Dopo un mese di inattività decido di andarmene da solo all'ultimo buio della notte su cima Manderiolo.
Poco dopo malga Fratte salgo lungo val Postesina ingombra di vecchie piante schiantate fino a giungere alla strada Vezzena-c. Larici che si presenta così (q. 1645 m):
Senza dirigermi alla bocca di Forno continuo a salire in direzione della cresta spostandomi gradatamnete verso est. Il bel bosco è completamente pulito
Solo negli spazi aperti e nelle mugaie, in una delle quali finisco per ingolfarmi, c'è un poca di neve, ma veramente un misero strato di un ventina di centimetri.
Raggiunti i pendii sotto la cresta il manto è più consistente mentre in basso questa è la situazione dell'altopiano, dove peraltro le piste (sic...) sono aperte.
Mi fermo a calzare i ramponcini, veramente ottimi su terreni con queste caratteristiche. Li toglierò solo prima di inoltrarmi nuovamente nel bosco al ritorno.
La lunga cresta appare imbiancata ma il Pizzo mostra il suo volto roccioso.
Supero la croce dell'anticima
e sono sul crestone della vetta. I mughi portano i segni della battaglia contro il vento
ma nella mezz'oretta in cui mi sono fermato sono stato benone: pochissima aria e pure una temperatura accettabile, ben coperti, s'intende.
Scendo in direzione est e poi mi butto giù diritto verso i fondi di Campo Manderiolo, la lunga spianata che giace tra la cresta principale e il dosso dello spigolo dei Fondi.
Anche in questo tratto i ramponcini vanno alla grande e le mie lunghe falcate di discesa non avvertono la presenza degli attrezzi così come anche sulla stradina che nasconde le insidie del ghiaccio.
Il Portule appare bianco ma non è questa la sua vera livrea invernale, purtroppo.
Dopo aver attraversato i fondi penetro nel bosco, raggiungo nuovamente la strada di Vezzena, scendo in val Sparavieri, la oltrepasso transitando da malga Costa di sotto, in magnifica posizione
e riportandomi in val Postesina chiudo il giro.