E’ un dato di fatto da almeno un decennio che trovare un bosco pulito, nel nostro paese, sia diventato una vera e propria rarità. Qualcuno ha trovato molto, troppo, comodo abbracciare la tesi ecologista che il legno è materiale facilmente biodegradabile in breve tempo: ma se tutti abbandonano enormi quantità di ramaglie sui luoghi di taglio ci vogliono decenni per decomporle. Purtroppo anche le autorità in materia (forestale, provincie, guardiaparchi) cavalcano alla grande questo andazzo che per loro equivale a minor lavoro (meno sorveglianza=meno lavoro): il tutto molto tipicamente italiano. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: boschi sporchi e sentieri cancellati dalla faccia della terra, spesso per sempre perché i sentieri, ormai, non li sistemano più neanche nei parchi.
In paesi molto più ricchi del nostro (soprattutto in termini di coscienza civica) ciò avviene solo molto sporadicamente (i “furbi” ci sono dappertutto) e le ramaglie vengono portate a valle, in taluni casi, se necessario, anche con l’elicottero. E, soprattutto, vengono utilizzate per produrre energia in varie forme: dal teleriscaldamento locale alla produzione dei “pellets”. Piccoli impianti comunali di teleriscaldamento sono molto diffusi in Tirolo, Carinzia e Stiria ed in Svizzera. Sono molto pratici: c’è una piazzola dove i trattori ed i camion scaricano le ramaglie in una tramoggia che li invia ad una sminuzzatrice che li riduce in trucioli, da qui vanno in stoccaggio in silos per essere inviati in caldaia quando necessario. Con questo sistema nei piccoli comuni montani in genere si riscaldano gli edifici pubblici ed il nucleo storico del paese (ovviamente nei paesi di montagna risulterebbe troppo costoso raggiungere le frazioni). Impianti simili, in Italia, sono una rarità: ce ne sono parecchi in Alto Adige (sicuramente Anterselva , Bressanone, La Villa in Badia ,Dobbiaco-San Candido, Obereggen), uno in valle Camonica (Cedegolo). In Trentino Cavalese , S. Martino di Castrozza, Grumes : di altri non ho notizia se non dell’aborto del Tonale
http://www.questotrentino.it/2005/14/Teleriscaldamento_Tonale.htm , ennesima vergogna di cui ringraziare i politici.
Troppo poco se raffrontato con la vastità delle superfici boschive.
Idem per il discorso “pellets”: si vendono un sacco di stufe ma i “pellets” vengono tutti dall’Austria e dalla Germania, neanche un cane che li faccia in Italia: così si paga + di trasporto che di materia prima.
Discorso a parte per i paesi scandinavi, grandi maestri dell’industria del legno. Qui il legno è materia prima per costruzione e, soprattutto, per l’industria della cellulosa e della carta (sono i primi produttori mondiali): nonostante il taglio continuo a livello industriale…i boschi aumentano perché, per legge, ad ogni albero tagliato ne vengono piantati due ! Ovviamente è estremamente sviluppata e modernissima l’industria meccanica specializzata nella costruzione delle macchine per la lavorazione del legno: veri e propri mostri che lasciano il terreno pulito (le macchine pesanti sono avvantaggiate dal fatto che in Scandinavia i pendii non sono mai molto scoscesi).
Nonostante l’abbondanza, qui non si butta nulla degli scarti: gli impianti di teleriscaldamento alimentati con i residui legnosi sono ovunque ed anche quasi tutte le case singole rurali (che costituiscono la maggior parte delle costruzioni) sono fornite di caldaie adatte . E si produce, con tecnologia finlandese, anche quello che viene spacciato dai mobilieri come “legno massello” (ci sono due aziende anche in Italia, in Friuli e Toscana, che usano questa tecnologia fantastica)
Per chi volesse saperne di più in materia suggerisco questi links:
http://www.fo.camcom.it/trasversale/templ001/visual/documento_generico.jsp?ID=959&back=/ambiente/club_imprese/energia.htmhttp://www.agrimodena.it/biblioteca/Fuoco_Acqua1.pdfhttp://www.foreste.provincia.tn.it/articoli/1_2006/1_2006_35.pdfhttp://www.biomassaforestale.org/ivalsa/file/La%20Raccolta%20del%20Legno%20per%20Uso%20Energetico%20e%20Industriale.pdf