Dalla vetta del Cimon del Latemar vista sul Gruppo del Catinaccio
2° giorno - Ronfo fino alle 7 poi mi alzo e mi preparo. Lascio il saccopelo-cemento al bivacco, inutile portarselo sul groppone fino in vetta al Cimon, tornerò a prenderlo al ritorno. Dal bivacco mi dirigo, seguendo una labile traccia, con un traversone per costoni
verso la spalla erbosa alla base della parete.
Buongiorno! Vista dal Bivacco Sieff appena alzato
Verso forcella Campanili, io svolto a dx verso la base della parete
Verso la conca del Latemar, al centro l'elevazione Zan de Montagna
Zoomata su Cima d'Asta sullo sfondo
Come avevo intuito da lontano,
l’attacco non è semplice: c’è una specie di salto roccioso da superare per accedere alla parete, non troppo alto, saranno circa 50 metri, che però precipita a valle più in basso. Sono roccette di 1° grado ma ghiainose, se si scivola non ti fermi facilmente. Dopo aver perlustrato le varie possibilità lungo la fascia rocciosa,
trovo un canalino erboso a fianco di un grosso crepaccio che mi pare fattibile.
Vista verso lo Schenòn
Il bivacco Sieff visto dall'alto
Con molta attenzione mi arrampico come una capra, a quattro zampe a scanso di guai, e riesco a risalire il canalino e ad uscire sul pendio. A questo punto mi attende una
lunga risalita per l’immensa parete del Cimon. Sfruttando costoloni erbosi dove ho maggior presa, evitando l’infido ghiaino, guadagno quota fino a
intercettare il sentiero basso che traversa la parete sud. L’abbandono subito e riprendo a salire per il ripido costone, evitando i crepacci sul fianco destro, le roccette e i canalini ghiaiosi instabili.
Salendo verso il Cimon si aprono baratri impressionanti
Belle fioriture tra i ghiaioni
Il ghiaione usato in discesa, molto comodo
Il ghiaione di salita verso la cima
Da sotto non si capisce nulla circa la posizione del sentiero in quota che devo intercettare, quindi ogni tanto controllo il GPS del cellulare.
Per caso ma con soddisfazione arrivo esattamente in corrispondenza della diramazione che sale alla cima, che ormai non può più sfuggirmi. Infatti dopo un’ultima rampa per ghiaie sono in vetta, con un panorama semplicemente spaziale.
In vetta al Cimon del Latemar!
Vista sul Gruppo del Catinaccio
La Madonnina con lo sfondo di Gran Verbel e Marmolada
Solite foto di rito, qualche sms per tranquillizzare chi è rimasto a valle, poi dopo una breve pausa inizio a scendere.
Torno giù sul sentiero alto, alla base del quale ho notato un
ghiaione con tracce di scivolate verso valle. Lo raggiungo e mi lascio scivolare anche io nella ghiaia morbida che mi porta giù rapidamente e senza fatica fino al sentiero basso, col quale rientro
verso la forcella dei Campanili. Tratto non difficile ma un po’ esposto che richiede la solita attenzione.
Inizio della discesa, il crinale al centro è quello del M. Feudo
Sguardo indietro lungo il sentiero basso appena percorso
La parete del Cimon, così non sembra ripida eppure...
Salita a dx e discesa a sx
Rieccomi al bivacco Sieff dove recupero il saccopelo-cemento e faccio scorta d'acqua
Sfrutto un altro ghiaioncello per tagliare più rapidamente verso valle e
raggiungere, perdendo oltre 200 m di dislivello, il bivacco Sieff dove recupero il saccoperlo-cemento e faccio scorta d’acqua. Prima di partire, sosta panino e breve siesta. Lascio quindi a malincuore il bivacco, dopo due giorni mi pare quasi di lasciare casa
Le grandi distese rocciose che si attraversano, con evidenti fenomeni di carsismo
Sguardo indietro al Cimon con la traccia di salita
Ora tocca al M. Feudo, una mèta che mi è del tutto ignota e che non è per nulla scontata, perché non ci sono sentieri ufficiali e non so come sia né il
crinale ovest per arrivare in cima, né il
versante sud per scendere.
Il versante nord del M. Feudo, al centro
Sono ormai al rifugio, ecco la celebre "Torre di Pisa"
Ecco la parete del Cimon salita e scesa
Prima però devo raggiungere il rif. Torre di Pisa. Inizio la marcia col
516B, che attraversa una serie di bellissimi altipiani rocciosi e mi porta a congiungermi col
sentiero 516 col quale raggiungo il rifugio, dove ancora fervono i lavori di ristrutturazione. Per fortuna c’è una baracchetta aperta dopo posso ordinare una birra che va già in un fiato. Chiedo lumi per arrivare al Feudo: prima credono che voglia andare giù al passo Feudo, poi capiscono, un po’ perplessi, che
voglio raggiungere il M. Feudo. Mi dicono che c’è una traccia. Mi avvio subito perché comincia a fare tardi.
