Autore Topic: Serve davvero il Parco del Lagorai?  (Letto 4008 volte)

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Serve davvero il Parco del Lagorai?
« il: 01/10/2010 18:50 »

foto da ruralialpini.it

Riporto un bell'articolo di Laura Zanetti sull'ipotesi del Parco Lagorai, che si ripresenta periodicamente, anche di recente...
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(28.09.10) Chiuse la malghe, dopo una stagione non facile è tempo di riflessioni. Si torna a parlare di Parco e Laura Zanetti, che tanto impegno che dedicato alla tutela di queste montagne e delle loro malghe, prende una chiara posizione contraria
 
Giù le mani dal Lagorai
di Laura Zanetti, Presidente Libera Ass. Malghesi e Pastori del Lagorai
 
Ora che le malghe hanno chiuso i battenti e le mandrie sono ritornate in paese dopo un’estate difficilissima per la produzione, per il fatto che le bovine da latte negli alpeggi trentini sono animali ormai in via di estinzione, ho ripreso in mano tutta la rassegna stampa che riassume il dibattito sull’utilità o meno di un futuro Parco del Lagorai: 14 gli interventi apparsi sull’Adige in un meno mese, alcuni a firma di ambientalisti autorevoli come Gino Tomasi, erede della grande tradizione naturalistica trentina.
 
Il dibattito, inizia il 2 giugno con l’editoriale dell’arch. Enrico Ferrari di Borgo che titola inaspettatamente: " La Valsugana merita il Parco del Lagorai ".
Una sorta di Profumi e Balocchi insomma: la mamma che avendo trascurato tutta l’infanzia della sua bambina malata, pensa di ricompensarla con oggetti vani. A Ferrari, storico co-fondatore di Arte Sella pongo infatti questa domanda: dov' è stato, dov'è   il movimento di questa biennale trentina d’ Arte Contemporanea quando, scopiazzando la Nature Art di certi luoghi d’ America e del Nord Europa,   ha fatto della Natura un mero business artistico di portata internazionale, prima che esperienza   educativa e di impegno civile a sostegno del luogo che la ospita, definito giustamente da de Battaglia "valle tra le più maltrattate del Trentino"? E a Ferrari, che per 34 anni ha avuto competenze come architetto alla Tutela del Paesaggio della Provincia di Trento,   chiedo se non sia meglio iniziare a proteggerlo partendo dalla   sua porta principale, la Valsugana appunto.
 
L’idea di creare un  Parco del Lagorai  poteva avere una sua ragione   30 - 40 fa   quando era in progetto la mega diga in val Calamento, ( annullato dopo il disastro del Vajont), gli alberghi-grattacielo con relativi impianti sciistici a malga Cagnon negli anni ’70 ( annullati da una azione firmataria della popolazione di Telve, senza precedenti), le seconde case della val Calamento, Musiera   e val Campelle degli anni ’60.
Alla fine degli anni ‘80 Franco de Battaglia   che nel suo libro "Lagorai", edito da Zanichelli, dedica un intero capitolo sulla non necessità di un Parco scriverà infatti: " per essere salvato, il Lagorai ha bisogno di tre regole: niente strade, niente rifugi , nessun albergo in quota!".
 
De Battaglia, profondo conoscitore di queste montagne, al pari di Gino Tomasi,   che già nel ’65 aveva individuato in questi monti le condizioni ideali ove istituire un Parco, rimarrà inascoltato perché un’iniqua legge provinciale permetterà   il dirottamento di fondi da fini zootecnici a fini turistici, così che non poche malghe si trasformeranno in agritur o, e qui sta il paradosso, in 'case di cultura' per la montagna.  Per non parlare   dei   patti territoriali del Tesino gestiti dalle S.P.A dei ricchi locali, voluti dal presidente Dellai e controfirmati anche dalla verde Berasi, contro la forte opposizione   del compianto ex assessore all’Ambiente Micheli.
 
Parafrasando de Battaglia, per salvare il Lagorai oggi, servono tre regole: il sostegno concreto della piccola zootecnia di paese che è funzionale alla zootecnia di montagna, la riqualifica dei prati a pascolo, sia in paese che in montagna, una legge chiara che   blocchi possibili riarmi edilizi in quota e le culture intensive di fragole in prossimità di prati e pascoli. Punto. 
 
