. in basso e in lontana il panorama premia la fatica. riparto e superate alcune grandi rocce mi trovo di fronte a un impegnativo passaggio complice la troppa neve che ha creato un pendio strapiombante a dismisura sulla mia sinistra. percorro i primi metri fino a salire su un masso e già in questo breve tratto sprofondo fino alla vita reggendomi saldamente alla vicina roccia. capisco che la mia ascensione finirà qui a 3260mt. non me la sento di progredire su questa neve ora ghiacciata, ora cedevole. sono da solo e l'esposizione del tratto da superare stavolta non ammette errori, quindi col pensiero di aver comunque già fatto tanto, saluto il gioveretto e decido di tornare indietro.
anche la discesa non si dimostra affatto banale, inducendomi a una costante valutazione ogni passo. in queste condizioni il gioveretto si è dimostrato per me veramente ostico..
per sicurezza visto che anche un po di stanchezza adesso affiora, decido di tenere i ramponcini praticamente fino al ritorno presso i laghetti.
da qui in poi segue una rapida discesa a rotta di collo con l'obiettivo di prendere il bus delle 14.
alle 13.20 sono di nuovo all'albergo gioveretto, coprendo dunque in 6h 40min un dislivello di 1400mt sia in salita che in discesa!
alle 14 prendo regolarmente il bus e infine dopo un' ultima piccola sgambata mi riporto fino al rifugio nino corsi per quest'ultima notte.
la sera in un rifugio pieno all' inverosimile faccio la conoscenza di persone viste e riveste lungo questi sentieri durante questa settimana, quindi dopo un' eccellente cena mi rifugio nel piccolo lettino della camerata che condividerò con una famigliola di sei olandesi.
sono ormai alla fine di questo tour 2013, domani ci sarà il rientro per lo stesso sentiero già percorso attraverso il passo del madriccio, con un'incognita legata al meteo che potrebbe fare scherzi già dalla mattinata.
[18 luglio 2013] l'ultimo giorno comincia innanzi tutto con una bella dormita, visto che non sento nemmeno la sveglia che mi ero messo vicino, segno di sana e rinfrancante stanchezza! scendo faccio una rapida colazione, saluto tutti e alle 7.00 mi incammino; la giornata per adesso è sempre bella e l'obiettivo è quello di raggiungere il passo del madriccio prima che si facciano vive le eventuali perturbazioni promesse.
la luce bassa del sole amplifica la bellezza dei colori di questa valle e che forse solo ora apprezzo in pieno. mantengo una buona andatura e via via guadagno i metri che mi separano dal passo, che raggiungo alle 9.00. con un po di stupore, ora che sono più in alto, vedo che in realtà non sembra ci siano perturbazioni in arrivo. potevo quindi prenderla con più calma, ma almeno così potrò partire prima e rientrare a casa non troppo tardi.
dal passo ricomincio quindi la discesa fino a tornare alla partenza della funivia alle 10.20. l'alta via 2013 finisce qui con molte gioie e qualche dolore ma con la consapevolezza di aver quest'anno affrontato situazioni nuove e più difficili!!