Autore Topic: Ass. ambientaliste contro il collegamento Pinzolo - Madonna di Campiglio  (Letto 1821 volte)

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Ecco il documento delle associazione ambientaliste inviato al VIA, Valutazione impatto ambientale, riguardo al previsto collegamento Pinzolo-Madonna di Campiglio. E' un documento molto interessante ma non troppo conosciuto, quindi lo ripropongo...
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All’Unità Operativa per la
Valutazione di Impatto Ambientale
Provincia Autonoma di Trento
Via Giusti, 40 – 38100 TRENTO

Le sottofirmate Associazioni Ambientaliste inviano il seguente documento:
OSSERVAZIONI AL PROGETTO PRELIMINARE DI COLLEGAMENTO PINZOLO–MADONNA DI CAMPIGLIO SETTEMBRE 2007, predisposto dallo Studio Tecnico Ballardini di Madonna di Campiglio (Tn) e dallo Studio Program srl di Tombelle di Vigonovo (Ve).

Il progetto preliminare denominato “Collegamento Pinzolo-Madonna di Campiglio” d.d. settembre 2007, propone in sintesi:
- il completamento del collegamento tra gli impianti di Pinzolo e quelli di Madonna di Campiglio, con i tronchi funiviari Puza del Fò - Plaza, Plaza – Colarin, Colarin – Patascoss
– all’interno o in prossimità dell’insieme piste – impianti di Pinzolo, l’impianto e la pista Tulot – Malga Cioca; il rifacimento dell’impianto Malga Cioca - Monte Grual, con alcune modifiche della pista
l’impianto funiviario  S.Antonio di Mavignola – Plaza
nuovi parcheggi o ampliamento degli esistenti, in località Tulot, S.Antonio di Mavignola, Colarin, Passo Campo Carlo Magno (n.2)
un imprecisato sistema di bus navetta, a basso inquinamento, sulla S.S. 239, tra Pinzolo e Madonna di Campiglio.

