Autore Topic: [CATINACCIO] dalla Val di Fassa all'Alpe di Siusi  (Letto 11429 volte)

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Offline hoabonti

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24 agosto - dopo un piovoso sabato d'attesa finalmente domenica il tempo è splendido. Partiamo da Bolzano ed arriviamo in Val di Fassa: da Pera prendiamo la navetta per il rifugio Gardeccia (1950slm), 5 euro. E' domenica, è agosto, siamo nelle Dolomiti più conosciute e celebrate, di conseguenza lo stradone che sale ai rifugi Vajolet e Preuss (2243slm) è una specie di processione, ma il paesaggio è talmente incantevole che si supera il fastidio. Nella notte sui monti ha nevicato, l'aria è limpidissima.
Arrivati ai due rifugi abbandoniamo il sentiero principale e saliamo nella gola del Gartl, a sinistra, lungo il ripido sentiero 542a, che ci porterà alla splendida e famosissima conca del Gartl sotto le Torri di Vajolet.
Classificata "per esperti" la salita su roccette è agevolata da una serie di cavetti metallici fino a poco prima del rifugio Re Alberto I, credo utili soprattutto per la grande quantità di gente che frequenta questi luoghi. Camminare sulla roccia bianca è abbagliante e bellissimo, ma questo fa parte del mio "mal di Dolomia".
Dal Re Alberto (2621slm) un facile sentiero porta al piccolo rifugio Santner (2741slm) sotto la parete ovest del Catinaccio. Il rifugio è stato rinnovato da poco e il legno esterno è ancora chiaro, non ancora lavorato dalle intemperie. Ha solo 8 posti letto e avremmo dormito volentieri qui, ma ovviamente chiamando ieri non abbiamo trovato posto, per cui ci faremo solo la sosta pranzo. Nei pressi del rifugio c'è un punto panoramicissimo, a picco sui prati sottostanti, che riesce sempre ad emozionarmi: mi ci sdraio perchè starci in piedi è impressionante per l'attrazione del vuoto.
Scattiamo un po' di foto a Latemar, Corno Nero e Corno Bianco, Bolzano, Sciliar e in lontananza ai gruppi dell'Adamello e dell'Ortles-Cevedale. Poi è ora di scendere, per la stessa via di salita, fino ai rifugi Vajolet e Preuss.
Riprendiamo il comodo sentiero sud-nord, 584, che porta al passo Principe (2600slm) e al rifugio omonimo, dove abbiamo trovato posto per la notte. A quest'ora del pomeriggio la gente scende e il magico paesaggio resta solo nostro, dei pochi che stanno su a dormire.
L'ultima volta che sono passata da qui, nel 2005, il piccolo rifugio era in vendita. Ora l'ha preso una guida alpina, Sergio, che l'ha completamente ricostruito (300 viaggi di elicottero...) e lo gestisce insieme al figlio Daniele. Sergio si siede un po' a tavola con noi, ci racconta, si chiacchiera bene come succede nei piccoli rifugi, chiede se io e Franza siamo sorelle (è il secondo oggi), poi gioca col cane Chaco che ci conquista con la sua intelligenza e la sua devozione. Battezzeremo il nostro trekking "chacotrek" in suo onore.  Intanto teniamo d'occhio l'evolversi del tramonto: è sera da enrosadira e al momento opportuno si esce a far foto. Infine grappa bianca "corretta" con un solo cucchiaino preso da un barattolo in cui stanno in infusione radici di genziana: per me è inavvicinabile, veleno puro da quanto è amara. Gli altri la apprezzano tantissimo.

25 agosto - Edo ci abbandona, restiamo noi due "sorelle" spatuzze (quanti ce lo chiederanno ancora? meglio dire subito di sì?). Siamo dirette al rifugio Bolzano e abbiamo due opzioni per arrivarci: una scende tantissimo, passa dal rifugio Bergamo (uno di quelli antichi, costruito ancora nell'800), tocca quota 1900 e poi risale dal "buco dell'orso" fino al sentiero che va dal Tires verso l'altopiano dello Sciliar; l'altra scende solo fino a circa 2330, fa un pezzo in quota e poi risale su un ripidissimo ghiaione verso il passo del Molignon (2600slm), scende al rifugio Alpe di Tires e da lì prosegue come la prima. Io sarei più per la prima opzione, più varia anche se più lunga e con maggior dislivello, però le previsioni danno probabili temporali nel pomeriggio perciò prudenza vuole che si faccia la più diretta.  E così si parte in discesa sul sentiero 554, ancora nell'ombra della montagna, mentre ovviamente la salita tremendissima la faremo sotto il sole a picco. Niente di difficile ma il ghiaione vuol dire un passo in su e mezzo passo in giù e quando finalmente vediamo il cartello della forcella ci sembra un miraggio.
Dall'alto, dopo un breve percorso in quota, vediamo il tetto rosso del rifugio Alpe di Tires (2440slm) sotto i Denti di Terrarossa, dove arriviamo poco dopo. Piccola pausa pranzo e poi ripartiamo verso ovest, sul sentiero 4, dirette all'altopiano dello Sciliar, il monte delle streghe, il nostro monte.
La terra qui è rossa, i prati sono verdissimi nonostante la stagione avanzata, il paesaggio si fa sempre più irlandese, con mucche e cavalli al pascolo, i campanacci che suonano e lassù il grande rifugio che sembra un castello. Il sentiero è comodo, scende, sale, riscende, risale, molto dolcemente mentre le nuvole ci girano intorno, senza mai scoprire, purtroppo, il fantastico profilo delle Dolomiti.
Arriviamo prestissimo al rifugio Bolzano (2450slm), del CAI, costruito nel 1885, molto grande, abbastanza affollato. Si mangia all'alba delle 18: ci sembra di far merenda... col minestrone. Aspettiamo fino al tramonto che la nuvola si alzi, ma la sua pancia grigia disegna fino all'ultimo una riga netta e ci preclude la vista delle cime.

