Autore Topic: [LATEMAR] Bivacco Sieff m 2306 per la Valsorda - 1° giorno  (Letto 18446 volte)

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Offline AGH

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Dal Bivacco Sieff vista sul Latemar e Cima Cece sullo sfondo

La Valsorda in Latemar mi manca, quindi è ora di rimediare. Dopo aver atteso pazientemente lo scioglimento della neve primaverile, programmo una due giorni con pernotto al Bivacco Sieff. Parcheggio poco a monte dell’abitato di Forno, vicino a Predazzo, nella piazzola nei pressi della briglia sul torrente. Purtroppo non sono riuscito ad avere notizie affidabili riguardo la presenza di acqua, materassi e coperte al bivacco: ho dovuto quindi rispolverare il mio vecchio sacco a pelo preistorico in pelliccia di mammuth che mi riempie tutto lo zaino da solo e pesa uno schifo.


La forra del Rio Vasorda
 
Risalgo la forra del Rio Valsorda che rimbomba con fragore verso valle. Il sentiero costeggia la famosa “cava delle bore”: è un canale artificiale selciato, che anticamente serviva per trasportare i tronchi a valle. La sua progettazione era molto accurata: si dovevano calcolare pendenze e curve per evitare che i tronchi si incastrassero lungo la discesa a valle. Il legname era recuperato durante l’inverno: nel canale si faceva affluire dell'acqua in modo che ghiacciasse per ridurre al minimo l’attrito. Era un'attività molto pericolosa: le “bore” (i tronchi), lunghe circa 4 metri e del peso di svariati quintali, in certi tratti con forte pendenza potevano raggiungere anche gli 80-90 km all’ora. Dei “missili” che era impossibile controllare e che talvolta uscivano dal canale provocando gravi incidenti. Molti boscaioli sono morti in questa antica pratica ad alto rischio che un tempo era piuttosto diffusa nelle nostre valli. La cava delle bore in Valsorda è stata usata fino al 1940. In origine il canale era lungo circa 4 km: partiva da quota 1700 fino ai 1100 metri di Forno. Oggi ne rimangono solo dei tratti in disuso, altri tratti sono stati distrutti dalle piene e in parte dalla solita strada forestale che ha cancellato un lungo tratto.


Nella gola del Rio Valsorda, a fianco del sentiero la "cava delle bore"

Il tratto dove sono franati dei macigni
 
Dopo mezz’ora di marcia nella gola trovo con grande disappunto un cartello: “sentiero interrotto”. Già bestemmio all’idea di dover tornare indietro, per provare a salire da Medil (di qui è possibile raggiungere Valsorda con uno stradello non segnato sulle carte). Comunque insisto, a questo punto decido di andare a vedere. Ci sono dei macigni franati che hanno ostruito il sentiero, quindi degli scavi fatti con una ruspa, parcheggiata nel bosco (chissà come ci è arrivata!).


La cava delle bore in alcuni tratti è ancora ben visibile anche in quota

Il muraglione dei Burti

Il canale artificiale che serviva per far scivolare i tronchi verso valle durante l'inverno

Per fortuna riesco a passare ma devo affrontare un guado imprevisto, la passerella di tronchi non c’è: la corrente è impetuosa, ammucchio dei sassi per avere una base d’appoggio utile per poter saltare sull’altra riva. L’operazione riesce senza finire a bagno. Risalgo la valle costeggiando la cava delle bore fino a incrociare una strada forestale che ha cancellato tutto: il bosco di fondovalle è stato tagliato e il paesaggio è abbastanza desolante :( 


La forestale nella parte alta della valle ha cancellato il paesaggio orginale, cava delle bore compresa

Malga Valsorda

Proseguo  ancora per vari km fino alla bella Malga Valsorda, un piccolo baito nei pressi dei ruderi della malga. Qui c’è acqua fresca da un abbeveratoio, faccio rifornimento e mi preparo ad affrontare il muraglione dei Burti, una imponente  barriera rocciosa verticale che fa da corona al fondovalle.