Per quanto riguarda la serie di impianti elencati al p.to 1, da Puza del Fò a Plaza verrebbe attraversato un versante fittamente ricoperto da un pregevole bosco di aghifoglie in alto e di faggeta nella zona bassa.
L’impatto, anche se dovuto al solo impianto ed alle opere accessorie, sarebbe assai elevato, sotto il profilo paesaggistico – ambientale e per la presenza di specie faunistiche oggetto di misure speciali di conservazione, che verrebbero sicuramente danneggiate.
Scendendo direttamente verso nord, lungo il crinale del Monte Grual, in posizione esposta a tutte le visuali, si raggiungerebbe  a quota m 1145 in sponda sinistra del Torrente Sarca la località Plaza, il punto più basso del collegamento.
Tale località rappresenta un punto nodale di grande importanza naturalistica, paesaggistica, alpinistica, culturale; essa costituisce la porta di ingresso al cuore del Brenta, dove confluiscono le valli di Campiglio, di Vallesinella, la mitica Val Brenta e la Val d’Agola, quattro tra le più belle e naturalisticamente intatte valli del Brenta.
Questo sito forma un “unicum” ambientale di importanza mondiale e costituisce una delle ragioni particolari del fascino del Brenta, destinato fin dal 1967 a parco naturale.
Da Plaza il collegamento  funiviario proseguirebbe fino al parcheggio in costruzione in località Colarin, all’ingresso sud di Madonna di Campiglio.
Plaza e tutto il territorio a monte verso Campiglio, in particolare lo straordinario Fòo Gaiard, rappresentano un luogo unico, dove natura e lavoro dell’uomo si intrecciano in armonioso connubio.
In questa località, essenziale per la prospettiva del Gruppo di Brenta e per le testimonianze di cultura alpina che racchiude, verrebbe costruita la grande stazione di arrivo-partenza e di smistamento fra gli impianti a fune.
La stazione-costruzione di arrivo e partenza in un paesaggio fragile come quello di Plaza, segnato dal piccolo corso d’acqua del Sarca, se sarà realizzata avrà un effetto dirompente, dal momento che dovrà ospitare tutti i macchinari necessari ai due impianti e consentire agli sciatori di passare da un impianto all’altro. A ciò dovranno aggiungersi i servizi, le strutture di supporto, il probabile ampliamento della strada di accesso e, in un prossimo futuro, un prevedibile posto di sosta ed un luogo di ristorazione.
L’impatto quindi in questo sito, di elevatissimo valore naturalistico e culturale, sarebbe devastante; l’impianto taglierebbe, senza alcuna possibilità di mitigazione,  proprio la zona di prati, pascoli, masi e antiche case da mont immediatamente all’intorno ed a monte di Plaza, un’area che racchiude alcune fra le più caratteristiche espressioni del paesaggio e dell’architettura alpina giudicariese, con tipologie risalenti alla cultura retica.
Si tratta quindi di uno squarcio che, al di là del patrimonio che direttamente distrugge, toglie valore paesaggistico e naturalistico a tutto il Gruppo di Brenta, destinato a parco naturale, proprio perché scardina l’armonia piena del raccordo fra valli e rocce, fra boschi e radure esercitata dalla conca di Plaza.
Infine il collegamento funiviario prosegue dal Colarin alla località Patascoss, dove si ricongiunge al sistema di impianti di Madonna di Campiglio.
Il percorso avverrebbe in zona boscata.
Questo tronco è l’unico che presenta caratteristiche di logica trasportistica e di accettabilità ambientale: esso rappresenterebbe un’ulteriore “porta” al sistema sciistico di Madonna di Campiglio, con partenza da un grande parcheggio e con percorso breve.
Per quanto riguarda il p.to 2, ossia l’impianto Tulot – Malga Cioca, il percorso dell’impianto e della pista avverrebbe lungo il versante nord-ovest del Doss Sabion in zona fittamente boscata e di notevole pendenza.
Soprattutto la pista, interamente tagliata nel bosco, produrrà uno squarcio spaventoso.
Una pista consimile si può ammirare in tutta la sua terrificante artificiosità, tra Ponte di Legno e Temù, sul versante nord-ovest dell’Adamello.
Inoltre l’arrivo è a quota molto bassa, a m 853 sul livello del mare.
La pista è in zona di elevata pericolosità geologica e deborda dall’area sciabile, per cui manca la compatibilità urbanistica per la sua realizzazione.
