Autore Topic: [VALSUGANA] Incredibile strada della Val Careta (bellissima ma chiusa per frane!)  (Letto 37571 volte)

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Il laghetto alla fine della Strada del Careta, sullo sfondo la Vigolana

Una mega valanga in Marmolada, un morto in Alto Adige, e dove si va? Decidiamo di volare bassi :) Lo spunto arriva da una foto della cascata di Valimpach in Val di Centa, allora mi ricordo di una incredibile strada scavata nella roccia che si intravede da lontano salendo verso il Passo della Fricca. E’ la “Strada della Val Careta”, la vecchia via di comunicazione che collegava Caldonazzo con gli Altipiani. In rete non si trova nessuna notizia utile, consulto le carte, il sentiero è il 219. Bon, si va a vedere.


Vigolana

Vecchio maso

Da Caldonazzo si passa il ponte sul torrente Centa poi si gira a dx, poi di nuovo a sx verso la loc. Pineta si sale con l’auto per alcuni tornanti fino a quota 577. Qui notiamo sotto a un cartello un’ordinanza del sindaco che dichiara chiusa la strada del Careta per frane, smottamenti, crepacci, roccia instabile eccetera. Solo che è un’ordinanza del 2007! Decidiamo di andare a vedere. Prendiamo la bella stradina bel bosco, dopo qualche km entriamo in una specie di canyon, oltrepassato il quale c’è una specie di chiesetta-altare e, subito, dopo dei cartelli terrorizzanti di pericolo.


Il sentiero è ufficialmente chiuso

L'inizio non è incoraggiante...

Poi migliora...

Con sorpresa troviamo un cartello di sentiero attrezzato, ma non abbiamo niente con noi, né casco né corde né imbrago. Proviamo ad andare avanti, in effetti i primi metri sono piuttosto preoccupanti, la strada è completamente franata in un ripidissimo canalone ghiaioso. Ci solleva un po’ la presenza di un cordino che costeggia le rocce. Sotto il vuoto o quasi. Si avanza con molta circospezione, e anche un po’ di preoccupazione, il terreno è cedevole-ghiaioso. Sotto ci sono vari strapiombi, è tutto franato e franabile. Le scarpe affondano nella sabbia, per fortuna il cordino ci aiuta parecchio. Superiamo questo insidioso tratto lungo circa mezzo km. Se dovesse peggiorare, pensiamo, torneremo indietro.


Il sentiero segue una specie di cengia

Percorso aereo sullo strapiombo

Meglio non guardare di sotto...

Una delle gallerie scavate nella roccia

I grossi paracarri in pietra lungo la strada

In effetti il percorso migliora, si rivede la strada coi vecchi paracarri in pietra, anche se in molti tratti è sepolta da ghiaia e frane di roccia, oppure ridotta a stretto sentiero. Sobbalziamo dallo spavento per due guizzi improvvisi tra le pietre e il fogliame: due spendidi ramarri! :) Ci alziamo lentamente di quota, con fantastici scorci verso la Vigolana, il paese di Centa, con Val di Centa parecchie centinaia di metri più in basso. Entriamo in una galleria che “fora” uno spigolo di roccia e ci permette di passare oltre.


Nei tratti franati ci sono delle incerte passerelle

Un bellissimo ramarro ci osserva perplesso...

Galleria nella roccia

Quando pensavamo di averla fatta franca sbuchiamo in un vallone con fianchi ripidissimi che precipitano in una gola selvaggia. Stavolta è crollato mezzo fianco della montagna che si è portato via tutta la sede stradale per almeno 400 metri. Proseguendo a fil di roccia sugli strapiombi, aiutati dal provvidenziale cordino, scendiamo quindi lungo la frana e, giunti sul fondo, risaliamo sull’erto versante opposto.


Qui le frane si sono portate via un intero tratto di strada... scendiamo per la colata detritica

Rododendro nano

Ecco i cartelli...

La strada coi grossi parracarri, sullo sfondo il Becco di Filadonna

L'incredibile strada del Careta scavata nella roccia

Qui una gradevole sorpresa: troviamo il cartello del sentiero attrezzato (significa che nel nostro senso è terminato) e una gradita fontanella di acqua fresca. La strada ora è scavata nella roccia, anche se la sede è talvolta colma di materiale franato, macigni, altrove con il fondo scavato qua e là dai torrenti durante i temporali. Poco dopo arriviamo ad una specie di poggio, dove con stupore troviamo dei ruderi di edifici: la vecchia Osteria alla Stanga! Incredibile che avessero costruito qui, in questo posto dimenticato da dio, circondato da precipizi, addirittura un’osteria! La data di costruzione è probabilmente il 1897. Abbiamo provato a immaginare come potesse essere questo posto, coi carrettieri che intraprendevano questo duro e pericolosissimo viaggio lungo questa strada scavata nella roccia a strapiombo. Su una delle facciate dell’ex osteria, una lastra di marmo con una fessura per le offerte a Sant’Antonio.


