La Val d'Adige è il ritratto di un degrado che continua a spron battuto, specialmente nella sua parte trentina. Ormai a livello pubblico (dove a sborsare sono i contribuenti, s'intende) è smaccatamente palese il posto d'onore conferito alle cementificazioni d'ogni genere: l'ultima trovata di mamma Provincia è la costruzione di un muretto di contenimento anti esondazione dell'Adigetto, per proteggere le lottizzazioni progettate da Renzo Piano. L'Adigetto, che mai è esondato da quando esiste!
Anche in occasione dell'alluvione del 1966 ad esondare furono le acque dell'Adige, non dell'Adigetto. Effetti collaterali: l'abbattimento della più lunga alberata di piante adulte della città di Trento e la posa in opera di idrovore interrate senza tenere conto della necessaria distanza dai platani secolari onde scongiurare deleteri danni alle radici. Altro duro colpo dopo l'abbattimento di tutti i pioppi di San Michele, ma l'elenco sarebbe davvero lungo. Val d'Adige oggi: un desolante tavolato in cui il cemento dilaga senza limiti, in cui la flora spontanea è quasi scomparsa interamente, in cui l'accanimento su alberature, alberi ed arbusti in genere, compresa la vegetazione ripariale (sponde dell'Adige), è continuo.
L'agricoltura è di fatto monocoltura e le siepi - preziose riserve per flora e fauna autoctone - sono elementi scomparsi del tutto: le specie che allignano e prosperano oggi al di fuori delle coltivazioni di viti e meli sono per la maggior parte di origini esotiche. Il dramma è che in questo sconquasso naturale nessuno si preoccupi di porre un argine, dei rimedi, tipo recupero di aree, re-introduzione di specie autoctone in zone incolte ecc.Il recupero ambientale, quello vero cioè il recupero ecologico anche solo di aree predefinite, è del tutto sconosciuto dalle nostre parti, o quantomeno mai applicato.
Le professionalità correlate a tali attività eco-compatibili non vengono promosse ed in definitiva sembra che il business basato su attività squisitamente edilizie sia decisamente preponderante, anche quando si realizzano nuovi parchi pubblici, con un'evidente ipertrofia delle strutture e «arredi» artificiali, rispetto al verde in sè, dove questi sono diventati ormai la portata principale anzichè il sale nella pietanza. Val d'Adige: luogo di squallore dove l'Adige scorre in un letto interamente rettificato e deviato, e l'unica bellezza sta nella visuale delle montagne circostanti, intatte forse solo perché troppo scoscese per poterci edificare.
Se l'«ecologismo» trentino tanto declamato sui patinati depliant ed altre forme di promozione diffuse all'esterno fosse davvero dettato da limiti fisici come questo, ci sarebbe proprio poco di cui vantarsi. Tuttavia io spero ancora non sia così e che il valore della nostra terra non equivalga al prezzo a metro quadro edificabile.
Ottone Taddei
lettera su l'Adige 13 marzo 2009