Per quanto attiene il p.to 3, ossia l’impianto funiviario S.Antonio di Mavignola – Plaza, valgono le medesime osservazioni fatte per Plaza e dintorni: l’ambiente è di particolare valenza paesaggistica ed inoltre l’impianto per gran parte corre lungo il torrente Sarca, in piena area di protezione fluviale.
Questo impianto non era previsto nell’ “Accordo di Programma Quadro” per la definizione di un sistema di mobilità integrata tra Pinzolo e Madonna di Campiglio del 3 agosto 2007.
Per quanto riguarda i punti 4 e 5 , ossia la creazione di parcheggi o l’ampliamento degli esistenti e l’organizzazione di un sistema di bus navetta, il tutto collegato alla S.S. 239, è ovvio che se ciò portasse ad una sensibile diminuzione del traffico privato su gomma, la proposta potrebbe essere valutata  positivamente.
Dovrà però essere basata su serie analisi “origine – destinazione dei flussi di traffico” e su concrete misure tecniche e organizzative e su una campagna di sensibilizzazione per promuovere l’uso del mezzo di trasporto collettivo.
Altrimenti si verrebbero a creare sistemi molto costosi, economicamente ed ambientalmente, dimensionati per l’utilizzo in poche giornate di punta, ma scarsamente vantaggiosi per i cittadini di Pinzolo e della valle, che ovviamente richiederebbero un servizio esteso all’intero anno.
Per ora le proposte 4 e 5, assai poco fondate, danno l’impressione di essere state così formulate per creare confusione tra trasporti su fune e trasporti su gomma, finalizzata al finanziamento globale di tutto il sistema: cabinovie e navette tutte insieme festosamente al banchetto dei finanziamenti, con la furbesca attribuzione della “mobilità alternativa” su tutto il sistema integrato.
In effetti se ci fosse logica ed onestà intellettuale, e di ciò si spera nell’Unità Operativa per la Valutazione di Impatto Ambientale, nei Servizi Provinciali e nel Comitato Ambiente, tale qualifica dovrebbe essere fermamente respinta.
Infatti, gli stessi proponenti indicano più volte il fermo impianti nel periodo estivo, si ammette cioè che questo sistema alternativo non è praticabile in estate, se non con autobus navetta; in inverno inoltre è cervellotico e innaturale per l’automobilista preferire al suo comodo veicolo il taboga degli impianti, con sci al seguito per gran parte del percorso.
Per avvalorare la tesi della “mobilità alternativa”,  lo S.I.A. espone un calcolo del bilancio energetico del tutto singolare, tra la situazione del consumo energetico attuale e quella derivante dalla realizzazione del cosiddetto “Sistema di Mobilità alternativa”: si tiene conto dei periodi di traffico più intensi nella stagione estiva ed invernale, per complessivi 124 giorni, mentre, come detto sopra, il sistema non funziona nel periodo estivo. Si valuta, non si sa perché, che il nuovo sistema di mobilità sottragga 1920 auto ogni giorno dalla strada, determinando così un risparmio energetico sui consumi del 31%.
Un simile conteggio non è certo né convincente, né scientificamente credibile, perché coinvolge il periodo estivo di arresto impianti, perché ipotizza un’elevata e non motivata preferenza all’opzione impianti, perché il bilancio energetico è del tutto parziale, non tenendo conto dell’energia consumata per la costruzione e gestione degli impianti.
A tale riguardo è significativo l’esempio degli impianti in Val Jumela, fallimentari anche se erano stati sbandierati come strutture di mobilità alternativa.
Un altro problema irrisolto, specie per le necessità di innevamento artificiale della proposta pista del Tulot, è il reperimento dell’acqua necessaria, del tutto improbabile dalla derivazione ENEL o improponibile nel Sarca.
Perplessità desta anche il calcolo del carico antropico, valutato semplicisticamente in 50 sciatori per ettaro di area sciabile, perché si sa che gli sciatori si distribuiscono spontaneamente in funzione delle portate orarie e dell’appetibilità sportiva e ambientale delle piste.
Dubbi solleva anche il calcolo degli sciatori e dei posti auto.
Ad esempio a Madonna di Campiglio si valuta la presenza di 6565 sciatori e la necessità di soli 1576 posti auto, mentre nella realtà la presenza di sciatori e la necessità di posti auto, nei momenti di punta, superano di gran lunga i numeri ipotizzati.