Osteria della Stanga

L'altarino dedicato a S. Antonio con la feritoia per le offerte

Qui c'era il punto di sosta per i cavalli e un'osteria per rifocillare i viandanti

Becco di Filadonna

Le frazioni affacciate sulla Valle del Centa

La Strada del Careta, la vegetazione cela il baratro sulla valle

Proseguiamo per la strada che diventa più bella e più larga, la pendenza è sempre modesta. Un altro smottamento s’è portato via 10 metri di strada giù per un canalone, saliamo nel bosco per aggirare il baratro. Andiamo avanti, la strada è incantevole e inizia a salire a larghi tornanti, siamo ormai fuori dal vallone, in vista del sospirato scollinamento (siamo in marcia da quasi 8 km).


La strada salendo di quota diventa decisamente più facile

File di paracarri

La bella strada nella faggeta

Il laghetto nella radura dove il sentiero scollina

Finalmente il terreno spiana e sbuchiamo in una bella radura nei pressi di un laghetto, dove ci fermiamo per pranzare. La strada del ritorno è ancora lunga, ripartiamo seguendo il “Sentiero della Pace”, una magnifica stradella nel bosco praticamente pianeggiante con spettacolari squarci panoramici sul Lago di Caldonazzo. La strada finisce e continua in un sentiero martoriato da valanghe, frane, smottamenti.


Vista verso il Bivacco della Madonnina

Avvistiamo il Lago di Caldonazzo

Iniziamo la discesa

Molti passaggi sono franati o stanno franando, le crepe nel terreno non presagiscono nulla di buono. Attraversiamo una zona boscosa dove c’è stato evidentemente un grosso incendio, con i tronchi degli alberi anneriti dal fuoco. Incontriamo il bivio col Monte Cimone, noi caliamo verso Tomazzol. Qui ci sarebbe la possibilità di tagliare ripidamente col 222, ma vista la natura infida del terreno preferiamo allungare verso est e prenderla più larga (e si spera comoda). Altri squarci spettacolari sulla Valsugana, su Levico e Caldonazzo. Vediamo da lontano un’aquila, o forse una poiana, è troppo lontana per distinguere bene... Le rocce sono quasi invase da bellissimi cespugli di erica ma soprattutto di mughi e di rododendro nano coi suoi bei fiori rosa.


Discesa per il Tamazzol con vista sul Lago di Caldonazzo

Vista su Rava-Lagorai

Veduta sul Lago di Caldonazzo e il promontorio di Tenna

Una delle numerose passerelle

Punto di sosta

Vista sul Piz di Levico o Cima Vezzena

Discesa verso il Menador

Il sentiero si biforca

Lungo la discesa, vista su Armentera, Piz di Levico, la Strada del Menador coi suoi tornanti

Il sentiero ridiventa rognoso, ma poco dopo scopriamo che stanno facendo lavori di ripristino, con varie passerelle e scale di legno in costruzione nei punti più ostici. Per fortuna si può passare agevolmente. Il sentiero si dirige verso la Val Cesta dove scende la Strada del Menador (o Kaiserjaeger). Arrivati su una dorsale il sentiero svolta finalmente e ritorna, con qualche tornante e un lunghissimo traversone, fino alla macchina.


Punto di sosta con magnifica vista sul Lago di Caldonazzo

Conclusioni: esordio escursionistico col "brivido" con una prima escursione piuttosto tosta, soprattutto per il percorso disagevole e un po' pericoloso. Percorso bellissimo, selvaggio, insolito e suggestivo. Incontrato nessuno. Dislivello circa 500 mt, lunghezza 15 km. Se proprio qualcuno la volesse rifare, tenga presente che: molti tratti sono franosi e apparentemente ancora assai instabili, da evitare quindi con pioggia, vento o temporali. Assai opportuni casco e imbrago, magari un pezzo di corda.