26 agosto - la mattina è una meraviglia di limpidezza ma ormai conosciamo la solfa: bisogna approfittare delle prime ore perchè poi si rannuvola tutto, così subito dopo la colazione saliamo al monte Pez (2563slm), il punto più alto dello Sciliar, a circa 20 minuti dal rifugio, e restiamo un po' a goderci il panorama a 360 gradi mentre le nuvole arrivano.
E infine si torna giù, verso l'alpe di Siusi, facendo prima il "sentiero dei turisti" 1, poi il 5, poi il 10 fino a Compaccio, passando da malga Saltner a rifocillarci e poi perdendoci in 1000 foto tra i prati verdissimi e ondulati e le baitine da cartolina dell'Alpe.
L'arrivo nella "civiltà" è traumatizzante dopo questa immersione nella bellezza: alberghi, impianti, negozi, folla, non oso pensare cosa sia in inverno se già ora è così... abbiamo voglia di rifuggire subito tra i monti. Da Compaccio invece prendiamo la nuova telecabina, costruita in teoria per poter chiudere al traffico la strada (ma solo dalle 9 alle 17 e con deroghe per i residenti negli hotel), che ci porta fino a Siusi dove Edo ci viene a prendere. E anche il chacotrek è finito.

Le foto sono qui: http://www.milaklee.altervista.org/08agosto-chacotrek%20in%20dolomiti/

« Ultima modifica: 21/10/2008 15:11 da Claudia »

Offline Claudia

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Re: [CATINACCIO-SCILIAR] dalla Val di Fassa all'Alpe di Siusi
« Risposta #1 il: 03/09/2008 21:07 »
Spettacolo! Non deludi mai coi tuoi giri...  ;)

Brogy

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Re: [CATINACCIO-SCILIAR] dalla Val di Fassa all'Alpe di Siusi
« Risposta #2 il: 03/09/2008 21:40 »
La foto intitolata Frequency è favolosa!
qualke settimana fa ho consigliato i miei di fare un giro al Rifugio Bolzano (solo quello),
sono tornati morti!(Non hanno preso dal figlio  :D).
Io non ho ancora battuto quei sentieri,ma a giudicare dalle tue foto e quelle dei miei,prima o poi c passerò di sicuro.

Offline PassoVeloce

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Re: [CATINACCIO-SCILIAR] dalla Val di Fassa all'Alpe di Siusi
« Risposta #3 il: 04/09/2008 08:26 »
Complimenti!giro a dir poco stupendo e le foto da rimanere senza fiato! ;)
Chissà che non prenda qualche spunto....la zona mi attira parecchio! :D
Certo che quel rifugio Bolzano sembra un castello!! :o

P.S. complimenti anche per le altre foto...non è che potresti mandarmi l'indirizzo dell'albergo a Ortisei che ho visto qua?grazie
http://www.milaklee.altervista.org/07luglio-ortisei/index3.html
« Ultima modifica: 05/09/2008 09:42 da PassoVeloce »

Offline iw6bff

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Re: [CATINACCIO-SCILIAR] dalla Val di Fassa all'Alpe di Siusi
« Risposta #4 il: 04/09/2008 08:56 »
Sono senza parole..................
Ettore

Offline Guido

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Re: [CATINACCIO-SCILIAR] dalla Val di Fassa all'Alpe di Siusi
« Risposta #5 il: 09/09/2008 11:44 »
Sempre trekking lunghi, eh?! sono verde d'invidia!  :)
"...sarà da chiedersi se esistano ancora escursionisti capaci di divertirsi sulle medie difficoltà, per trovare sè stessi anche in una giornata senza ambizioni, trascorsa serenamente all'insegna della natura più delicata." Giampaolo Sani