Perché, ed è bene ribadirlo con fermezza: non ci potrà mai essere conservazione di un ambiente se si perdono le culture che lo hanno forgiato, non ci potrà mai essere   turismo culturale se non si saprà rivalutare la memoria del luogo. Non potrà esserci tutela di un ecosistema  labirintico, quindi non omologabile, che fa dei Lagorai   una tra le montagne più decompresse del Trentino, senza le sane pratiche d' alpeggio: la cura costante del pascolo e del benessere animale, mungitura, caseificazione, stagionatura in loco.
 
Se invece le attuali politiche zootecniche continueranno a privilegiare le grandi stalle di fondovalle dove la bovina da latte è costretta a rimanervi 12 mesi all’anno, gli alpeggi saranno destinati a mandrie di manze asciutte, lasciate il più delle volte incustodite.  La cotica di malga, impiega secoli a formarsi. La   sua solidità, garantita da un utilizzo efficiente del pascolamento, è fondamentale per l’assetto idrogeologico del territorio e l’esperienza insegna che un pascolo utilizzato da sole manze, e quindi incustodito, nel giro di pochi anni è praticamente divelto.
 
Per chi conosce profondamente   il Lagorai, il Progetto-Parco, ora come ora, più che una tutela, rappresenta una ulteriore insidia in quanto richiederà la creazione di infrastrutture (penso alla follia di allargare percorsi e creare tettoie nei luoghi della prima guerra mondiale ), di  malghe trasformate in agritur   senza vacche, dei Suoni del Lagorai anziché la musica della natura. Di tutto quel cartaceo che inevitabilmente porterà ad una eccessiva antropizzazione. Di scellerate 'industrie verdi', marchi e marketing   che tanto piacciono all'assessore Mellarini   e "che potenzieranno il progetto Paterno, baite ovunque, strade libere   fino al Lago di Erdemolo" come dalle parole dell’ambientalista Luigi Casanova.
Tra tutti, suo l’intervento, assieme a quello della consigliere regionale Penasa, più efficace,   in quanto:  " il Lagorai risulta essere l’unico vero parco naturale della Provincia,   pur non essendo guidato da nessun ente".
 
Nei miei lunghi sessant’anni vissuti pienamente dentro questa montagna,  ho potuto conoscere le molte sue trasformazioni, le sue fragilità, ma anche le infinite potenzialità, difese dai suoi abitanti forti dei diritti di uso civico, da terrificanti dighe, grattacieli, agritur senza animali, metanodotti e possibili, future gallerie. Auguriamoci anche da questa ultima insidia, in quanto ennesima lobby della Pat, chiamata Parco.
Telve 24 settembre 2010 

da http://www.ruralpini.it/Inforegioni-Lagorai-28.09.10.htm

altro articolo interessante:
Lagorai significa civiltà delle malghe
http://www.ruralpini.it/Malga%20Montalon.htm
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Offline kobang

