Bon di !
Vi sembrerebbe utile la recensione dei punti d'appoggio non custoditi, con almeno la segnalazione dei posti letto, nonchè la segnalazione di quelli chiusi...?
si è utile, io fotografo sempre esterno/interno gli eventuali bivacchi/malghe, il problema è che le condizioni non sono sempre "stabili" e manca il tempo per fare una elencazione ragionata...
a tal proposito segnalo una interessante mail che avevamo preso sul sito di girovagando, e che sollevava il problema dei bivacchi, al quale aveva risposto il presidente della Sat Giacomoni:
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Bivacchi trentini e bivacchi norvegesi
Riceviamo da Massimo Gozzi di Reggio Emilia una segnalazione riguardo la situazione dei bivacchi trentini: "Non trovo possibile che nessun ente, associazione, organi informativi del settore o siti dedicati affronti questo delicato problema. Eppure dopo anni ed anni di escursioni in Trentino ho potuto constatare che è un'argomento che interessa molti frequentatori della montagna (quella vera). E dire che basterebbe solamente un po' di organizzazione, confidando nell'onestà di chi questi luoghi li vuole preservare, proteggere e custodire". Gozzi ci manda due foto il cui confronto è imbarazzante e che non hanno bisogno di commento. "Il pernottamento in uno degli oltre 300 bivacchi norvegesi è subordinato all’iscrizione al Club Alpino Norvegese. Un’unica chiave apre tutti i lucchetti ed è la stessa da 25 anni (scusate l’organizzazione!). Il costo è di € 30". Conclude infine Gozzi: "Dopo esperienze del genere è dura dover affrontare la notte in un bivacco trentino. Voglio far notare che le Vostre strutture altro non sono che luoghi dove il residente è solito passare poche ore in compagnia di amici a gozzovigliare. Ben lontane dal voler essere l’ accogliente ricovero per l’esausto escursionista. Escursionista che, ricordiamocelo, non è quell’entità passeggera ed effimera, ma è anch’egli un turista che porta benessere alla Valle. Per parte nostra ci limitiamo ad osservare che il problema segnalato dal nostro lettore è reale: bisogna però anche dire che non tutti i bivacchi trentini sono nelle condizioni di quello della foto, ce ne sono anche di ottimi e ben tenuti. E' purtroppo vero che il livello è molto variabile e non esiste uno standard: si va dal grazioso chalet ben attrezzato alla spelonca per orsi. Saremmo contenti se qualche responsabile della gestione dei bivacchi (Sat, Sosat, eccetera) ci potesse dare una risposta pubblica, anche per spiegare quali sono le problematiche della gestione di queste importanti strutture molto apprezzate dagli escursionisti.
La risposta della SAT
Riceviamo con piacere la risposta di Franco Giacomoni, presidente della SAT - Società Alpinisti Tridentini, che pubblichiamo qui sotto:
Spett. Redazione
GIROVAGANDO IN TRENTINO
Abbiamo letto con attenzione la segnalazione del Sig. Gozzi relativa allo stato di strutture, individuate per comodità come Bivacchi, presenti sul nostro territorio. Con un’osservazione di fondo: la realtà norvegese e quella italiana sono molto diverse, i loro bivacchi fanno la funzione dei nostri rifugi mentre i nostri rifugi, quando sono chiusi, hanno tutti un bivacco. Per correttezza e per fornire un quadro il più possibile aderente alla realtà, vanno distinte, per la SAT, quelle strutture che il Sodalizio intende per Bivacco e altre chiamate così in modo generico ma che hanno altre destinazioni e uso. La SAT, come si può osservare sul link Rifugi del sito
www.sat.tn.it, è responsabile delle seguenti strutture:
· Cima d'Asta - "G. Cavinato"
· Cima Presanella - "Br. Orobica"
· Cima Sassara - "F.lli Bonvecchio"
· Crozzon - "E. Castiglioni"
· Cunella
· Forcella Grande - "M. Rigatti"
· Latemar - "A. Sieff"
· Passo delle vacche - "E. Segalla"
· Pra Castrón - "C. Costanzi"
· Presanella - "V. Roberti"
· Sinel - "G. Pedrinolla"
· Valláccia - "D. Zeni"
· Vigolana - "Alla Madonnina"
Altre 20 strutture di appoggio sono affidate direttamente alle Sezioni. Costruzioni poste in quota, raggiungibili con faticose ore di cammino, arredate in modo spartano, sono messe a disposizione esclusivamente per offrire un riparo in caso di maltempo e di pernottamento e riposo in caso di attraversate e salite di un certo impegno. Esse sono volte più alla sicurezza dell’alpinista che alla sua comodità (basterebbe pensare alle vite salvate dal Bivacco sul Crozzon di Brenta).
Nei Bivacchi si trovano poche suppellettili e nessun punto fuoco. Come detto, altre strutture sono gestite da Sezioni SAT. Tutte, generalmente sempre aperte, sono periodicamente controllate, rifornite e pulite dai volontari-responsabili, offrono un minimo di comfort, non si prestano e non vengono concesse per utilizzi non consoni alla montagna.
Altro discorso riguarda le centinaia di strutture presenti sul territorio sorte quasi per “germinazione spontanea” in vecchie malghe, bunker o costruite ex novo su vecchi ruderi e così via. Nate su iniziativa di Associazioni, Amministrazioni Comunali, Gruppi spontanei, in molti casi offrono una sistemazione dignitosa e controllata, in altri, effettivamente, sono diventate delle “proprietà private” di gruppi locali che, in realtà, le hanno privatizzate, dimenticando che nella pressoché totalità sono sorte con il contributo del denaro pubblico, lasciandole nel degrado documentato, snaturandone lo spirito di quello che dovrebbe essere una struttura di accoglienza sulla montagna.
Se questa è la situazione, difficili sono i rimedi. Da parte nostra non mancheremo di far presente questa situazione al Servizio Turismo della Provincia Autonoma di Trento, cosa che consigliamo di fare anche al sig. Gozzi e, nel contempo ci dichiariamo disponibili ad approfondire il tema con Girovagando in Trentino certi che aprire un dibattito su questa situazione non potrà che fare bene al sistema turistico del nostro Trentino. Con i più cordiali saluti.
Il Presidente
Franco Giacomoni