La splendida e solitaria Val de Dona
E’ quasi incredibile come a pochi km dalla “baraonda” della
Val di Fassa esistano vallette ancora deserte e pressoché incontaminate. E’ il caso della
Val de Dona, che ho “scoperto” per caso una sera ravanando con Google Earth (sempre sia lodato!). E’ una delle pochissime zone del Trentino che era sfuggita finora alle mie esplorazioni.
Antiche baite in Val de Dona
La Val de Dona è una piccola valletta a sud della più nota Val Duron. Dall’andamento quasi pianeggiante, è praticamente “sospesa” a quota 2000 metri, circondata da versanti assai ripidi e selvaggi, quasi impraticabili, specie quelli che danno verso la Val di Fassa.
Spunta la Marmolada all'orizzonte, al centro la Crepa Neigra
Parcheggio a
Mazzin, nel piazzale a fianco della strada provinciale, quindi mi dirigo
verso la Val Udai col sentiero 580. Appena fuori dal paese però
devio verso NE per una strada forestale che mi conduce verso Campestrini, con l’idea di andare a prendere il
sentiero 577. Dopo svariati km incontro una tabella di un
nuovo sentiero forestale che riporta un estratto di una carta Tabacco. Grazie al quale scopro che: 1) il sentiero 577 segnato sulla Kompass è in realtà una strada, sia pure forestale 2)
esiste un sentiero diretto che sale per i ripidi versanti di Socresta sotto il Do Ciuril 2241.
Il sentiero, non segnato sulle mappe, che sale diretto per il fianco est del Do Ciuril
Abbandono dunque subito l’idea di sciropparmi la forestale per prendere il sentiero. Dopo qualche km però questo termina in un canalone. Ravano su per il ripido impluvio, come indicato in mappa Tabacco, che ovviamente è sbagliata. Infatti trovo il sentiero poco distante che prosegue in piano e poi inizia a salire a zig zag. Mi rallegro per la scoperta, ma la soddisfazione dura poco: dopo aver guadagnato qualche centinaio di metri di dislivello, arrivo in una zona disboscata dove il sentiero si perde di nuovo in un disastro di ramaglie.
La croce del Ponsin 2382
Cerco di proseguire alla meno peggio, indovinando la direzione e cercando di seguire le indicazioni della mappa, che sono ancora sbagliate. Seguo a questo punto, rassegnato, una strada forestale non segnata sulla carta che mi porta verso est con un lungo traversone. Immagino mi porti proprio verso la forestale che volevo evitare, quand’ecco apparire un’altra tabella con un altro sentiero. Quello che cercavo!
Antiche baite, notare il vecchio slittone
Incontro ancora disboschi che creano confusione e mi fanno perdere la traccia, ma ormai non demordo. Finalmente mi alzo di quota sopra lo scempio dei boscaioli e la traccia diventa finalmente più visibile. Si aprono anche i primi squarci di magnifico paesaggio: la Val di Fassa sembra il Wyoming
.
La Val di Fassa sembra il Wyoming
In un
magnifico bosco rado di cirmoli quasi al limite della vegetazione il sentiero spiana e si dirige, attraversando in costa il
ripido versante del Do Ciuril fino all’imbocco della meravigliosa Val de Dona, dominata dalla
possente dorsale del M. Ponsin 2382.
Val de Dona punteggiata di caratteristiche baite
Le antiche baite sono costruite coi tronchi di larici con la tenica a incastro detta "Blockbau"
Incontro una prima casupola e, poco più avanti, due antiche baite coi grossi tronchi di larici consumati dal tempo. Attraverso il rio, parzialmente ghiacciato, per spostarmi sulla sx orografica. Mi inoltro nella
bellissima valle pianeggiante, percorsa da un torrente gorgogliante e punteggiata di piccole baite, alcune cadenti e altre ristrutturate.
Baita in Val de Dona
Val de Dona con la cresta del Ponsin, sullo sfondo spunta la Marmolada
Non c’è nessuno, solo un gruppetto di camosci mi osserva da un’altura lontana. Se non fosse per l’assenza del mare sembrerebbe un paesaggio dell’Islanda o della Groenlandia. Arrivo al bel
Rifugio Dona 2100, in un gruppetto di baite adornate con sculture di legno e bizzarre forme di rami e tronchi. C’è anche un bel baitello che funge da bivacco, sempre aperto.