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Re: Serve davvero il Parco del Lagorai?
« Risposta #1 il: 02/10/2010 10:00 »
C'è ben poco da aggiungere a questo articolo che riporta argomentazioni impossibili da contraddire.Per quanto ho girato raramente ho trovato un ambiente montano così vario,ricco e comunque sulla porta di casa come il Lagorai.Gran parte delle sue caratteristiche derivano e sono conservate dalla cultura agro pastorale che da secoli vi esercita le sue attività:senza malghe vive dimentichiamoci i vasti pascoli,il bosco ancora curato,il continuo lavoro di micromanutenzione di strade,percorsi,bacini e torrenti.La quasi totale assenza di strade di attraversamento e di impianti turistici permette ancora il libero transito di ungulati e predatori,non chiude i selvatici in piccole aree riducendo così il rischio di endemie e favorendo la biodiversità.
Il Parco sarebbe la fine di tutto questo,ancor più visto gli attori politici-imprenditoriali attualmente interessati.Sul gruppo P non sono certo dissolte le ombre degli investimenti fatti più che altro per ripulire denaro di nota provenienza ed è chiaro che le piogge di soldi sono il miglior fertilizzante per il consenso dei vari politici locali.
Se si parla con chi è realmente coinvolto nella vita e nelle attività del Lagorai si scopre che la richiesta è solo quella di essere aiutati a portare avanti il lavoro come fatto fino ad oggi,sostenendo i malghesi,l'allevamento locale e le attività connesse.Questa scelta è operante da tempo nel vicino Altoadige dove ai contadini e allevatori di montagna si riconosce un ruolo centrale nella conservazione dell'ambiente e della cultura,i beni spendibili anche turisticamente,ben oltre il fatturato reale del loro lavoro.Il costo di tale impegno è irrisorio rispetto al business per creare e gestire un parco,e terribilmente più efficace.Certo questo taglia le gambe alla speculazione ed alla politica dei potentati di valle:forse è da gruppi di gente come noi,appassionati e con pratica dei luoghi,che può nascere un movimento in appoggio a quanti localmente vorranno resistere a questo esproprio.
In tal senso ho ragionato anche sugli scempi dei nuovi impianti:perchè non organizzare forme di boicottaggio,magari con l'aiuto di associazioni come Mountaiwilderness;si potrebbe sfruttare il metodo della massa critica,invadendo nei we le piste con centinaia di ciaspolatori e scialpinisti,paralizzando di fatto l'attività degli impianti.Alo stesso modo si possono fare campagne informative e di  dissuasione alla frequenza di determinate aree ,utilizzando il web.
La montagna è una risorsa delicatissima e soprattutto deve rimanere bene comune ed ormai anche le popolazioni locali hano verificato come i promessi utili dello sfruttamento in realtà non arrivino quasi mai alla gente del posto

pinko

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Re: Serve davvero il Parco del Lagorai?
« Risposta #2 il: 02/10/2010 10:40 »
Io non sono un esperto, qui ognuno può esporre le proprie idee liberamente e nella mia ignoranza penso che ci sia un equivoco di fondo, per me il Lagorai è di fatto un parco naturale,e tale deve restare.
Ciò che si vuole realizzare, se ho ben capito, è di trasformarlo in Luna Park, e allora credo che tutti siano contrari.

Offline AGH

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Re: Serve davvero il Parco del Lagorai?
« Risposta #3 il: 02/10/2010 10:50 »
Se si parla con chi è realmente coinvolto nella vita e nelle attività del Lagorai si scopre che la richiesta è solo quella di essere aiutati a portare avanti il lavoro come fatto fino ad oggi,sostenendo i malghesi,l'allevamento locale e le attività connesse.Questa scelta è operante da tempo nel vicino Altoadige dove ai contadini e allevatori di montagna si riconosce un ruolo centrale nella conservazione dell'ambiente e della cultura,i beni spendibili anche turisticamente,ben oltre il fatturato reale del loro lavoro.Il costo di tale impegno è irrisorio rispetto al business per creare e gestire un parco

d'accordo con quanto scrivi, anche se osserverei che il "modello Alto Adige" è frutto di una diversa cultura della minoranza etnica di lingua tedesca che, proprio per il fatto di essere minoranza, ha difeso con i denti la propria identità, cultura e tradizioni.

Quello che mi fa imbestialire è che per finanziare viadotti, ponti e galleri i soldi ci sono sempre, come per finanziare nuovi impianti di sci, l'industria più assistita in assoluto. Per un solo nuovo impianto-collegamento ormai si va a "botte" di 50 milioni di euro (Pinzolo-Campiglio, Castrozza-Rolle), mentre le malghe vanno tranquillamente e progressivamente in malora. Fate un'escursione in zona Campiglio in estate, è una desolazione assoluta tra tonnellate di ferraglia che serve pochi mesi all'anno... E dio non voglia che il cambiamento del clima la renda presto del tutto inutilizzabile.

Ribadirei anche il concetto espresso altrove: "il Lagorai risulta essere l’unico vero parco naturale della Provincia, pur non essendo guidato da nessun ente". Mi pare che i parchi siano diventati ormai dei carrozzoni in cui la tutela ambientale è probabilmente l'ultima delle preoccupazioni. Molto prima vengono poltrone, business, appalti, potere, prestigio, ambizioni personali di questo o quello, sempre sotto il ferreo controllo della politica e dei partiti.

