24.02.14
Trovandomi per lavoro in Alto Adige, lunedì decido di portarmi in una delle zone che prediligo per lo scialpinismo, la Val Martello. Le condizioni sono ben diverse rispetto a Dicembre, quando il Lago Gioveretto era ancora in versione estiva: ora una bella copertura nevosa lo nasconde e gli alti muri bianchi a fianco della strada mi impediscono di far spaziare lo sguardo.
Il primo obbiettivo della giornata è risalire il fondo principale della lunga valle fino al Rifugio Casati ma non mi pongo l'obbiettivo finale perchè non so quanto fiato mi rimarrà.
Parcheggio nei pressi del Albergo Genziana e risalgo abbastanza velocemente al Rifugio Corsi dove mi fermo per un caffè
La Cima del Madriccio dal rifugio CorsiRiprendo la marcia superando la barriera rocciosa sopra al rifugio e, fatto capolino oltre le rocce, ecco stagliarsi davanti la meravigliosa mole del Cevedale, sempre una visuale da brivido
Superando la barriera rocciosaL'immenso CevedaleContinuo in moderatissima pendenza la salita, tralasciando a sinistra la battuta traccia per Cima Marmotta e sulla destra l'ancora più frequentata Cima del Madriccio: mi ritrovo dunque finalmente solo, a tracciare in un leggero strato di fresca a tratti un pò ventata. Percorro l'immenso fondovalle fino all'impenno dove cala la lingua della Vedretta Lunga. Prendo quota a zig-zag fino alla stazione meteo quotata 2950 metri.
Forte vento in quotaSguardo verso il GioverettoSuperato la lunga rampa glaciale, compare, finalmente, il Rifugio Casati dove incontro la traccia che sale verso il Cevedale da Solda. Il panorama si apre e mozza il fiato: i due protagonisti indiscussi sono Gran Zebrù ed Ortles
I giganti Gran Zebrù ed OrtlesLa fatica e l'aria un pò più rarefatta si fanno sentire sul fiato già spezzato dai 1000 metri precedenti. Con molta calma procedo in direzione del Cevedale, che sembra molto vicino anche se in realtà non è così. La traccia è ben battuta e non trovo crepacci aperti se non in un breve pendio.
La morbida glaciazione nord del CevedaleIn vista della vettaPercorsa tutta la Vedretta, sono completamente spompato e l'idea della rampa finale unita al fatto che sono solo e che è tardi, mi smonta completamente. Decido quindi che ne ho abbastanza, a quota 3650 metri, proprio sotto al classico crepaccio che taglia il pendio a metà, il quale va superato con prudenza tramite un erto traverso. Tolte le pelli, anche le energie per la discesa sono poche ma per fortuna è un percorso tutt'altro che tecnico.
Perdo quota fino alla zona "Tre Cannoni" dove ha sede proprio un antico reperto della Prima Guerra, quindi svolto a destra per la più diretta Vedretta del Cevedale che cala con lievi pendenze in direzione del Rifugio Martello. La neve è favolosa
, un leggero strato di fresca ricopre quello più consistente di neve marrone risalente alla "nevicata africana" della settimana prima.
Ultimo sguardo sui giganti e sul Rifugio CasatiControluce sulla Vedretta del CevedaleGiunto al Rifugio Martello dopo una lunghissima sciata, imbocco il canalino nord che riporta in fondovalle.
Il Gran Zebrù nei pressi del Rifugio MartelloIn breve torno al Rifugio Corsi dove una sosta "canederli" è d'obbligo!!
Le cascate di ghiaccio della Val MartelloIl Rifugio Corsi e il Lago Gioveretto Mi concedo l'ultima chicca, prima di tornare alla macchina: tagliando dietro al rifugio, si compie un traverso leggermente esposto e ci si congiunge con il più ripido pendio che scende dalla Val Madriccio dove una bella powder mi regala l'ultima emozione.
Dislivello 1600 metri
Sviluppo 23 Km