Dai pressi di Cima Feudo sguardo indietro per la cresta appena percorsa
Da Cima Feudo vista verso nord
La cresta è in buona parte pressoché pianeggiante ma molto tormentata, a tratti esposta, peggio di quel che pensassi:
dei scoloriti segni rossi e verdi però aiutano moltissimo a non perdere tempo a trovare i passaggi nei frequenti cambi di versante tra rocce e roccette dove il crinale è più affilato.
In vetta al M. Feudo, la croce sotto il versante sud, sullo sfondo Predazzo e la Catena del Lagorai
Le mitiche vette del Lagorai, teatro della Grande Guerra: da sx Cadinon, Canzenagol, Busa Alta, Cardinal, Cauriol
Arrivo velocemente in vista della croce, che non sta sulla cima ma 50 metri più in basso sul fianco sud. Abbandono la traccia e per facile dorsale raggiungo finalmente la vetta del
M. Feudo m 2670. Anche questa è fatta! Grandioso il panorama verso la grande conca pietrosa del Latemar e la muraglia delle cime a nord. Non ho molto tempo, ora devo capire come e dove scendere, senza l’aiuto di alcuna traccia, per l’ignoto e ripido versante sud.
I ripidi versanti sud di cima Feudo, sguardo indietro verso la cima, è quasi fatta
Devo fare un’altra “direttissima”, stavolta in discesa dopo la salita al Cimon. Il versante l’avevo osservato in una precedente escursione e mi era sembrata fattibile senza troppi pericoli,
a condizione però di stare rigorosamente sulla verticale sud, perché altrimenti si finisce sui dirupi dei fianchi est ed ovest. Il costone è piuttosto ripido, a balze pratose dove per fortuna le suole fanno buona presa sulle “zoppe” (zolle) d’erba ormai verde. La discesa è lenta e abbastanza faticosa, è come scendere per una eterna scaletta. Sto molto attento a sfruttare la dorsale per la minore pendenza onde evitare guai. Arrivare in fondo è una discreta sofferenza, sono anche a corto d’acqua ma arrivo finalmente sul sentiero sottostante.
Ora mi aspetta una rampa di 100 metri di dislivello ma ormai questo tratto di sentiero lo conosco bene.
Bivacco Sugudoi, molto spartano all'interno
Raggiungo il bivacco Sugadoi (molto spartano all’interno),
aggiro il M. Feduale a nord e inizio la
discesa fino a Malga delle Prese, dove trovo un po’ d’acqua. Qui però succede il fattaccio: l
a traccia segnata sulla Kompass, che mi permetterebbe di rientrare verso Valsorda non c’è! Sono già le 19, vado avanti e indietro cercando inutilmente ma niente, non si trova. Controllo sul GPS, ci sono “sopra” ma non si vede nulla sul terreno.
Nei pressi della Malga le prese, il sentiero segnato in mappa non c'è!
Malga delle Prese, molto bella ma mancano i tavolacci per dormire
L'interno di Malga delle Prese
Ci sarebbe il sentiero che porta verso l’alta Valsorda, e che provo a seguire per un po’, ma non è riportato da nessuna mappa e non so dove vada di preciso. Devo decidere in fretta: imbocco allora una valletta e scendo “a panza” per un bosco che sembra percorribile. Man mano che scendo però capisco che la valletta sta diventando un imbuto: infatti 200 metri sotto ecco i salti di roccia e un canalino strettissimo e verticale alto 5-6 metri. Per fortuna non liscio e con molti appigli: riesco a scendere nella valletta sottostante, dove trovo un inaspettato stradello forestale: salvo! Penso tra me...
Scendo a rotta di collo, inzia a fare buio, sullo sfondo il Lagorai
Ma il maligno era in agguato. Anzi il boscaiolo, che il cielo lo strafulmini: dopo una ripida discesa nel bosco, sbuco su un vasto costone totalmente disboscato. Ergo: erba alta 1 metro con sotto frasche e ramaglie per storte garantite. Sudando come un bue scendo per le sterpaglie fino ad avvistare la stramaledetta
strada forestale che va verso Baita Pracone. Ora sono salvo veramente e posso tirare il fiato.
Avvisto il paese di Medil, sono salvo!
Per lunga strada forestale calo finalmente e lentamente a valle fino alla macchina, dove arrivo che sono le 20,30 passate, anche stavolta l’ho sfangata
Dislivello m 1000, sviluppo 20 km. Conclusioni: due giorni entusiasmanti nei paesaggi lunari del Latemar. Il pernotto in quota è sempre emozionante, in un bivacco così bello e confortevole poi è il massimo che si possa desiderare.
Il percorso: in verde il 1° giorno con salita al biv. Sieff; in rosso il 2° giorno con salita al Cimon e traversata al M. feudo
1 giorno: salita al Biv. Sieff