Punto di relax con vista sulla piana di Levico e Caldonazzo

Immagine d'epoca dell'Osteria della Stanga con la Strada del Careta
« Ultima modifica: 17/02/2019 11:21 da AGH »
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Offline Man

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Bello! Da queste parti lo spirito di esplorazione e avventura lo si puo' soddisfare anche senza andare in zone 'griffate'. :)
Aut tace aut loquere meliora silentio (taci o di' cose che siano migliori del silenzio)

Offline Claudia

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Ma dai, non avevo mai sentito nominare questo posto... Ebbravo Agh, ci fai sempre scoprire posticini che meritano!  ;)



Offline nantes

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.... Su una delle facciate dell’ex osteria, una lastra di marmo con una fessura per le offerte a Sant’Antonio. ..


pensa che questo sentiero l'ho fatto nel 1997, ricordo il sentiero già mezzo franato allora;
con qualche difficoltà siamo arrivati all'osteria alla stanga, poi però seguendo la carareccia abbiamo incontrato un bivio segnato 218 che, seguendo il torrente valimpach, con tratti attrezzati e un paio di scalette, scendeva fino al torrente Centa, era un po trascurato e presentava dei tratti scivolosi dato che costeggiava da molto vicino le cascate Valimpach, però ricordo il posto molto suggestivo.
Una volta giunti in fondo alla valle siamo ritornati per strada comoda a Caldonazzo.

lascio una testimonianza del capitello all'ex osteria  ;D
« Ultima modifica: 04/05/2009 22:55 da nantes »

Offline AGH

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trovata qualche traccia....
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Nel 1276 Lavarone, sino ad allora governata dal principato vescovile, veniva ceduto ai Belenzani.

Il 24 giugno 1278 il vescovo di Feltre, Adelgerio, venne a Trento ed investì frate Bonora della cura e amministrazione della chiesa di San Floriano in Lavarone, con attribuzioni curiali. L'esistenza di questa piccola cappella dedicata al santo martire Floriano, assieme a quella di un "ospitale" (= ospizio, l'attuale canonica), è documentata già nel secolo precedente. Lavarone, con la sua chiesa, divenne parrocchia l'11 giugno 1463, allorchè, staccandosi dal vescovado di Feltre, venne assorbita dalla diocesi di Trento.

Il comune di Lavarone, che già nel 1344 risultava bene organizzato in una "Magnifica Comunità" retta da un regolano maggiore, venne occupato dai veneziani per opera di Mario Bonci verso la fine del 1400 e rimase sotto il governo di Venezia fino al 1509.
Solo nel 1535 Lavarone, grazie al principe vescovo di Trento, Bernardo Clesio, fu aggregata alla diocesi tridentina sotto la giurisdizione di Caldonazzo.

Nel secolo seguente (1600), sugli altipiani andò sempre più intensificandosi il lavoro per lo sfruttamento delle foreste e per la coltivazione dei terreni disboscati.
Nel 1698, con la realizzazione della strada della val Careta, si incrementarono ulteriormente gli scambi commerciali con Trento e con la Valsugana. Nel 1740 Lavarone diede i natali al grande scultore Francesco Antonio Giongo, autore, tra l'altro, della Fontana del Nettuno in piazza Duomo a Trento, divenuta, con il castello del Buonconsiglio, il più importante simbolo della città.
Intorno al 1800 l'economia rurale conobbe una gravissima crisi. Anche per gli abitanti degli altipiani furono tempi duri e molti si videro costretti ad emigrare in cerca di lavoro, taluni addirittura oltreoceano.

Durante questo secolo in Trentino si susseguirono i passaggi di numerosi eserciti finchè, con la disfatta di Napoleone, l'intera regione passò sotto il dominio dell'Austria.


1b) Attraverso la Val di Centa

Circa 600 m dopo la frazione Virti, in località Casare, dalla SS 49 si diparte una strada che conduce a Caldonazzo chiamata Val Carretta. Ora praticamente solo pedonabile, un tempo questa era l'unica, molto frequentata, via di comunicazione con la Valsugana. Rimangono ancora dei ruderi di un antico posto di ristoro in località La Stanga in un luogo molto interessante paesaggisticamente. Probabilmente per questa strada veniva trasportato il minerale di calcopirite, cavato nelle miniere del fondovalle, per essere fuso (vi sono interessanti resti di forni fusori sull'altopiano) e poi ritrasportato a valle. Questa operazione era più conveniente che trasportare il legname o il carbone a valle dall'altopiano ricco di foreste.
Questo attorno al 1500 ma anche in epoca più vicina (1700 e 1800) la strada era molto frequentata, basta pensare che la parrocchia e il luogo di sepoltura degli abitanti dei Virti erano a Calceranica.
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Offline jochanan

