Catinaccio e Torri del Vajolet
Stavolta una “full Immersion” in ambiente dolomitico. Di domenica e a metà luglio potrebbe sembrare un azzardo, per un orso come me, ma scelgo
Cima Scalieret 2887 che, pur essendo tra le cime più alte del
Gruppo del Catinaccio, è piuttosto decentrata e poco frequentata.
Partenza da Muncion
Parto volutamente tardi perché nei miei piani, se ho ancora forze, da Cima Scalieret vorrei provare a salire anche il
Catinaccio d’Antermoia 3004, dove non metto piede da ben 35 anni! Sono tentato di prendere il
bus navetta che parte da Pera di Fassa ma quando arrivo nel piazzale resto orripilato dalla
bolgia di turisti che aspettano dietro una transenna. Non è roba per me, salgo allora con l’auto fino a
Muncion 1450 dove riesco a trovare un parcheggio. Me la farò tutta a piedi e fanculo alle navette.
La strada che sale a Gardeccia
Percorro i
4 km esatti su strada asfaltata per raggiungere l’inizio del sentiero (non segnato da alcun cartello) che permette di raggiungere il
Sentiero delle Scalette n 583. Poco prima del bivio c’è una
fontana di acqua fresca: averlo saputo, avrei evitato di portarmi l’acqua sul groppone.
Incredibili guglie emergono all'orizzonte
Il Catinaccio
Lungo il sentiero che sale al Passo Scalette
Arrivo all’inizio della salita al Passo delle Scalette:
il vecchio sentiero è stato eroso da franamenti, ora ce n’è uno nuovo che risale poco a monte con un
tratto attrezzato su roccia. Sembra facile quindi non metto l’imbrago. Nel vallone trovo inaspettatamente ancora acqua, un piccolo rio scorre gorgogliante formando una suggestiva cascatella e mi rinfresco un po’. Dopo il primo tratto ripido che richiede attenzione,
il sentiero si inerpica lungo il rio, e poi per un
muraglione di roccette non difficile. Il paesaggio si fa grandioso, il vallone si insinua tra spettacolari guglie.
Verso il Passo delle Scalette, con le guglie del Piz da Sciarpel e la Torre Rizzi
Passo delle Scalette
Uno dei tratti attrezzati che sale verso il Passo delle Scalette
Raggiungo il Passo Scalette 2348 senza difficoltà quindi faccio una mini sosta per rifiatare presso il bel
Lago Secco che, a dispetto del nome, ha ancora acqua seppur piuttosto torbida.
Non c’è alcuna indicazione per Cima Scalieret ma la direzione è chiara, svolto a sinistra per il vallone che si inoltra verso ovest.
Il vallone del Larsec
Gran Cront, Pala del Mesdi
Superato un piccolo sbalzo roccioso resto a bocca aperta: una
fantastica e inaspettata spianata erbosa mi si apre dinanzi in tutta la sua magnificenza. Veramente uno spettacolo: in lontananza Cima Scalieret, mentre il gigantesco roccione del
Cogol de Larsec 2735 domina la piana. Qualche ometto qua e là indica la direzione, peraltro obbligata lungo il fondo del vallone. Supero alcuni strappi che mi portano ad altre conche spettacolari, questa volta rocciose: sembra di essere sulla luna, all’orizzonte tra le guglie spunta in lontananza la Regina delle Dolomiti:
la Marmolada m 3343!
Da Larsec verso la Marmolada, al centro la verdeggiante Val Jumela
La spettacolare spianata erbosa sopra al Lago Secco, sulla destra Cima Scalieret
Vista verso le Pale Rabbiose, da sotto il Passo dele Pope
Un altro strappo e sono al Passo dele Pope m 2720, dove faccio una piccola sosta, il
panorama sul Catinaccio è semplicemente da urlo, si resta incantati da tanta bellezza. Affronto quindi l’ultima rampa di 150 metri di dislivello per traccia che sale a zig zag lungo il fianco ovest, quindi sono facilmente in vetta a
Cima Scalieret m 2887, senza alcuna difficoltà. Non c’è nessuno. Mi guardo attorno e resto imbambolato per lo spettacolo da levare letteralmente il fiato, non si sa più da che parte guardare, c’è talmente “tanta roba”…
Catinaccio, la conca col rifugio Vajolet e le omonime torri
Veduta sulla Marmolada
Panorama 360° da Cima Scalieret
Fin qui sono 1500 m di dislivello, la gamba è ancora buona, decido quindi di proseguire per il
Catinaccio d'Antermoia che svetta imponente verso nord. Ho intenzione di salire dalla ferrata est e scendere da quella ovest. Abbandono dunque cima Scalieret davvero a malincuore e
percorro il crinale nord per esile traccia a tratti un po’ esposta. Nulla di che, ma è meglio non inciampare.
Da Cima Scalieret verso il Catinaccio d'Antermoia
Vista sul Rif. Passo Principe
Sguardo indietro verso Cima Scaliert appena discesa
Vista da Passo Scalieret verso Cima del Vajolet
Passo di Antermoia
Raggiungo Passo Scalieret 2789: il Catinaccio d’Antermoia da qui fa abbastanza paura con le sue pareti verticali, da dove diavolo sale la ferrata? Con un breve e facile traversone arrivo
Passo Antermoia 2770 dove c’è un po’ di gente.