VALUTAZIONE DI INCIDENZA

Il titolo è errato, perché i proponenti semmai fanno lo Studio di Incidenza, mentre la Valutazione di Incidenza spetta agli organismi di controllo provinciali.
Comunque i problemi d’incidenza vengono tutti minimizzati o sottovalutati, le perdite di habitat divengono non significative, le specie protette si ipotizza possano spostarsi dalle fonti di disturbo, le misure di mitigazione sono banali, talvolta realisticamente non realizzabili e comunque impattanti (uso dell’elicottero, scavo a mano, uso di oli biodegradabili, guadi, etc.)
Sull’argomento riportiamo una nota del Gruppo di Lavoro Natura 2000 del WWF Italia,  che condividiamo pienamente.

Collegamento Pinzolo-Madonna di Campiglio. Note e osservazioni sul documento denominato “Valutazione d’incidenza”   Gruppo di Lavoro Natura 2000  WWF Italia.

Premessa: la denominazione è scorretta. La Valutazione di incidenza deve essere redatta dall’Ente gestore del Sito Natura 2000, con i propri uffici tecnici competenti e non da consulenti esterni dei committenti. Questi possono predisporre i materiali necessari alla valutazione, sotto forma di Studio di Incidenza. È in questa forma che si dovrebbe valutare il documento compreso nell’incartamento VIA sul progetto.
L’incartamento ad oggi è quindi carente della valutazione di incidenza.

L’impostazione generale del documento tende in più punti a suggerire al lettore che dal momento che gli interventi prospettati non riguardano direttamente la gestione dei Siti Natura 2000 allora non hanno incidenza negativa. Una generalizzazione inaccettabile, come quella che considera errata la valutazione negativa delle attività turistiche all’aperto (che nei SIC esaminati consistono essenzialmente nelle attrezzature per gli sport invernali ed il loro contorno) riportata nei formulari relativi alle caratteristiche dei SIC, dicendo che è errato considerare negativamente lo sci.

Nella descrizione degli interventi solo occasionalmente, a parte negli ultimi capitoli, si fa capire se sono dentro o fuori dei SIC e non si rende mai percettibile in modo immediato quale sia il rapporto tra l’opera prospettata e gli habitat interessati. Tutto viene trattato pezzo per pezzo confidando di rendere difficoltosa una visione di sintesi dell’insieme del progetto.

Anche la presentazione della funzione di mobilità alternativa dell’opera è carente di reali prospettive: il tutto si riduce fondamentalmente e realisticamente ad un solo impianto (vedi tabella a pag.9), e le cifre riportate generano solo confusione (pg.68, 100.500 persone andranno da Campiglio a sciare a Pinzolo, 29.000 in senso contrario e 58.500 sulla tratta Folgarida-Pinzolo. Qualcosa non quadra, in ogni caso presumibilmente 50.000 persone continueranno a spostarsi in automobile tra i centri). Le misure di limitazione del traffico indicate poi riguardano solo strade secondarie a fondo cieco e non si differenziano da misure già avviate da anni dal Parco Naturale nei momenti di punta turistica in alcune valli. Non si interessa mai la strada principale attraverso la quale si muovono i turisti. L’intervento ha quindi solo il sapore di un amaro bluff.

Il fatto che l’insieme impianto più pista Tulot-Malga Cioca siano fuori SIC non esime dal valutare l’incidenza di tale opera , in quanto le dimensioni della stessa non potranno non avere ripercussione sugli ecosistemi e sulle popolazioni insistenti sul SIC. La realizzazione dell’infrastruttura costituisce un’alterazione significativa del quadro ambientale e paesaggistico complessivo della zona, con interessamento di habitat frequentati da numerose specie di interesse comunitario. Non si spiega altrimenti come mai ci si preoccupi di dettagliare così bene l’intervento di mitigazione forestale previsto lungo la linea (pg.80). L’alibi “fuori dal SIC tutto è concesso” viene confermato dal cronoprogramma illustrato a pg.28, in cui per questa zona non si pone nessuna regola sui tempi di lavorazione, Stupisce che i Servizi competenti non abbiano sollevato alcuna obiezione in merito.

Assieme al SIC Pian degli Uccelli emerge la grandissima importanza naturalistica della loc. Puza del Fo. Vi sono presenti sia il cedrone che l’orso. Nonostante questo, si arriva a concludere che saranno le specie ad adattarsi, che frequenteranno comunque la zona ad impianti chiusi (dove andranno ad impianti aperti? Sono intelligenti, si adatteranno). Nel testo vi sono varie amenità del genere che inducono a ritenere gli estensori quanto meno ingenui nel considerare le esigenze ecologiche della fauna alpina, come nel caso dell’aquila reale che viene considerato un etereo componente della stratosfera. Non s’è mai vista infatti un’aquila sotto i 1800 metri, a caccia di lepri, volpi, gatti, galline nei fondovalle. Ma da chi sono state prese queste informazioni? Nel caso più volte citato del cedrone si ammette tra le righe che ci saranno delle conseguenze, ma comunque complessivamente non gli si darà fastidio. Un’analisi così contraddittoria non è seria e non è scientificamente fondata.

