Il meraviglioso alpeggio di Vardàbe, con la Catena del Lagorai sullo sfondo
Decido di fare una ricognizione per
esplorare il territorio a sud del M. Feudo nel
Gruppo del Latemar. L’intento è di capire se si può salire fino in cima per il ripido versante sud. Relazioni in rete non ne trovo - e non è un buon segno- tutti ci vanno dalla dorsale ovest partendo dal rif. Torre di Pisa.
Partenza dai pressi di Predazzo
Vado quindi a vedere di persona. Tra l’altro è una delle ormai rare zone che conosco poco, adiacente alla skiarea Latemar, posti da cui solitamente mi tengo alla larga. Tuttavia c’è
l’antico alpeggio di Vardàbe che mi attira molto, visto molte volte dalle cime intorno.
Arrivo all'Alpeggio di Vardàbe
Parto dai pressi degli impianti Latemar di Predazzo, quindi prendo il bel sentiero, non ufficiale, che risale la boscosa dorsale sud. Il sentiero è piacevole, ripido ma abbastanza vario con spettacolari squarci sulle cime del Lagorai. L’arrivo all’
Alpeggio di Vardàbe mi lascia senza fiato: una grande radura punteggiata di baite, semplicemente meraviglioso!
Gli antichi fienili di fine 1700!
Serratura...
Le travi di larici consumate dal tempo...
Un luogo meraviglioso
Gironzolo tra i fienili dall’aspetto più antico: sulle travi trovo incise
date intorno al 1770! Sono quasi tutti aperti: entro a curiosare, ci sono ancora le vecchie stalle, le mangiatoie per gli animali. Questo micro villaggio a 1500 metri di quota con lo sfondo le cime del Lagorai è
uno dei paesaggi più spettacolari che abbia mai visto.
Il pascolo di Vardàbe inizia a verdeggiare, sullo sfondo a sontuosa vista delle cime del Lagorai
Riprendo a malincuore la marcia abbandonando questo posto idilliaco per seguire la strada forestale che si fa ripida e sale di quota.
A 1650 devio dal sentiero per andare a vedere il Bait de le Prese: altro spettacolo! E’ una piccola baita che sorge ai margini di una bellissima radura: dentro è rustico ma confortevole, dotato di tavoli e stufa (legna all’esterno), peccato che manchino dei tavolacci per dormire. Un posto favoloso per bivaccare.
Bait de le Prese, un posto bellissimo per bivaccare
Vista su Cima Cece
Eccomi nel valloncello sotto la dorsale Est del M. Feudo
Spettacolare vista sul Latemar: nel cerchio rosso il Biv. Rigatti
Mi incuriosisce una indicazione per il “bivacco Latemar”, suppongo sia il Sieff, sarebbe molto interessante un sentiero che traversa in costa perché non figura su nessuna carta, se non una traccia che però scende parecchio verso
Baita Praconè.
La magnifica valletta nei pressi del M. Feudale
Proseguo il mio cammino andando a riprendere il
Sentiero 50 che con un largo giro si alza ancora di quota, con
magnifica vista sul Latemar, per infilarsi in un magnifico valloncello poco sotto la dorsale est del Feudo. Raggiunto un specie di passo, si apre un piccolo altopiano dove sorge, quasi nascosto in una valletta, il minuscolo
Baito dei Sügaodi 2196: altro posto favoloso per bivaccare!
Bait dei Sugadoi
Il piccolo altopiano sotto il M. Feudo
Vista verso Passo S. Pellegrino col "Caregòn" sullo sfondo: il M. Pelmo
Durante la salita ho osservato bene la
dorsale est del M. Feudo, che sembra decisamente poco praticabile per i notevoli salti di roccia. La via migliore per salire alla cima, benché assai ripida e senza tracce, sembra quella a sud.
Avevo una mezza idea di fare il crinale ma è meglio di no
Dai pressi del Bivacco dei Sugadoi, vista sul Lagorai
Le Pale di S. Martino
Vedo distintamente la croce 400 metri di sopra di me. Sarei quasi tentato di provare, la gamba è ancora discreta ma l’ora è ormai tarda, inoltre non ho idea di come sia l’attraversamento per cresta NO fino al rif. Torre di Pisa per scendere dall'altro versante: potrebbe essere ostica e con neve, quindi lascio perdere l’idea. Fotografo e memorizzo tutto per la prossima occasione. Fin qui mi sono sciroppato 1200 metri di dislivello, quindi è ora di fare una sosta, ammirando l
e mie amate cime del Lagorai: uno spettacolo meraviglioso. Rivedo il
Sas de Mezdi e il Col de Poza fatti nella escursione precedente. Verso a est vedo il
Pelmo che troneggia sullo sfondo del
Passo S. Pellegrino.
Altro magnifico baito al Pian dela Paura
Inizio quindi il rientro a valle,
seguo il sentiero 50 per un po’ poi prendo la diramazione che scende al Baito del Pian della Paura m 2068, altro bellissimo bivacco (col letto in fieno però!). Nei pressi del bivacco delle
strane piramidi alte 4 metri che sembrano scavate da talpe giganti: in realtà sono strutture per parare la valanghe. Il Pian della Paura, in realtà un posto bellissimo, prende il nome probabilmente dalle frequenti valanghe che si scaricano dal vallone soprastante.
Le "talpe giganti"
Vista su Predazzo col Lagorai
Altro posto da sogno
Il sentiero diventa forestale ripida che scende rapidamente fino ad un altro magnifico paesaggio: un grande pascolo pianeggiante con due baite isolate. Taglio nel bosco per un traccia che poi si perde e mi infogno presso quell’orrore di Alpine Coaster, una specie di ottovolante su rotaia poco sopra Gardoné. Di qui sbaglio strada forestale che però mi porta sopra il bellissimo
Bait dei Campigoi m 1608, un altro posto da sogno.
Bait dei Campigoi
Il bivio per tornare a Vardàbe
Un branco di caprioli fugge veloce nel bosco al mio arrivo. Taglio giù per il pascolo e prendo la forestale sottostante fino al
bivio di Vardàbe, dove ritorno più che volentieri per rivedere questo posto spettacolare alla luce del tramonto. Resto ancora a bocca aperta, che luogo meraviglioso. Il Lagorai risplende con le sue cime innevate all’orizzonte.
Rieccomi a Vardàbe
Ultimo sguardo al Lagorai prima di rientrare a valle
Riprendo mestamente la via del ritorno con un
altro sentiero non numerato che, dopo un bel traversone, cala ripidamente a valle. Mi sono riempito gli occhi di spettacoli meravigliosi che mi daranno la “carica” per tutta la settimana almeno. Incredibile come a pochi km dal casino dello sci, sopravvivano luoghi di così spettacolare bellezza.
Le mitiche cime della Grande Guerra, da sx dopo la forcella Coldosè: Cadinon, Canzenagol, Busa Alta o Kaiser Spitze, Busa Alta italiana, Cardinal, Cauriol
Conclusioni: giro senza alcuna difficoltà ma piuttosto lungo e dall’orientamento articolato, a tratti fuori dai sentieri ufficiali e con segnaletica a volte scarsa. Sviluppo 18 km, dislivello 1250 metri. Consigliatissimo!
Il percorso ad anello