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le benemerite sezioni CAI del vicentino hanno publicato una serie di carte al 25.000 con annessa sintetica descrizione di TUTTI i sentieri numerati. Le carte, e le descrizioni debordano in Trentino, fino alla Valsugana. C'era anche la descrizione di questo percorso (EE) e ci avevo fatto anche un pensierino, allenato, trovando un compagno, ecc. Ora il pensierino è assai meno presente.
Oltre alle INFO trovate da AGH sembrerebbe che in alto a fianco della strada ci fosse un vero e proprio villaggio di comando austriaco del settore. E poi che la strada fosse ancora percorribile fin dopo la guerra.
il mondo sarebbe veramente noioso senza le montagne (E.Kant, mi sembra, che tra l'altro è sempre vissuto in pianura)

donkey71

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la Vallimpach, è una vera meraviglia in tardo autunno...ve la consiglio vivamente in ottobre! Zona assolutamente appartata.  ;)

Offline AGH

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le benemerite sezioni CAI del vicentino hanno publicato una serie di carte al 25.000 con annessa sintetica descrizione di TUTTI i sentieri numerati. Le carte, e le descrizioni debordano in Trentino, fino alla Valsugana. C'era anche la descrizione di questo percorso (EE) e ci avevo fatto anche un pensierino, allenato, trovando un compagno, ecc. Ora il pensierino è assai meno presente.
Oltre alle INFO trovate da AGH sembrerebbe che in alto a fianco della strada ci fosse un vero e proprio villaggio di comando austriaco del settore. E poi che la strada fosse ancora percorribile fin dopo la guerra.

grande Jochanan! Il bello è che ho le carte del Cai Vicentino (ottime!) ma non avevo mai badato al libretto-guida. Sono andato a vedere ed è proprio come dici! Ora non ho voglia di ricopiare tutto, comunque la strada fu costruita dai Comuni dell'Altopiano nel 1871 per incrementare il flusso turistico verso con la Vasugana. Per ammortizzare il costo, notevole, fu stabilito un pedaggio. All'epoca la Strada del Careta era piuttosto frequentata, tantoché fu costruita una Locanda "alla Stanga", al tempo tappa quasi obbligata, su una specie di poggio a precipizio sui dirupi. Durante la guerra, nel 1915, la strada fu utilizzata dagli austroungarici che costruirono il loro comando generale lungo il tracciato. Nel 1960 la strada cadde in disuso ed oggi è franata in varie parti. E' percorribile con difficoltà e pericolo solo a piedi, un cordino aiuta nei tratti più esposti.

Riguardo il Comando Austriaco, effettivamente abbiamo visto un cartello in cima alla Strada nei pressi delle Casare, ma abbiamo tirato dritto perché la discesa era lunga.
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le benemerite sezioni CAI del vicentino hanno publicato una serie di carte al 25.000 con annessa sintetica descrizione di TUTTI i sentieri numerati.

sai una cosa, mi sono chiesto cercando proprio info sul sentiero 219 perché mai non esista qualcosa di simile per tutti i sentieri, sarebbe bello avere un catasto (quello della Sat esiste già) con una descrizione sintetica dei sentieri com ha fatto il Cai vincentino.
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donkey71

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Io ho fatto il percorso medesimo circa quindici o venti anni fa, in tardo autunno ma non c'erano al tempo segni o problemi di franamenti o altro. Bellissimo giretto di fine stagione, silenzi e magnifici colori in una valle che non conoscevo (merito di amici del altopiano di Asiago l'avermici condotto). Mi spiace saper di questi ultimi disgregamenti, spero sistemino....il luogo merita. :(  

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Io ho fatto il percorso medesimo circa quindici o venti anni fa, in tardo autunno ma non c'erano al tempo segni o problemi di franamenti o altro. Bellissimo giretto di fine stagione, silenzi e magnifici colori in una valle che non conoscevo (merito di amici del altopiano di Asiago l'avermici condotto). Mi spiace saper di questi ultimi disgregamenti, spero sistemino....il luogo merita. :(  

la vedo dura da sistemare... oltre ai moltissimi passaggi franosi, ci sono tratti in cui la strada non esiste letteralmente più. Tutta la sede stradale è crollata a valle, poco prima dell'Osteria alla Stanga è franato un intero costone che s'è portato via la strada per intero, tantoché il sentiero scende lungo la frana perché il percorso originale è impossibile da seguire essendo rimasta una parete di orccia pressoché verticale...
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vista oggi, la Cascata del Valimpach!
(risalendo dal torrente Centa)

« Ultima modifica: 22/05/2009 09:51 da AGH »
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donkey71

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Che bello rivedere questi luoghi, Agh...spero poterci tornare (ma...volere è potere!), fa parte dei ricordi di gioventù...che non si scordano.  :) :) :)

Offline Man

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fa parte dei ricordi di gioventù...che non si scordano.  :) :) :)

va la' che tu SEI giovane!  ;D ;D
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qualcuno (Livioz) ha idea se c'è n qualche progetto di recupero della strada della val Careta?
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