Sul ghiacciaio del Madron, sullo sfondo il Corno BiancoLunedì 17 settembre ho partecipato per lavoro ad una “spedizione” sul
ghiacciaio del Mandrone con gli
esperti climatologi di Meteotrentino e Sat. Una guida alpina garantiva la sicurezza necessaria per tutti. Da Carisolo un elicottero ci ha portato in quota sul ghiacciaio ai piedi del
Corno Bianco m 3326, dove è situata una stazione di rilevamento metereologico.
Verso i Dossoni di GenovaLa stazione meteo di Meteotrentino: nella foto Alberti Trenti e Walter NicolettiLe mie esperienze su ghiacciaio sono sempre state molto scarse per via della scarsa confidenza con questo ambiente, ma il paesaggio è a dir poco entusiasmante: sembrava di essere nell’artico! Su un vasto pianoro di ghiaccio ormai a nudo, si cammina abbastanza bene, senza ramponi, ma il ghiaccio è pieno di pericolose insidie. Gianluca Tognoni, meteorologo e caposezione del Soccorso Alpino di Arco, ci mostra due pericolosi inghiottitoi. Uno, seminascosto dalle neve fresca di una nevicata recente, è grande circa 30 cm e al suo interno si sente scorrere l’acqua in caduta. Non si vede il fondo. “Qui si rischia di rompersi una gamba” dice. Poco distante un altro inghiottitoio, largo circa un metro e mezzo di diametro e profondo una ventina di metri: “Se si cade qui dentro si muore!” ammonisce Tognoni. Proviamo a guardare dentro il buio budello di ghiaccio verticale e ci vengono i brividi.
Stazione meteo, i meteorologi hanno soprannominato scherzosamente queste stazioni coi nomi dei vari allunaggiLa guida alpina apre la traccia, seguono i tecnici con la strumentazioneNei pressi della stazione c’è una
vasta distesa di rottami della Grande Guerra: assi di legno, filo spinato, ossa di animali (si spera), resti di palificazione della linea elettrica. Tutto sta affiorando per lo scioglimento progressivo del ghiacciaio.
Rottami della Grande Guerra affiorano dal ghiaccioRotoli di filo spinatoMandibola di muloLa stazione, alimentata da pannelli solari, registra tutti i dati che sono inviati alla centrale di Metetrentino.
Con controlli periodici su apposite paline, è possibile
stabilire l’entità della riduzione del ghiacciaio. Dove ci troviamo ora,
lo spessore del ghiaccio sottostante è stimato in circa 150-200 metri. Ci troviamo nel complesso di ghiacciai più vasto dell’arco alpino.
La stazione meteo a circa 3000 metri di quotaPaesaggio "artico"Questa paline sono disposte in vari punti del ghiacciaio, indentificate grazie ad un
apparecchio GPS di altissima precisione (addirittura pochi centimetri!) con il quale è possibile rintracciare le varie paline sul ghiacciaio per fare le misurazioni.
Gianluca Tognoni con l'apparecchiatura GPS per individuare la paline sul ghiacciaioMentre stiamo facendo le riprese,
vicino a un piccolo crepaccio sentiamo un boato pazzesco che ci mette istintivamente in fuga rapida. Cioè noi di Girovagando ci siamo messi a correre per allontanarci dal crepo da dove proveniva l’inquietante boato, mentre gli esperti sono rimasti impassibili, anzi quasi divertiti: ci hanno spiegato che non accade come nei film dove il ghiaccio si spalanca d’improvviso...
. Questi rumori e tremori sono le fratture del ghiaccio sottoposto alle immani tensioni che lo percorrono. In cordata scendiamo ora verso la bocca del ghiacciaio, attraversando una immensa distesa di ghiaccio, solcata qua e là da crepacci dai quali ci teniamo alla larga. Dopo circa mezzora di marcia, dove ci sentiamo vagamente degli esploratori artici, arriviamo ad una palina di rilevamento piazzata in precedenza.
Una serie di tubi è stata infilata nel ghiaccio per una profondità di circa 8 metri. Dopo le misurazioni, è possibile appurare che
il livello del ghiaccio è calato di circa 2 metri in appena 50 giorni! Il climatologo Alberto Trenti ci spiega che dagli anni '80 circa il ritiro dei ghiacciai ha preso un ritmo pazzesco rispetto agli anni precedenti. Le cause sono il famigerato
effetto serra o
riscaldamento globale, molto probabilmente (le cause non sono state del tutto chiarite) innescato dall’uomo con l’inquinamento derivato dai trasporti, industrie e allevamenti intensivi.
Scendendo verso la bocca del ghiacciaioIn Trentino ci sono circa
85 ghiacciai tra grandi e piccoli, molti sono in agonia e si calcola che in pochi decenni quelli con la massa minore spariranno definitivamente.
La troupe di Girovagando sul ghiacciaio del Mandron durante le ripreseIl climatologo Alberto TrentiSul ghiaccio notiamo delle macchie di una poltiglia viscosa e nerastra: sono
sostanze chimiche dovute all’inquinamento,
polveri che viaggiano in alta quota e a grandi distanze nell’atmosfera, trasportate dai venti addirittura da un continente all’altro! Il ghiaccio imprigiona questi depositi, che a bassa quota sono dilavati dalla pioggia sul terreno, e che qui invece si accumulano potendo essere analizzati e studiati. Poco dopo troviamo
un grande e misterioso cumulo di terra nerastra nel bel mezzo del ghiacciaio. Cosa mai potrà essere? Si tratta, ci spiega Stefano Fontana, del Comitato Glaciologico Trentino della SAT, del
fondo di un inghiottitoio. Col tempo il ghiaccio intorno si è sciolto ed è rimasto il fondo dell’inghiottitoio col suo accumulo di polveri, probabilmente vecchio di decenni . Si raccolgono dei campioni per fare delle analisi.
Lo strano cumulo di terra nerastra, in orgine era il fondo di un inghiottitoioL’elicottero, che nel frattempo era sceso a valle per fare altri lavori, torna a recuperarci per trasportarci più in basso alla bocca del ghiacciaio. Si abbassa e in perfetto “hovering” (volo stazionario) appoggia lievemente i pattini sul ghiaccio: saliamo a bordo e in pochi minuti di volo
atterriamo nei pressi della bocca del ghiacciaio. Una vista fantastica: un torrente esce impetuoso dalle caverne di ghiaccio, alle nostre spalle giganteggia la Presanella.
La bocca del ghiacciaioPresanellaRilevamentiLa fronte del ghiacciaioPreparazione interviste...Esplorando la parte terminale del ghiacciaioUn paesaggio da mozzare il fiato. Sulle rocce nude di granito e tonalite, lisce e levigate come fossero passate con una mola a smeriglio, ci sono i segni dell’
arretramento drammatico del ghiacciaio: il monitoraggio negli anni permette, tramite segni rossi sulle rocce apposti dagli studiosi del clima, di misurare il ritiro dei ghiacci.
La bocca del ghiacciaio in pochi anni è arretrata di centinaia di metri. E non mostra segni di rallentamento, anzi. Un fatto che induce a riflessioni e incognite inquietanti sul nostro futuro. Purtroppo è ora di tornare, l’elicottero torna a prenderci e ci riporta a Carisolo, dove si conclude questa mia/nostra magnifica e interessante giornata sul ghiacciaio.
Presso la bocca del ghiacciaio del Mandron, sullo sfondo la Presanella