Oggi non mi andava di camminare da solo per i familiari boschi di Piné. Ho scelto così un itinerario che avevo in mente di fare da tanto tempo: sentiero del Tamazòl e monte Cimone con rientro lungo il sentiero della pace. La zona è quella a nord di Lavarone, che precipita sulla Valsugana con scarpate ripide e valloni impervi.
Parto dalla Pineta di Caldonazzo, poco al di là e un po’ più in alto dell’ampio alveo del torrente Centa. Il sentiero, ben segnato per tutto il percorso, sale ripidamente lungo una dorsale boscosa senza dare troppo respiro. Dopo uno spiazzo, dove giunge una forestale,
riprende a salire nel bosco
affrontandone il pendio con molti tornanti. Si sposta poi verso sud, affacciandosi su un selvaggio vallone che piomba nella valle del Centa. In basso si nota l’inizio della strada della val Careta, che percorreva il fianco ovest della montagna arrivando nei pressi di Lavarone.
Si esce dal bosco e superata una breve scarpata il percorso si fa alpinistico.
Si risalgono alcune creste rocciose, si passano un paio di cengie,
si percorrono tratti aerei di sentiero per arrampicarsi infine lungo un paretina
sopra la quale ricompare il bosco e si giunge al Tamazòl.
In questa parte ci sono molti infissi metallici e gradoni di legno che facilitano la progressione. ]
Neve poca, non ghiacciata, calpestabile. Il panorama purtroppo non c’è! Nebbioni e nuvole nascondono l’orizzonte vicino e lontano. Riprendo il cammino nel bosco e mi dirigo verso il monte Cimone. Percorro lungamente una forestale, lascio il bivio per il sentiero della pace da fare al ritorno, abbandono la strada nei pressi di un’ampia radura e comincio a salire verso il Cimone,
sempre nel bosco. Il tracciato del sentiero (“su drit”) mi obbliga a qualche sosta per tirare il fiato. Quando finalmente spiana, ecco la croce.
Anche qui nulla da vedere tra le nebbie. La neve qui è presente in modo continuo.
Per rientrare noto fra le tabelle presso la croce una che riporta “Sentier dei Piani”, direzione Caldonazzo. Sono già passati, le orme nella neve sono chiare e scendono direttamente a nord. I segni sugli alberi sono sempre ben visibili. Vada per i Piani, allora. E’ stata una scelta fortunata. Si tratta di un sentiero magnifico che scende a rotta di collo, sempre piuttosto ripido (“Sentier dei Piani”, appunto…) per pendii boscosi, valloni, brulle scarparte erbose.
Al di là della valle la strada del Menador si inerpica verso Monterovere.
Queste varie parti del percorso sono raccordate da brevi tratti quasi pianeggianti. In alcuni punti il sentiero passa sul filo della cresta, ma mai in esposizione. Indosso le ghette anche se la neve, pur presente, non è profonda. Qualche passaggio è reso impegnativo da chiazze di neve ghiacciata,
su co’ le recie.
Ad un certo punto, verso est, appare una luce e brillano in lontananza le cime del Lagorai.
Giù e giù, esco dal bosco e arrivo ad un ampio stradello che scende da ovest. Dovrebbe essere questo il sentiero della pace che volevo fare inizialmente.
Un branco di camosci passa sulla ripida costa ed uno mi sorveglia. Sono loro i veri padroni della montagna.
Da qui alla macchina è una lunga e comoda passeggiata nel bosco autunnale (o invernale?).