L'ex ministro all'ambiente (sic) Matteoli, in visita in trentino qualche anno fa, dichiarò candidamente "La vocazione naturale del Parco (stelvio) è lo sci". Il suo collega Lunardi, ministro ai lavori pubblici, disse "le bellezze naturali non servono a niente se non possono essere sfruttate".

Stando così le cose, l'ipotetica "valorizzazione" del Lagorai, mediante l'istituzione di un parco, mette sinceramente i brividi.
« Ultima modifica: 02/10/2010 11:07 da AGH »
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Offline jochanan

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Re: Serve davvero il Parco del Lagorai?
« Risposta #4 il: 02/10/2010 13:43 »
un politico ignorante o in malafede (Lunardi, il 2° che ho detto) è la pacchia per gli speculatori di ogni risma. Il futuro dell'allevamento in montagna sono le pecore. Ma poco viene fatto. Bisognerebbe fare anche pubblicità ai formaggi locali. Imitare i francesi...
Quello però che credo è che non esiste salvaguardia o legge, parco o non parco, per salvare una zona senza il concorso degli abitanti limitrofi. Sono loro che andrebbero (CON ACCORTEZZA, SENZA MANDARE CONFERENZIERI TALEBANI) sensibilizzati e attivati...
il mondo sarebbe veramente noioso senza le montagne (E.Kant, mi sembra, che tra l'altro è sempre vissuto in pianura)

Offline iw6bff

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Re: Serve davvero il Parco del Lagorai?
« Risposta #5 il: 02/10/2010 15:13 »
Non c' entra con il Lagorai, ma giusto per dare l' idea di che aria sta tirando >:(
http://www.ladige.it/news/2008_lay_notizia_01.php?id_cat=4&id_news=82109
Ettore

Offline AGH

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Re: Serve davvero il Parco del Lagorai?
« Risposta #6 il: 02/10/2010 15:42 »
abbiamo letto, purtroppo le idee cretine sono sempre in agguato, cosi' come la gente che le da corda :(
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Offline jochanan

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Re: Serve davvero il Parco del Lagorai?
« Risposta #7 il: 03/10/2010 15:25 »
credo sia la moda del momento.
I Rosminiani, che tengono la Sacra di S.Michele (TO) sono a pretenderla da tempo. In effetti la scala fa un po' paura, sono quasi 50 mt a gradini alti e ripidi. Un anziano non può farla facilmente.
Ma anche il comune di Monselice, proprietario del Colle e della rocca in cima, vorrebbe installarne una. Qui sono 150 metri, e la coop. che ha in gestione la cima del colle non ce la fa ad accompagnare i gruppetti che vogliono salire, ma poi si fermano, indugiano, magari vogliono andare in giro col rischio di precipitare..
Circa il mio giudizio, è assai difficile sul colle Pirichiano installare l'ascensore senza guastare il profilo del monte. Diverso il caso si Monselice, dove una enorme cava, però nascosta da quasi ogni punto di vista sarebbe l'appoggio dell'ascensore.
il mondo sarebbe veramente noioso senza le montagne (E.Kant, mi sembra, che tra l'altro è sempre vissuto in pianura)

pinko

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Re: Serve davvero il Parco del Lagorai?
« Risposta #9 il: 14/10/2010 15:41 »
la polemica continua
http://www.ruralpini.it/Dura_polemica_sul_Parco_del_Lagorai.htm

ottima segnalazione, grazie. Io parteggio per la Zanetti, ovviamente :)
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pinko

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Re: Serve davvero il Parco del Lagorai?
« Risposta #10 il: 15/10/2010 09:49 »
ottima segnalazione, grazie. Io parteggio per la Zanetti, ovviamente :)
Anche io concordo che i Parchi sono diventati spesso centri di potere e di spesa pubblica.
Carrozzoni mangiasoldi e inutili se non dannosi che si montano e smontano a seconda dei politici che salgono in cattedra