Sempre sul tema della serietà scientifica dello studio, come si fa ad affermare su certe tematiche di disturbo, come ad esempio il rumore, che visto che non ci sono grandi studi sull’argomento il problema non sussiste e che comunque a questo risponderanno le varie specie con meccanismo di assuefazione (vedi ad es.pg79, par.2.7.3.3)?

Affermare nelle conclusioni che il disturbo è “globalmente non significativo” sui SIC vuol dire considerare l’argomento unicamente ragionando sulle percentuali di territorio interessato e non sulla qualità degli effetti, che invece localmente possono essere molto significativi, come ad esempio l’allontanamento dell’orso, specie prioritaria meritevole di misure speciali di conservazione, da una delle migliori aree di alimentazione autunnale della media Val Rendeva, o il consumo di lembi importanti di habitat.

Nonostante ci siano, a causa delle dimensioni e della tipologia dell’intervento, gli estremi per applicare adeguate misure di compensazione (il consumo di habitat è una realtà, nonostante tutta l’aggettivazione utilizzata per dimostrarne la scarsa importanza distribuita nello studio), si conclude il tutto ipotizzando alcune blande misure di mitigazione, assolutamente insufficienti e mancanti dello strumento obbligatorio del Piano di Monitoraggio delle stesse, monitoraggio che sarebbe necessario anche per valutare gli effetti reali dell’opera sulla conservazione di habitat e specie anche dopo la conclusione dei lavori, per poter operare i necessari correttivi. Non dimentichiamo che la conservazione soddisfacente di habitat e specie nella Rete Natura 2000 è un obbligo per gli stati membri.

Concludendo si ritiene il documento generico, incompleto e fuorviante rispetto al contesto ambientale in cui si progetta il collegamento Pinzolo-Madonna di Campiglio e quindi, in quanto tale, irricevibile nella forma attuale.


WWF Italia
ONG – ONLUS
Direzione Programma Conservazione
Programma Ecoregione Alpi
Gruppo di Lavoro Natura 2000
Via Orseolo12, 20144 Milano
 
CONCLUSIONI

Dall’analisi dello S.I.A. e dalla conoscenza dei luoghi si deduce che le opere previste nel “Collegamento Pinzolo - Madonna di Campiglio”- settembre 2007,  comporterebbero un intollerabile sacrificio ambientale, anche dove sono previsti solamente gli impianti.
Come in altri casi della politica turistica trentina, si preferiscono le strutture e gli impianti pesanti, anziché puntare sulla qualità dell’offerta, sulla distribuzione delle risorse economiche, sugli interventi sostenibili.
Si sacrificano per l’interesse di alcune categorie, anche se importanti, zone di altissimo valore naturalistico e culturale, nonchè turistico, qualora si avesse la sensibilità e la lungimiranza di farle conoscere.
Infine, da notizie apparse sulla stampa locale (l’Adige 6 gennaio 2008 – pag. 7) si desume che la Trentino Sviluppo S.p.a. ha previsto di destinare, ancora nel corrente anno, in favore del collegamento Pinzolo – Campiglio e della stazione sciistica di Pinzolo l’importo di quasi 25 milioni di euro.
Una volta ancora si delibera un finanziamento anticipato per un progetto solo preliminare (di massima) allo scopo di forzare con il grimaldello economico la sua realizzazione.
E’ un sistema furbesco ormai consolidato: è assai raro che un’Amministrazione rifiuti un finanziamento, anche se di dubbia utilità.

Il presente documento viene approvato e sottoscritto, in Trento il 15 gennaio 2008, dalle Delegazioni Trentine delle Associazioni Ambientaliste Italia Nostra, Lega Ambiente e WWF.

Trento, 15 gennaio 2008
Blog di Montagna
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