Di qui devo perdere un po’ di dislivello calando per il sentiero verso il lago di Antermoia, ma trovo una traccia (non segnata) che mi permette di tagliare il ghiaione e raccordarmi con l
’inizio della ferrata. Metto l’imbrago e parto: c’è ancora gente che scende, piccoli gruppetti a cui devo cedere il passo.
Salendo al Catinaccio per la ferrata est, vista su Passo di Antermoia e Cima di Lausa
Croda dei Cirmei
Valle di Antemoja col lago omonimo
Lentamente risalgo per la via ferrata, non difficile ma che richiede comunque attenzione, specie nei tratti senza cordino. Il percorso si snoda tortuoso tra cenge e valloncelli, con brevi strappi verticali che si superano con qualche scaletta.
Anche qui a tratti non c’è cordino e bisogna fare attenzione: ogni passo va misurato con precisione perché il fondo è di ghiaino infido.
In compenso la roccia è solida e zeppa di appigli, quindi salgo senza problemi fino a sbucare finalmente sulla cresta di vetta ancora inondata di sole, un momento entusiasmante.
Ora c’è un tratto affilato di cresta per raggiungere la croce, anche qui mi impongo massima attenzione.
Eccomi in vetta!
Vista sulla valle del Vajolet
Alle ore 17.30 sono sul Catinaccio d’Antermoia a quota 3004: è una grande soddisfazione, gli anni passano inesorabili ma è fantastico essere ancora nel pieno delle forze e rimettere piede su questa spettacolare vetta dopo 35 anni. E non sono neppure troppo stanco! C’è un tizio solitario sulla cima, un veneto, scambiamo qualche chiacchiera.
Il panorama è a dir poco commovente. Si resta quasi ammutoliti, sgomenti davanti a tanta sfolgorante bellezza. Sembra di essere al centro del creato, circondati da guglie slanciate a perdita d’occhio. Sono letteralmente “dentro” le Dolomiti: sembra quasi di toccare la parete pazzesca del Catinaccio protesa verso il cielo. Ai miei piedi, il vallone del Vajolet da una parte e dell’Antermoia dall’altra: vedo un gruppetto di persone verso il Lago Antermoia, sembrano formichine nell’immensità del paesaggio. All’orizzonte a 360 gradi i maggiori gruppi Dolomitici:
Marmolada,
Antelao,
Civetta,
Pelmo,
Pale di S. Martino,
Latemar,
Sella,
Sassolungo… vedo anche il mio amato
Lagorai!
Panorama 360 dalla cima del Catinaccio d'Antermoia
A distanza di tanti anni non ricordo praticamente nulla della discesa per il versante ovest, a parte un vago cengione. Sono un filo preoccupato perché con 1900 metri di dislivello nelle gambe non si è tanto “freschi” e la stanchezza può giocare brutti scherzi. Cerco di recuperare un po’ di forze, faccio foto ma soprattutto guardo senza sosta le montagne tutt’intorno, cercando di identificarle. Che posto meraviglioso:
il Trentino è davvero uno dei luoghi più belli del mondo e io ho la fortuna di abitarci!
Ultimo sguardo alla cima prima di scendere dal versante ovest
Cima Scalieret a sx e Catinaccio sulla destra
Alle 18.15 inizio la discesa, saluto il veneto e percorro l’affilata cresta verso nord, piuttosto esposta, senza protezioni e abbastanza insidiosa. Quindi calo verso valle per
il versante ovest con tratti attrezzati di cavo. Alcuni tratti sono sprotetti ma si tratta per lo più di facili cenge. Paradossalmente il tratto più impegnativo è quello poco sopra il rifugio dove ha inizio la ferrata: hanno tolto i cavi forse per scoraggiare i novizi e c’è un salto sulle rocce ricoperte da ghiaino non banalissimo.
Dalla vetta verso il vallone dell'Amtermoia, sullo sfondo il Sassolungo
La cresta vertiginosa sulla cima del Catinaccio d'Antermoia con vista sulla Croda dei Cirmei
Scendendo per la ferrata versante ovest, un tratto senza protezione per piccola cengia
Sono finalmente a Passo Principe 2599: c’è un vento gelido che batte la forcella, pare di essere a novembre! Al rifugio non c’è anima viva, sono tutti rintanati all’interno.
Sguardo indietro, sono quasi in fondo...
Rifugio Passo Principe
Ora scendo a valle
Rif. Preuss col Catinaccio illuminato dalle ultime luci
Ora mi attende una eterna discesa toccando i rifugi
Vajolet,
Preuss,
Stella Alpina,
Gardeccia. Una moltitudine di
camosci pascola pigramente sui versanti ormai in ombra, incuranti del mio passaggio, mentre il sole illumina le cime più alte. La Marmolada svetta all’orizzonte incendiandosi alla luce del tramonto.
Quindi la marcia sull’asfalto fino a Muncion. Gli ultimi due km mi sono graziati: un pullmino si ferma per offrirmi un passaggio, sono i figli del gestore del rif. Stella Alpina, davvero gentilissimi.
Tramonto sulla Marmolada e Cima dell'Uomo scendendo verso Muncion
Conclusioni:
un giro assolutamente spettacolare nel cuore delle Dolomiti, montagne meravigliose che ci invidiano nel mondo. Tutto è filato liscio come nei piani, e non era così scontato. Questi sono posti da vedere almeno una volta nella vita. Sviluppo 24 km, dislivello 1900.
Il percorso