Mi ha sorpreso un articolo del Giornale di Vicenza e penso sia da ripetere nelle escursioni in montagna.
MALO/2. L'esperienza in solitaria del mistico trentenne di San Tomio
Solo frutta per 800 km
a piedi verso Santiago
Giulia Guidi
Cammino impegnativo verso il santuario spagnolo
Mercoledì 13 Ottobre 2010PROVINCIA,pagina 26e-mailprint
Giacomo Ghellini in un tratto verde del cammino verso Santiago Qualcosa come 800 chilometri a piedi in 18 giorni, dormendo negli ostelli dei pellegrini e mangiando la frutta raccolta lungo il cammino: destinazione Santiago de Compostela, nel nord della Spagna.
È la straordinaria esperienza vissuta nel mese di settembre da Giacomo Ghellini, trentenne di San Tomio di Malo con la passione dei viaggi ed il misticismo. Partito il due da Jaca, comune dell'Aragona, il 20 era alla cattedrale di San Giacomo, con centinaia di altri pellegrini: «L'arrivo a Santiago è stato il momento più deludente dell'intero percorso - ci spiega - ho trovato freddezza e un'organizzazione eccessiva per l'accoglienza dei pellegrini, più turistica che spirituale».
La motivazione che ha spinto Ghellini ad affrontare 50 chilometri al giorno, non è di tipo religioso ma spirituale: «Volevo espandermi - racconta - dimostrare a me stesso che ce la potevo fare ma ho scoperto che la vera conquista non è superare i propri limiti bensì riuscire a relazionarsi con gli altri». Sono decine di migliaia le persone che ogni anno affrontano il pellegrinaggio verso Santiago de Compostela: «L'incontro che più mi ha colpito è stato quello con un 50enne spagnolo, Alfonso, che stava percorrendo gli 800 chilometri nonostante avesse subito diverse operazioni al cuore». Il cammino è molto impegnativo anche dal punto di vista fisico: il tratto che attraversa la Meseta, la più grande pianura spagnola, significa percorrere decine di chilometri senza alcuna possibilità di ristoro. Oppure, affrontare le salite della Galizia implica un dislivello di mille metri con salite impervie.
Anche un fisico allenato come quello di Ghellini, che ha affrontato le Ande, ha risentito dello sforzo: «Non avevo mai percorso quella distanza per tutti quei giorni e, quando non ero neanche a metà, mi sono ritrovato con i piedi bruciati. Ero arrivato a Puente Fitero e ho temuto seriamente di non farcela, fisicamente e moralmente». È grazie ai Templari se Giacomo è riuscito ad arrivare in fondo: in quella piccola località c'è un ostello gestito da una congregazione di Perugia, a due passi da un'antica fortezza dell'ordine :«Uno di loro mi ha accolto e mi ha lavato i piedi, medicandomi e ridonandomi l'energia».
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