Salendo verso i Burti

Inizio ad alzarmi di quota... sullo sfondo le Torri dei Muss

Vista verso Valsorda, sullo sfondo la Catena di Bocche

Il sentiero si insinua in canalini franosi

La salita si fa molto ripida, anche se non difficile. Il sentiero si arrampica per balze prima boscose e poi rocciose, infilandosi in vallette e ripidi canalini franosi. Un breve tratto attrezzato aiuta a superare un salto di roccia un po’ esposto.


Si attraversano canali ripidi, ma senza grosse difficoltà

Il breve tratto attrezzato, facilissimo

Spettacolare vista verso sud

Fa molto caldo e faccio una fatica boia, complice il peso del saccopelo-cemento e l’acqua di riserva ad appesantire il carico. Gradualmente prendo quota e posso osservare la magnificenza della valle dall’alto, con le Pale e il Lagorai sullo sfondo. Superata l’ultima rampa giungo alla magnifica conca pratosa col bivacco intitolato ad Attilio Sieff a quota 2306, un posto veramente da sogno.


Sono quasi in cima, manca ancora poco al bivacco...

Ecco "la mia casa" per due giorni

Il bivacco è dotato di materassi e coperte, stufa con legna: molto confortevole
 
Decine di marmotte si dileguano di corsa al mio arrivo per i prati lanciando acuti fischi di allarme. Alla sorgente nei pressi del bivacco per fortuna c’è acqua, e il baito è dotato di materassi e coperte in quantità. Tutta fatica buttata per niente, pazienza. Trovo una marmotta nel locale chiuso della legnaia, sembra morta ma appena la tocco soffia. Chissà come diavolo è entrata, le lascio la porta aperta affinché esca da sola quando ne ha voglia :) . Nel frattempo le sue “colleghe” non mostrano alcun timore: dopo pochi minuti è un via vai di marmotte a pochi metri dal bivacco, meglio che al cinema! Una si arrampica addirittura sulla finestra, sembra che voglia entrare.

Marmotta curiosa si arrampica sulla finestra...

Mangio, mi riposo, mi preparo per la notte. Accendo il fuoco e mi faccio un tè. Quindi faccio una ricognizione nei pressi per osservare meglio l’immensa parete del Cimon, che ho intenzione di affrontare il giorno dopo inventandomi una via direttissima da sud. L’attacco in basso sembra ostico perché c’è uno sbalzo roccioso, domani vedrò con calma il da farsi.


La parete del Cimon dal basso

Le ombre della sera si allungano sulle cime, sullo sfondo il Lagorai

Porfido contro calcare: Cima Cece sullo sfondo, Latemar a dx
 
Nella beatitudine di questo paesaggio fantastico attendo che cali la sera, con un tè caldo e un sigaro, ammirando il panorama fantastico delle Pale che si arrossano all’orizzonte. E’ proprio vero che a volta basta pochissimo, quasi niente, per essere contenti. Faccio qualche foto al tramonto, al baito e poi a nanna.
Dislivello m 1250, sviluppo 10 km.


Tramonto sulle Pale

In rosso la salita al bivacco, in viola il programma di domani

Buonanotte!)

2 giorno: Bivacco Sieff - Cimon del Latemar, traversata al M. Feudo 2670
« Ultima modifica: 23/06/2017 16:01 da AGH »
Blog di Montagna
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Offline DDT

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Complimenti, bellissimo giro, come sempre itinerario "ricercato".

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Nella beatitudine di questo paesaggio fantastico attendo che cali la sera, con un tè caldo e un sigaro, ammirando il panorama fantastico delle Pale che si arrossano all’orizzonte. E’ proprio vero che a volta basta pochissimo, quasi niente, per essere contenti.
 Faccio qualche foto al tramonto, al baito e poi a nanna.
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Per chi come noi si emoziona in montagna non è poco...é quasi tutto! ;)