Non era possibile rinunciare al giro di Cima Dodici
e allora abbiamo deciso di salire anziché dal Vallone delle Dodici, dal Vallone delle Trappole.
Nantes lo aveva descritto come meno impegnativo in discesa, ma secondo me è altrettanto arduo!
Partiti alle 6 dal parcheggio, siamo saliti verso il Vallone delle Trappole, che sinceramente non mi ha dato le stesse sensazioni del Vallone delle Dodici con spazi molto ampi, ostici e selvaggi, che a me piacciono particolarmente. Invece il Vallone delle Trappole, tranne nel tratto attrezzato, è un percorso sempre all’interno di canaloni con tratti di sentiero in mezzo a mughi o bosco, comunque molto impegnativo per la pendenza e per i canaloni di ghiaia, il che rende ancora più faticosa l’ascesa
do pasi en su e doi en zo .
Arrivati all’ultimo strappo, ci si presenta davanti Cima Dodici ormai illuminata dal sole, ma per arrivarci dobbiamo passare per il bivacco Busa delle Dodese dove entriamo a curiosare e si sente un bel calduccio, segno che qualcuno ci aveva passato la notte, infatti la piastra d
ela fornasela la era ancora calda el so perché oltre al calt el socio el ga mes su le man el sa anca scotà… solito pirla! col vegnir veci no ghè nient de gudagnar, comunque trovato in ordine, pulito e con una buona scorta di legna pronta per i prossimi avventori.
Mancano ancora trecento metri per arrivare all’ambita Cima Dodici, dove arriviamo alle 9.30: ci si presenta l’ombra della cima proiettata sulla val di Sella e, con una giornata super come quella di domenica, si spazia dal Brenta al Lagorai, poi cima D’Asta, la Marmolada, le Pale di San Martino, la Marzola, la Vigolana, in basso i laghi di Caldonazzo e Levico… grande spettacolo quello che offre questa cima in una giornata fantastica come domenica scorsa per un panorama a 360°!!
Adesso però arriva la “ mena” di spostarsi verso la Porta del Kempel passando sotto la cima dell’Alpin o detta anche Trentin, sentiero che si mantiene sempre in quota, ma molto noioso da percorrere; poco prima di imboccare il sentiero che ci fa scendere verso la Lanzola, troviamo i ragazzi che hanno pernottato al bivacco, cosi facciamo 4 chiacchere e, raccontando l’accaduto, anche due belle risate.
La discesa è molto lunga e anche molto ripida, ma sicuramente senza alcun problema riguardo alla sicurezza; forse la considero un po’ più dura di quanto sia in realtà, perché ormai stanco del giro fin qui fatto.
Dalla Lanzola per arrivare alla macchina si percorre un sentiero all’interno di bei boschi di faggi, che in primavera devono essere uno spettacolo; siamo poi arrivati in val di Sella in località il Cacciatore e poi abbiamo seguito la strada asfaltata fino ad arrivare alla macchina per un tratto di circa tre chilometri che non finiva mai, però ne valeva la pena visto il bel giro fatto!
Partiti alle 6 arrivati alle 12.30, solita mezza giornata, mi risultano 24 km. di percorso, ma sono assolutamente sicuro che il dislivello che mi dà il logger di 2.700 m. è sbagliato, penso si aggiri sui 1.600 m.. Non capisco perché mi dia questi dati cosi sballati, forse perché non lo so ancora usare.. mah!!
Questa zona, finora da me poco frequentata, mi sta prendendo sempre di più e credo che andrò ancora a ravanare per quei posti! In realtà, con la bici ho fatto un percorso anche molto tosto in zona, partendo da passo Vezzena poi verso malga Larici Bocchette Portule, bivio Italia fino all’Ortigara, al rientro arrivati a bivio Italia scesi in val D’assa per poi risalire verso passo Vezzena: giro da morir visto il terreno ghiaioso!!
Posti veramente tosti e pieni di storia specialmente della Grande Guerra! Concordo pienamente con AGH su un post messo l’anno scorso “SUI SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA”: abbiamo a disposizione musei a cielo aperto, basterebbe solo curarli e valorizzarli per avere un sicuro riscontro turistico!