Rifugio de Dona
Alla “
Baita del Fator” incontro il proprietario, salito in jeep: un anziano cacciatore ciarliero ed ospitale che mi costringe a bere mezzo bicchiere di vino (a digiuno!) che mi cionca immediatamente le gambe. Chiedo info per fare
la cresta del Ponsin: dice che non è difficile, devo solo stare attento all’eventuale ghiaccio.
La bellissima e panoramica dorsale del Ponsin, Marmolada spunta all'orizzonte
Baita con casette per uccelli
Tempo ne ho ancora a sufficienza, saluto e percorro tutta la valle fino in fondo per andare a fotografare le baite, alcune veramente molto belle e con un’aura di antico che affascina sempre immaginando chi è vissuto qui tanto tempo fa.
Presso l’ultima coppia di baite abbandono il sentiero, e tagliando per i prati, prendo una
traccia verso NE che raggiunge una sella evidente, il Pass de Campai. Di qui proseguo per l’
ondulata cresta, abbastanza larga a parte qualche breve tratto esposto sui prati ripidissimi da una parte, dall’altra su dirupi terrosi o rocciosi.
Presso questa coppia di baite bisogna tagliare per prati e raggiungere la sella per rimontare la dorsale
La prima parte della dorsale è facile
Neve non ce n’è, qualche breve tratto di ghiaccio e brina è facilmente evitabile con un minimo di attenzione. Proseguo per il crinale ondulato, con successivi strappi, fino in
vetta del Ponsin 2283, con vista da levare il fiato.
Vista sul Sella
Particolarmente emozionante è il momento in cui si supera l’ultimo erto dosso e
si vede spuntate la Marmolada che sorge possente all’orizzonte. Sono praticamente al centro delle Dolomiti, vedo tutto a 360 gradi con vista grandiosa sulla Val di Fassa. il
Sassolungo e il Sassopiatto sembra di poterli toccare tanto appaiono vicini.
Rinuncio a scendere alla croce, qualche decina di metri più in basso, i soliti prati ripidissimi con erba sèola (secca) e assai viscida sconsigliano la digressione: uno scivolone e si arriva giù direttamente a Mazzin
.
Ultimo strappo per la vetta del Ponsin 2382
La croce dell'anticima
Faccio sosta panini riscaldato da un meraviglioso tepore che pare settembre, poi mi perdo a fare foto ovunque come i giapponesi: ma panorami così non si vedono tutti i giorni quindi ne approfitto. Arriva fatalmente, sempre a malincuore, l’ora di scendere.
Le creste di Terrarossa, in primo piano la dorsale percorsa
Da sx: Gran Vernel, Marmolada (quasi nascosta), in basso la Crepa Neigra
La lunga dorsale che devo fare a ritroso
Le ombre si allungano sul Ponsin appena salito, e la Marmolada sullo sfondo
Rifaccio il crinale all’indietro e guadagno rapidamente il
Pian delle Gialine dove c’è il passo col
sentiero 580 che scende ripido per un canalone. Il sentiero non è molto agevole, è sdrucciolevole e scomodo con sassi mobili: si infila nel
ripido vallone di Udai, sotto a delle pareti di roccia impressionanti. Ormai è quasi buio ma scendendo con calma e la frontale anche stavolta arrivo alla macchina sano e salvo. Che giro magnifico!
Il percorso
Escursione non difficile ma neppure banale: la salita è piuttosto incasinata come orientamento, se serve ho la traccia gps (basta chiedermela). In alcuni tratti sulle creste bisogna prestare attenzione, per il resto normale amministrazione per un qualsiasi escursionista di decente esperienza e allenamento. In questa stagione porto sempre con me i ramponcelli, stavolta però non ne ho avuto bisogno. I panorami sono assolutamente grandiosi, la Val De Dona è una piccola valle alpina dove sembra di compiere
un piccolo viaggio indietro nel tempo, quando i nostri avi facevano la dura vita dei pastori nei pascoli d’alta quota. Sviluppo 18 km, dislivello circa 1150 coi saliscendi.