In vetta al Sass da Ciamp col Gruppo del Catinaccio
Bella e facile escursione nella
parte nord orientale del Latemar, in una zona relativamente poco battuta. Partiamo da
Forno m 1165, con sentiero verso nord risaliamo una vecchia strada selciata che con vari zig zag nel bosco ci porta all’incantevole e minuscola frazione di
Medil 1363, un pugno di case e fienili isolato, circondato dai prati, con l’immancabile chiesetta.
Salendo verso Medil, panorama verso il fondovalle
Medil
Nei tempi passati Medil era molto più abitata di adesso, anche per la sua invidiabile posizione soleggiata, frequentata da contadini e boscaioli. Qui si può osservare quella che è ormai una rarità nei nostri paesi: il “
travaglio”, o “travai” in dialetto, una specie di gabbia di legno (del 1939) che serviva per immobilizzare i cavalli da lavoro o i buoi, per agevolare il maniscalco durante la ferratura.
"E Travai", risalente al 1939, serviva per la ferratura dei cavalli da lavoro
Foto d'epoca della nutrita comunità di Medil d'un tempo
Anche Medil si è spopolata nel tempo: grazie alla costruzione recente della strada (prima era raggiungibile solo con mulattiere), resistono ora pochi abitanti. Su un curioso cartello appeso ad un fienile è scritto: “
Medil paradiso delle donne”, non è chiaro se per l’abbondante presenza di maschi o, al contrario, per la loro assenza. Un'altra curiosità è la grossa bomba, vuota, appesa ad un albero e che era utilizzata come "campana" per richiamare gli abitanti.
Col
sentiero 517 ci inoltriamo in
Val di Maudi fino all’impluvio, dove svoltiamo a ovest per
El Col, fino alla dorsale con una splendida piccola baita a quota 2045:
El Bait del Col o del Darione (anno 1760!), ripristinato nel 2012 e sempre aperto.
I prati sopra Medil, sullo sfondo emergono le cime del Latemar
Scorsi di panorama "canadese"
Si inizia a salire di quota, in primo piano il Mulat, sullo sfondo la Catena del Lagorai
All'orizzonte spuntano le Pale di S. Martino
Bait del Col con vista sul Lagorai
El Bait del Col o "del Darione"
Vista dal Bait del Col
Di qui ci facciamo ingolosire da
una bella traccia non ufficiale, senza alcuna indicazione ma piuttosto evidente, che con un traversone si inoltra a sudest del M. Toac, dove troviamo un’altra bellissima baita, l’
Alpenhutte m 2060, aperta anch’essa, minuscola ma confortevole, un rustico ricovero di pastori con stufa e due posti letto su tavolaccio.
Superiamo il limite della vegetazione ad alto fusto per sbucare sui ripidi costoni erbosi in quota
Il rustico bivacco dei pastori "Alpenhutte"
Di qui risaliamo l’erto costone erboso, per tracce incerte, fino all’
ampia sella tra le due cime di Toac e Ciamp, con spettacolare vista sul
Gruppo del Catinaccio e la
Val di Fassa. Con una breve digressione risaliamo per la cresta est fino in vetta al
M. Toac 2319 dove facciamo una doverosa sosta ammirando il grandioso panorama.
Risaliamo l'ampio impluvio di prato, sullo sfondo il Lagorai
Dalla Cima del Toac, vista sul Gruppo del Catinaccio e la Val di Fassa
Sguardo indietro verso il Lagorai
Torniamo giù alla sella per salire la brevemente anche la
Cima da Ciamp 2265, quindi scendiamo poco di quota fino a
Forcella Peniola 2130 e con una breve risalita raggiungiamo anche il
Sass da Ciamp 2186, sul quale troviamo una
originale scultura in legno che custodisce il libro di vetta, una bella silfide opera dello scultore Andrea Felicetti.
La bella scultura di Andrea Felicetti sulla vetta del Sass da Ciamp, sullo sfondo le Pale
Vista verso i dirupi del Larsec nel Catinaccio
In vetta al Sass da Ciamp, com la Roda di Vael a sx
Lagorai e nuvole
Zoomata su cima Cece
Iniziamo quindi la discesa verso valle, completando l’anello, col
sentiero 521 fino a
Malga Peniola 1470. Di qui, col
521A, con un lungo traversone nel bosco, rientriamo poco sotto Medil e ci ricongiungiamo col sentiero selciato dell'andata, quindi in breve siamo di nuovo alla macchina a Forno.
Ultima immagine sul Sass da Ciamp con la scultura e le Pale prima di scendere
Una vertigine momentanea mi ha costretto ad aggrapparmi al primo appiglio disponibile
Bel giro facile senza difficoltà, un po’ chiuso nei boschi in basso ma poi dai panorami strepitosi in quota. L'orientamento è abbastanza semplice in alto, utile come sempre almeno il gps del cellulare con app cartografica tipo Mytrails. Lo sviluppo è di 18 km, il dislivello circa 1300 metri e quindi è necessario un discreto allenamento.
Il percorso